”Io sto con la sposa” mette in scena un matrimonio e il suo corteo di invitati che sotto questo costume viaggiano da Milano alla Svezia per chiedere asilo politico.
La sposa anche se è al centro del film, è solo un escamotage filmico ideato del Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman al Nassi.
Le tematiche che avvolgono quest’ opera prima sono numerose e importanti: la libertà di movimento, la necessità di aggregazione con simili, la voglia di appartenere ad uno stato che abbia cura di te, la scoperta inutilità di istituzioni che dichiarano di essere accoglienti ma alla fine respingono.
E poi e soprattutto è una dichiarazione di disobbedienza civile di coloro che rischiando in proprio infilano dei panni che non sono i propri per beffare il destino e garantire un futuro a chi amano.
Io sto con la sposa mette in scena un matrimonio e il suo corteo di invitati che sotto questo costume viaggiano da Milano alla Svezia per chiedere asilo politico.
Ad aiutarli un regista, un giornalista e un poeta sirano-palestinese convinti che nella vita prima o poi bisogna scegliere la parte da che parte stare e si schierano allora dalla parte della realizzazione del sogno dei loro fuggiaschi.
Schierati da quella del sogno, disattendono le leggi del Vecchio Continente e arrivano all’ agognata meta.
Durante il lungo trasferimento che attraversa 6 paesi (Italia, Francia, Lussemburgo, Germania, Danimarca e Svezia), prima a piedi e poi su auto targate Italia, vengono rivissute e raccontate le storie dei 5 fuggitivi illegamente approdati in Europa attraverso Lampedusa: un padre ed un figlio, una coppia di anziani siriani ed un giovane studente. Senza passaporto sperano di trovare in Svezia uno stato che li accolga.
Gli altri 5 sono italiani o in procinto di esserlo come uno di loro (un palestinese) che vive in Italia 5 anni e che viene informato di aver ricevuto la cittadinanza italiana durante il viaggio.
Commoventi le sue parole: finalmente sa di appartenere ad uno stato che si prenderà cura di lui. Fino ad allora . non appartenendo ad uno stato riconosciuto internazionalmente, era un apolide, come i gitani (sue parole)
Nel viaggio verso la Svezia, terra promessa e unica ‘eccezione ”europea” che dal settembre 2013 concede il diritto di residenza a tutti i siriani che domandano asilo, i protagonisti si raccontano, rivelandoci chi è veramente un rifugiato e ricordandoci correttamente che nessuno sceglie di esserlo.
Le autorità vengono facilmente eluse dagli autori della beffa che stanno con la sposa e la scortano per tremila chilometri fino ad arrivare alla meta.
Un film che ci fa riflettere su noi stessi, sull’Europa, sul suo essere una fortezza poco accogliente, sulle guerre che distruggono e famiglie, le vite, sul mondo che gira, ma spesso lascia qualcuno fuori, tracciando una linea netta tra chi ha e chi non ha.