Viaggio nella rappresentanza femminile di genere. Un libro che aiuta a capire i meccanismi della esclusione ancora vigente per intraprendere nuovi percorsi prammatici e normativi.
Nonostante il titolo che potrebbe sembrare allusivo ad una preclusione fisica di genere, il libro di Francesca la Forgia parla di diritti, di quei diritti a causa dei quali le donne sono poco presenti nelle istituzioni italiane. Ma una chiave di volta potrebbe rivelarsi la frase che l’autrice cita nella prefazione: ”Le donne hanno una mentalità orizzontale: guardano intorno a sé e poi si rimboccano le maniche” le parole di Teresa Mattei della Costituente.
Francesca parte dalla sua esperienza di vita che prima di vederla libera professionista l’aveva portata studente diciannovenne come volontaria attraverso almeno due guerre.
Avvocata pugliese e attiva socialmente sin dal movimento pacifista contro la prima guerra de Golfo, si occupa infatti, già dalla guerra di Bosnia, dove ha partecipato insieme al movimento pacifista, di diritti delle donne. Dopo essere stata sul luogo nel 1993 per una missione di interposizione non violenta, è tornata a casa per collaborare all’accoglienza delle donne bosniache per un’ iniziativa internazionale pacifica di conciliazione delle parti in conflitto. E’ stato proprio il contatto con queste donne bosniache, sulle quali era stata anche operata un’azione continua di stupro come arma di guerra, che ha spostato l’attenzione di Francesca sui diritti di genere come lente di lettura della società, della politica, delle politiche.
Passare dai problemi di violenza delle donne bosniache a quello delle italiane è stato diverso?
In realtà si riconduce ad un problema simile. Infatti è una continua lotta per la sopraffazione dell’uomo, imperniato sul nesso sessopotereviolenza.
Ci parli del tuo libro? Si occupa della storia delle leggi dei diritti delle donne?
In verità il libro parte dalla causa di Molfetta di una giunta tutta di composizione maschile (violando l’art.51 Cost.), la cui vittoria approvata dai giudici dei diversi gradi di giudizio l’ha fatta diventare un caso di giurisprudenza nazionale ed ha coinvolto una serie di istituzioni oltre che la consigliera di parità stessa.
Ma dopo la vittoria, a Molfetta, tua città d’origine, ci sono donne in giunta o ve ne è una sola perchè la legge lo prevedeva?
Dopo la vittoria del 2008 ne fu inserita una sola, poi abbiamo fatto grandi passi in avanti e a giurisprudenza è nettamente orientata all’equilibrio di genere. Attualmente Molfetta ha una Sindaca e una giunta a maggioranza femminile.
Concludo poi parlando di ciò che sta succedendo alla legge elettorale in Parlamento, di un Italicum che non agevola le donne perchè non è stato approvato alcun meccanismo di riequilibrio di genere, fra cui la doppia preferenza , nonostante la giurisprudenza la riconosca precettiva e nonostante la sentenza n.4 2010 della corte sulla legge elettorale campana.
Questa è la giurisrudenza relativa al caso, ma credi che sarà mai possibile una rappresentanza con la parità di genere ?
Direi che è necessario applicare la Costituzione con delle buone leggi dappertutto, ma non è sufficiente. Occorre riformare profondamente ogni forma della politica e le relazioni fra i generi.
Quali sono le regioni coinvolte?
Si sta parlando di legge deficitaria in molte regioni, tra cui la Toscana, la Liguria, la Calabria, la Basilicata, l’Abruzzo e naturalmente la Puglia.
Cosa si può fare? Oltre ad aggiungere il fatto che alcuni dicono che non ci sono donne che possano fare politica in Italia.
Chi si occupa di P.A deve essere una persona che ha competenze già presenti ma che possono essere anche acquisite. Costituzionalmente tutti e tutte hanno il diritto di essere eletti/e. Ciò che non capisco è perché si eleggano tanti uomini con scarsa competenza e che nemmeno si alfabetizzano dopo il ruolo istituzionale a cui sono stati chiamati, mentre le donne devono faticare tantissimo per avere un ruolo istituzionale, e spesso non ci riescono neppure avendo le più alte competenze. Le lobby maschili puntano all’autoconservazione del potere e si spalleggiano le une con le altre e ogni riforma che applichi l’art. 51 Cost. diventa difficile. La legge elettorale europea ha dovuto contemperare una disciplina transitoria per il 2015 prima della preferenza alternata di genere e non da ultimo, manca un degno meccanismo di riequilibrio di genere per la legge elettorale nazionale e rischiamo di ritrovarci un Senato con pochissime donne. Un’altra triste caratteristica della politica odierna è l’ancillarità rispetto al potere maschile.
Ci vuole una nuova Tatcher quindi, anche in Italia?
Non credo ad una donna di ferro, ma credo ad una politica partecipata e collaborativa che coinvolga donne e uomini che sappiano mettere in discussione l‘identità maschile così come storicamente costruita.