Silvia Giordani, è una chimica, lavora con l’infinitamente piccolo e i suoi mezzi sono microscopi potentissimi che le permettono di vedere particelle dal diametro sedici mila volte inferiore a quello di un capello. Uno dei suoi sogni è vedere giovani come lei realizzarsi in Italia.
da tipitosti
“Noi chimici montiamo e smontiamo delle costruzioni molto piccole. Ci dividiamo in due rami principali: quelli che montano e quelli che smontano ma sia gli uni che gli altri sono come dei ciechi con dita sensibili. Dico come dei ciechi, perché appunto, le cose che noi manipoliamo sono troppo piccole per essere viste anche coi microscopi più potenti; per ovviare a questo abbiamo allora inventato diversi trucchi intelligenti per riconoscerle pur senza vederle.”
Cita lo scrittore Primo Levi de “La Chiave a stella“(’78) per definirsi, Silvia Giordani, nata a Bergamo nel ’73. Sì, perché lei è una chimica, lavora con l’infinitamente piccolo e i suoi mezzi sono microscopi potentissimi che le permettono di vedere particelle dal diametro sedici mila volte inferiore a quello di un capello. Una passione, quella per la chimica, nata quando, fin da piccola, frequentava il laboratorio di analisi della scuola di suo padre.
Dopo aver conseguito il diploma di Perito chimico e la laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche all’Università di Milano, Silvia vince una borsa di studio per il corso di dottorato all’Universita’ di Miami e nel ’99 si trasferisce negli Stati Uniti.
Nel 2003, terminata l’esperienza in Florida e dopo aver conseguito il dottorato in chimica, grazie a progetti europei Marie Curie, si trasferisce prima a Dublino, e poi a Trieste. Nel 2007 si aggiudica il premio “President of Ireland Young Researcher Award”, che le viene consegnato direttamente dalla Presidente della Repubblica d’Irlanda Mary McAleese con un milione di euro, finalizzato alla realizzazione del suo progetto di ricerca scientifica. Torna in Irlanda al Trinity College, dove equipaggia un laboratorio e dirige un suo gruppo di ricerca internazionale e interdisciplinare fino al 2013.
I suoi progetti erano concentrati sui nanotubi in carbonio, un campo d’azione le cui dimensioni sono nell’ordine della miliardesima parte di un metro e le cui strutture molecolari sono più resistenti dell’acciaio pur essendo leggerissime.
Nel giugno 2012 Silvia riceve il Premio L’Oreal Unesco per donne in scienza, sezione UK e Irlanda e sei mesi dopo, al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, ottiene il premio nazionale Leonardo Ugis per giovani ricercatori-comunicatori. Attualmente dirige il nuovo Nano Carbon Materials Lab presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.
“Ho una squadra di sei brillanti giovani collaboratori di cui uno proveniente dalla Germania e uno dagli Stati Uniti. Tutti lavorano sulla sintesi e la caratterizzazione di materiali intelligenti per applicazioni biomediche e, grazie alle avanzate attrezzature di spettroscopia e microscopia in dotazione all’Istituto Italiano di Tecnologia, posso curare e seguire tutte le fasi dei nostri progetti: dal design della molecola, alla sintesi, alle caratterizzazioni per testare i nuovi nanomateriali, fino ai test in vitro su linee cellulari. È il sogno del ricercatore poter compiere tutti i passi di un progetto nello stesso luogo».
Uno dei sogni di Silvia è vedere giovani come lei realizzarsi in Italia. “E’ importante fare esperienza all’estero – ci dice- tuttavia mi auguro che molti giovani possano ritornare in Italia e avere l’opportunità di collaborare in strutture di eccellenza come quella in cui attualmente mi trovo.
Il mio esempio, deve far ben sperare. Durante il mio percorso ho incontrato tante persone che hanno creduto in me. Non bisogna mai arrendersi, anche quando non gira come vorremmo”
Silvia, che nel suo lavoro combina chimica e nanotecnologie, si sta concentrando sulle nanocipolle al carbonio, nanovettori che, attraverso opportune modifiche chimiche, possano in futuro diventare trasportatori mirati di farmaci a cellule malate di cancro.
Dal 2009, inoltre, si presta a tenere lezioni di chimica e nanotecnologia agli studenti della sua scuola superiore di Bergamo oltre a promuovere il progetto Mentoring Juniors, da lei stessa ideato per avvicinare i giovani al mondo della ricerca. “Questa iniziativa – aggiunge -ha permesso a molti giovani studenti italiani di beneficiare di stages nelle strtture in cui ho lavrato, come il prestigioso Trinity College di Dublino e recentemente ha dato la possibiltà al 23enne Angelo Signorelli di Stezzano, laureato in biotecnologie farmaceutiche, di effettuare un tirocinio di sei mesi presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Angelo, seguito in laboratorio dal post-doc Juergen Bartelmess, è riuscito a sintetizzare una molecola fluorescente che rilascia luce e una volta coniugata con le nanocipolle permette di seguirne il cammino. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nanoscale, una nota rivista scientifica di nanotecnologie, ed Angelo compare nella lista degli autori.
Nessun rimpianto per aver lasciato l’Irlanda? “ Sono felice del mio presente – risponde – e di essere in una struttura di altissimo livello. Per il resto, continuo a viaggiare, tenendo seminari, conferenze in tutto il mondo e cercando di crescere sempre più per dare il mio contributo alla ricerca e alla scienza”.
Ti senti tosta? “Sì – dice – molto. Ho costruito da sola il mio percorso. Anche se devo tanto a mio fratello, la mia roccia, che mi ha sempre incoraggiata e che, purtroppo, non c’è più”.