Sembra che una nuova sensibilità per la memoria femminile incominci a farsi strada, lentamente, anche in Piemonte
di Loretta Junck
Sembra che una nuova sensibilità per la memoria femminile incominci a farsi strada, lentamente, anche in Piemonte, dove nello scorso mese di ottobre si sono verificati due eventi che, indipendenti l’uno dall’altro e diversi tra loro, sono tuttavia significativi in tal senso: due sondaggi tra i cittadini, uno a Biella per l’intitolazione del nuovo Ospedale Civile e un altro a Rivoli, centro urbano della “cintura” di Torino, per decidere il nome di una nuova strada.
In tutti e due i casi i cittadini e le cittadine che hanno risposto all’appello hanno scelto un nome femminile: a Rivoli quello di Rita Levi-Montalcini e a Biella quello di Maria Bonino.
A Rivoli è stata la stessa Amministrazione a proporre alla cittadinanza dieci nomi femminili: Rita Levi-Montalcini, Margherita Hack, Oriana Fallaci, Ilaria Alpi, Madre Teresa di Calcutta, Elsa Morante, Grazia Deledda, Matilde Serao, Maria Montessori, Natalia Ginsburg. Sono tutti nomi di grande spessore, ed è interessante la motivazione di questa scelta: come si legge nel bando, è stata determinata dal fatto che “da un esame della toponomastica rivolese, è emerso che il genere femminile è poco rappresentato”.
Il Sindaco di Rivoli, contattato dal gruppo di Toponomastica femminile come tutti gli altri sindaci piemontesi, era stato tra i pochi a rispondere fornendo i numeri del censimento toponomastico cittadino, e costatando che, in effetti, nel suo Comune le donne erano proprio state dimenticate, se su un totale di 482 aree di circolazione 158 avevano intitolazioni maschili e solo 5 femminili, di cui ben tre alla Madonna.
Evidentemente in Comune il significato di questi numeri non è stato rimosso e ora che si è trattato di intitolare una nuova via in quella che era l’area della vecchia stazione interessata da un intervento edilizio, l’Amministrazione ha dimostrato grande sensibilità verso il recupero della memoria femminile.
A Biella, dove si è trattato invece di attribuire il nome al nuovo ospedale, si è deciso di coinvolgere la popolazione proponendo una rosa di intitolazioni che vedeva, accanto al nome di Maria Bonino, quello prestigioso di Nostra Signora di Oropa (il Santuario di Oropa, dove si venera una Madonna nera, è molto conosciuto nella zona), il nome dal sapore un po’ retro di Ospedale degli Infermi e il più neutro Ospedale Civile di Biella.
Più di un terzo della cittadinanza biellese (15.470 votanti su 43.675 abitanti) ha risposto all’appello, e ciò sta a significare che il tema della toponomastica tocca profondamente le persone. In molti casi la scelta è stata motivata, come esplicitamente richiesto, e la maggioranza assoluta (51%) ha scelto Maria Bonino (Biella 1953 – Luanda 2005), pediatra biellese attiva per molti anni in Tanzania, in Burkina Faso, in Uganda e infine in Angola, dove è morta per aver contratto una malattia simile all’Ebola: una donna eccezionale, come molti commenti hanno sottolineato, che ha messo la propria competenza al servizio dei più bisognosi e che in tanti ricordano con ammirazione.
Toponomastica femminile ha partecipato ai sondaggi, nell’orgogliosa consapevolezza di aver contribuito, con un intenso lavoro volontario, alla diffusione della nuova sensibilità che essi stessi rivelano.