Fare impresa in Italia non è impossibile, ma difficile e lungo perchè in Italia esiste una cultura poco abituata a premiare il bravo.
Lo racconta la l’imprenditrice salernitana Elena Salzano, classe ’72, sposata con due figli piccoli.
Dopo essersi laureata in Scienze della Comunicazione (Università degli Studi di Salerno) ha continuato a specializzarsi in varie discipline tra cui Organizzazione di eventi (Università La Sapienza di Roma), Comunicazione Pubblica (Università degli Studi di Salerno), Visual Merchandising (Sda Bocconi), Master in Web Design&Strategy (IED Roma).
Cosa fai ora? Sei imprenditrice? In quale settore?
Event manager, dirigo l’azienda inCoerenze dal 1999, specializzata in comunicazione integrata e merchandising. Sono vice Presidente della Confartigianato Campania e del provinciale di Salerno, di cui presiedo il Movimento Donne Impresa e sono anche membro del Comitato per l’imprenditorialità femminile della Camera di Commercio di Salerno.
Insegno “Event Management”d ell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, dove ho insegnato anche le discipline di “Organizzazione degli eventi”, “Semiotica per il merchandising” e “Gestione della Campagna Elettorale”.
Oltre che della FERPI, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, sono socia della Fondazione Bellisario e dell’Assoprom, Associazione Italiana Produttori e Distributori Articoli Pubblicitari e promozionali.
Che strada hai percorso per arrivarci? E’ stato difficile in quanto donna o perché al sud?
Nel ‘97, laureatami, mi sono trovata di fronte ad una triplice scelta, spostarmi al Nord per fare il mestiere per il quale avevo studiato; “impiegarmi” al Sud per occuparmi di tutt’altro. Terza alternativa, fare impresa. Una sfida piuttosto avvincente, quella di fare il mestiere che amo nella terra che adoro.
Aggiungerei altri due elementi: AL SUD e nel SETTORE DELLA COMUNICAZIONE, settore innovativo da sempre marcato solo con prefisso “02”.
Nel ’99 parto, infatti, con il progetto di inCoerenze , agenzia specializzata in comunicazione e organizzazione di eventi.
L’essere donna ha per me avuto sempre un forte impatto con una accezione estremamente positiva e non nella direzione della differenza di genere, ma per la straordinaria opportunità di valorizzazione la specificità di genere. Infatti, nel 2005 decido di partecipare a un corso per Mediatrice di pari opportunità della Misura 3.14 della Regione Campania che mi consente di entrare in contatto con i principali enti che si occupano di “politiche di genere”: dalla Consigliera di parità alla Commissione delle pari Opportunità, al CIF per i quali abbiamo organizzato, e continuiamo a farlo, significative Campagne di Sensibilizzazione ed Eventi. Nello stesso anno partecipo al Progetto Minerva (sempre misura 3.14) con il quale ottengo un Voucher di studio che mi consente di ampliare la mia fetta di mercato, frequentando dei corsi Executive di Alta specializzazione alla Sda Bocconi con un percorso sul Visual Merchandising.
Quest’anno festeggiamo i 15 anni di attività e fino al 2009 eravamo un’azienda di sole DONNE. Oggi abbiamo integrato lo staff e ci avviamo anche noi verso l’applicazione del principio delle “pari opportunità” con le quote azzurre.
Una grande soddisfazione è rappresentata dal fatto che oggi sono le aziende del Nord ad affidarsi a noi per la comunicazione, capovolgendo la logica iniziale che vedeva il Sud perdente in partenza.
Abbiamo deciso di scommettere sulle nostre COMPETENZE QUALIFICATE per offrire un servizio INNOVATIVO, qualitativamente elevato e allineato con il mercato.
Cosa vuol dire per te imprendere?
Imprendere è un concetto che non riguarda solo il dare inizio ad una attività, ma diventa a mio avviso un vero e proprio approccio alle cose.
Imprendere significa “generare”, e quindi dare vitalità ad una idea che poi cresce e diventa un qualcosa di sostenibile e ulteriormente sviluppabile.
Ogni giorno in azienda prendono vita progetti che hanno diverse potenzialità di diventare impresa. Non tutto e non sempre sono percorribili le idee che possono diventare impresa, ma il fatto di adottare un metodo ed una costanza mi consentono di affrontare le cose con raziocinio da un lato ma con estremo entusiasmo e passione dall’altro dovuti a tutto ciò che è stimolante novità.
