L’Africa è madre potente. Potente e amorevole: nello svelarti la tua nullità ti restituisce la tua grandezza. Perché umiliamo la terra?
Sono stata in Africa. L’Africa è nostalgia di te. E’ una madre che è terra rossa, arida, secca. Puoi percorrere chilometri per ore senza incontrare un’auto, un essere umano. lungo una strada sterrata che sembra un’infinita rotaia verso l’orizzonte, e intorno solo rocce, sabbia, arbusti assetati e qualche animale di passaggio. Che si ferma, ti scruta, riprende il suo percorso nella quiete. C’è silenzio in Africa. Lo ascolti, ed è un richiamo. E sei in un enorme ventre, un ombelico ti avvicina a sè, come una calamita.
L’Africa è madre potente. Potente e amorevole: nello svelarti la tua nullità ti restituisce la tua grandezza.
E’ una terra immensa, che comprende te e un tutto che scopri per la prima volta.
Perché umiliamo la terra? Forse perché ne abbiamo paura, perché non saremo mai altrettanto grandi, perché la natura, con la sua bellezza, ci deride, lei che è immortale.
C’è una grande violenza nello sfruttamento continuo della terra, delle sue risorse, dei suoi paesaggi; uno sfruttamento ad uso esclusivo del profitto, che dimentica l’origine, i bisogni dell’esistenza, la reciprocità tra gli esseri umani. Una pratica scellerata che ha prodotto lo sfacelo ambientale a cui assistiamo e che continua a sfruttare milioni di persone producendo povertà e dolore. La stessa violenza che soffoca ogni giorno milioni di donne e di bambine.
Quale la relazione tra l’offesa della terra e l’offesa delle donne?
Forse spaventa la potenza del ventre, dei nostri corpi culle di vita.
In soggezione perenne, c’è un maschile che arranca nell’apprensione, in una vita che è fuga dal vero, da una bellezza così abbagliante da farsi odiare, nel profondo, e da strappare. Anche se, in ogni strappo, strappa radici di sè.
Eppure un altro modus vivendi, un altro scenario, è possibile. Riconoscendosi, semplicemente.
Occorre ripensare gli equilibri tra esseri umani e tra esseri umani e il pianeta. Esiste un ecofemminismo che si muove verso una nuova direzione, perché ciò che sembra un’utopia si possa in futuro realizzare. Serve il coraggio di sostenerlo, serve ricordarci che le cose cambiano.
Con la sua forza il femminile può trascinare con sé un maschile incerto e resistente, impegnato a non cedere potere. Ma non si tratta di cedere potere. E’ il tempo di comprendere che questo millenario potere non è che fonte di un falso profitto e che nulla ha a che fare con la felicità, nemmeno per il maschile sempre più violento quanto fragile.
Se la soggezione verso il femminile saprà tramutarsi in riconoscenza, se l’inutilità dell’affanno saprà lasciare il posto alla reciprocità, allora troverà respiro l’abbandono, e l’ammirazione darà spazio al rispetto, e il sollievo ucciderà la competizione.
In uno scenario che è scempio, violenza, guerra, distruzione e autodistruzione,
pare inverosimile proporre nuove direzioni. Se la politica e l’economia verranno affidate a donne che fanno proprio il modello maschile, nulla cambierà. Ma se sosterremo
quelle donne che già oggi sono in grado di “aiutare gli uomini ad evitare la guerra” (cit. Virginia Wolf), una guerra che è violenza contro il pianeta, contro le donne, contro la vita, potremo farcela.
Dobbiamo provarci, dobbiamo crederci. L’unico percorso verso noi stessi, è quello del ricongiungimento.
#G20 #25novDonnePianeta #25novWomenforPlanet #NoPlanetB post pubblicato anche su http://politicafemminile-italia.blogspot.it/2014/11/l-africa-la-violenza-io.html