E’ giusto parlare di “Istinto di maternità”? O il desiderio di genitorialità può svilupparsi anche fra gli uomini?
Si parla spesso (forse troppo) di “istinto materno”, intendendo con ciò una spinta innata che ad un certo punto della propria vita emerge in modo più o meno dirompente spingendoci, se possibile, a ricercare un figlio e quindi la realizzazione di un bisogno genitoriale.
Tuttavia è altresì vero che esistono donne che scelgono di non avere figli e questo non per impossibilità a procreare o per mancanza di una condizione affettiva stabile, bensì per assoluta scelta libera e personale. Conosco amiche che hanno fatto questa scelta in assoluta serenità e tranquillità, che riferiscono di non avere questo “istinto materno” e di non aver mai sentito la necessità o il bisogno di procreare. https://www.dols.it/2013/07/04/maternita-solo-questione-di-scelta/
D’altra parte, conosco uomini che in una certa fase della propria vita, avvertono il bisogno e il desiderio di diventare padri e quindi di avere ed occuparsi di figli.
Allora è giusto parlare di “istinto” e in particolare, di “istinto materno”?
Da un punto di vista scientifico, è inopinabile il fatto che la donna è strutturata in modo tale da poter, salvo complicazioni o impedimenti, procreare: ha un funzionamento endocrino e una struttura fisica tale da consentire la fecondazione, la gravidanza e poi il parto, come del resto è sempre stato dall’inizio della storia.
Secondo una visione antropologica, la donna, inoltre, è colei che accudisce la prole: la donna era la nutrice , deputata alla cura dei figli e in più, alla raccolta di cibo ma sempre nelle zone limitrofi alla dimora; mentre l’uomo era il cacciatore, che esplorava e si avventurava, che si confrontava con i pericoli esterni.
Gli altri animali così fanno: è la madre ad occuparsi dei piccoli, fintanto che non sono autonomi. E’ la madre che allatta e nutre, che accudisce la prole.
Tuttavia è altresì vero che se, geneticamente, siamo predisposte per procreare, non è detto che questa spinta sia presente in tutte le donne e se da un punto di vista antropologico, è vero che siamo predisposte all’accudimento e ad occuparci degli altri, confermato anche dagli studi di neuroscienze che evidenziano un maggior sviluppo dei centri deputati alle emozioni, che rendono la donna tipicamente più sensibile ed empatica verso il prossimo, non è detto che ciò si configuri e si manifesti solamente verso i figli e quindi con il desiderio di maternità.
Gli psicologi parlano di “generatività”, intendendo con ciò il fatto che questa spinta ad occuparsi e dedicarsi ad altro (che i genitori e le madri, in particolare, canalizzano principalmente sui figli) sia un aspetto trasversale, più sviluppato solitamente nel genere femminile per i motivi suddetti.
Tuttavia la generatività non si esprime solamente con la genitorialità, bensì anche con la dedizione al lavoro, ad un interesse o passione particolare, per un’attività, per gli animali, per gli altri in generale. https://www.dols.it/2014/02/17/generativita-creare-e-crescere-non-solo-figli/. Ad esempio, chi svolge un lavoro come il mio, dedito agli altri e alla cura delle persone, ha particolarmente sviluppata (o dovrebbe averla) questa generatività e anche una certa sensibilità e capacità empatica a cogliere i bisogni altrui.
Talune volte la generatività si può canalizzare anche nel desiderio di genitorialità, ovvero di avere figli e di prendersene cura.
Ma anche a tal proposito, farei molta attenzione a definire questa spinta all’accudimento come esclusivamente “materna”, perché nella mia esperienza professionale ho avuto modo di conoscere tanti padri con una disponibilità e un interesse di accudimento particolarmente sviluppati, talora anche maggiore rispetto alle proprie mogli o compagne.
Allora è corretto parlare di “istinto materno”? e soprattutto, a quale costo?
Parlare di “istinto materno” rischia di indurre la convinzione che una donna adulta debba necessariamente avere questa spinta a procreare e ad occuparsi dei figli, col rischio di indurre la convinzione che se questa spinta non c’è, ciò sia indicativo di un problema o di un’anomalia e comunque motivo di colpa.
Aspetto che abbiamo visto, discutibile in questa accezione rigida del termine.
La donna ha una maggiore capacità di prendersi cura del prossimo che, però, non necessariamente si deve concretizzare solo ed esclusivamente nel procreare e nell’occuparsi dei figli.
Allora forse è più opportuno parlare di “desiderio”, inteso nel senso che può o meno svilupparsi in una donna questa spinta a procreare e quindi alla maternità.
Inoltre non relegherei la spinta o il desiderio di genitorialità alla donna, come se gli uomini ne fossero privi, perché, come abbiamo detto, il desiderio di genitorialità può svilupparsi anche fra gli uomini, ad oggi più capaci rispetto a prima ad entrare in contatto con la propria dimensione emotiva e quindi di esternare e condividere bisogni profondi come quello di avere figli.
1 commento
Anche qui http://happily.it/esiste-listinto-genitoriale/ un interessante articolo!