Partecipi a premi e concorsi? Li trovi macchinosi e burocratici?
Non partecipo a premi e concorsi di sovente. Qualche volta capita, come nel caso di Europioneers su sollecitazione di amici. Non li trovo eccessivamente macchinosi, anzi, spesso addirittura carenti di approfondimenti che consentono di disegnare il giusto scenario di valutazione.
Partecipiamo, invece, a molti bandi pubblici nei quali sono i nostri progetti a concorrere, ma in quel caso si tratta di elaborare un qualcosa tarato sui territori o su argomenti specifici e non sull’azienda. In questo caso, siamo di fronte a capitolati e disciplinari che somigliano più a regolamenti per i lavori pubblici per la costruzione di palazzi/strade che non documenti che possano indirizzare sul design creativo.
L’Italia è indietro, pensi che l’Europa potrebbe essere d’aiuto?
Bella domanda. L’Europa potrebbe colmare dei gap che sono principalmente informativi e conoscitivi, potrebbe aiutare nell’individuare le buone pratiche e renderle fruibili a tutti, potrebbe definire dei parametri sulla base dei quali comprendere dove si è; potrebbe intervenire, infrastrutturalmente e senza intermediari, a colmare situazioni in cui è il digital divide che non consente lo sviluppo.
Non penso, però che l’Italia sia indietro su tutto e che a prescindere quindi l’Europa sia avanti. Anzi, l’ultima vicenda di Europioneers ne è proprio una piena testimonianza di quanto l’Europa stia improvvisando.
Penso sicuramente che in Italia abbiamo una cultura poco abituata a premiare il bravo, e di conseguenza a farlo emergere per fare da esempio, e maggiormente tendente ad appiattire le proposte verso la mediocrità, per evitare che possa esserci una eccessiva disparità fra chi fa e fa meglio e chi tenta di fare e non intende in nessun modo confrontarsi con l’altro. Si tratta di un gap culturale in cui abbiamo tanto da imparare da alcune realtà europee.
Le tue idee se sviluppate all’estero credi farebbero più strada e più velocemente?
Un’ idea sviluppata in Italia riesce a vedere la luce e a diventare business con un mercato in crescita in 5/7 anni quando è veramente straordinaria e soprattutto quando non è connessa a fondi pubblici. La tempistica diventa poi ingestibile se parliamo di finanziamenti pubblici laddove la burocrazia e l’istruttoria dei progetti ha addirittura anni e anni di gestazione e spesso le competenze nel monitoraggio risultano essere obsolete e tradizionali per settori dove è la conoscenza delle dinamiche dell’innovazione e degli strumenti ad essa connessa che dovrebbero supportare la valutazione dell’idea stessa.
All’Estero la selezione verso lo sviluppo dell’impresa avviene sulla bontà dell’idea, su quanto il prodotto/servizio corrisponde ad un bisogno reale o sociale, avviene quindi sulla soddisfazione del cliente e non sulla sopravvivenza del mio lavoro ai tempi di pagamento della pubblica amministrazione o della burocrazia, come purtroppo sta avvenendo in Italia.
Rispondo alla domanda: certo che le mie idee se sviluppate all’estero farebbero più strada, considerando per lo meno la velocità con cui riuscirebbero ad essere recepite dal mercato e quindi a generare un feedback, positivo o negativo, in tempi decisamente più rapidi e in grado di orientare e far focalizzare il business nella migliore direzione per il successo.
Una cosa è sapere in Italia di fallire con un investimento di tempo pari a 10 anni della propria vita e una cosa è all’estero ricevere un riscontro che mi consente in due anni di fare un bilancio per ripartire o migliorare il mio lavoro.
Sono ancora una sognatrice, però, e sono ancora incoscientemente convinta che in Italia le cose possano funzionare diversamente o che per lo meno vi sia chi è in grado di riconoscere quelle realtà che hanno un approccio verso la soluzione dei problemi con fare creativo e costruttivo.
Questo è sicuramente il valore aggiunto che mi arricchisce, che tendo a custodire e che amo condividere quotidianamente, facendo interagire i diversi ecosistemi che caratterizzano la mia vita.