QUEL CHE LE DONNE NON VORREBBERO SENTIRSI DIRE QUANDO PARTECIPANO AD UN DIBATTITO SULLE DISPARITA’ TRA I DUE GENERI.
Chiedo scusa in anticipo a tutti quegli uomini sensibili, che con pensiero parole ed opere ci sostengono nel difficile percorso per la parità e le pari opportunità a partire dall’ambito lavorativo.
Quelli che non ci chiedono se rimarremo incinte ma ci assumono perché intravedono in noi un potenziale indispensabile per la propria azienda, quelli che strenuamente si battono affinchè alle prossime elezioni nessun consiglio comunale, regionale o parlamento abbia meno della metà di tra gli eletti, quelli che sono disponibili a cedere il loro posto in un consiglio di amministrazione affinchè la diversità sia foriera di maggiore creatività e migliori utili per la l’azienda e per la società tutta. Queste istruzioni per l’uso non sono per voi.
Mi sento però impegnata, dal punto di vista didattico s’intende, a fornire un pratico strumento di autovalutazione con qualche suggerimento di galateo spicciolo per far si che, nei loro interventi possano fare una migliore figura di quella che talvolta siamo costrette a rilevare.
Lanciato come gioco qualche settimana fa, complice la tecnologia (un semplice smartphone) mi ha permesso di distrarmi dall’intervento di un qualche relatore incerto, facebook mi ha permesso di lanciare un invito che ha dato vita ad un rapido confronto con amiche che come me poco sopportano luoghi comuni che – talvolta – vengono dispensati con eccessiva generosità.
La domanda era molto semplice: quando vai ai convegni sui temi della parità e delle pari opportunità – che tutte noi vorremmo frequentati sia donne che da uomini in par misura – quali sono le frasi che gli uomini dicono non rendendosi conto di dire offendere la nostra intelligenza?
Le risposte hanno permesso di isolare un percorso tipo – ci perdonerà l’ignaro assessore/presidente/ direttore generale che ci ha ispirato – vorremmo qui evidenziare. Le frasi riportate sono state effettivamente sentite da chi ha partecipato al divertissement in rete.
L’ignaro ispiratore avvia qualsiasi intervento definendo la motivazione per cui è presente. Non tanto in quanto assessore/presidente/ direttore generale, ma perché appartiene al gruppo di quelli che:
– SONO UN FEMMINISTA: “aiuto sempre mia moglie a lavare i piatti”; “(ambito sportivo) Da sempre credo nelle pari opportunità, del resto (guardando l’atleta con aria sorniona) lei è talmente bella che non si potrebbe fare altrimenti”
– ACQUISISCONO SENSIBILITA’ PER CAPILLARITA’: “Sono sensibile alle tematiche delle donne perché in casa vivo con moglie e tre figlie femmine”, “Da piccolo ho vissuto sempre con le tante donne della mia famiglia”
– FORSE NON TUTTE SANNO CHE: quando, pur essendo nel 2014 , afferma “Vi ho portato dei dati, non so se li conosciate, sono del Word Economic Forum del 2009” (segue lettura di ventisette percentuali lette a caso nella tabella che ha davanti). Dati , maggiormente aggiornati, sui quali noi interveniamo dopo aver letto studi e commenti internet. Consapevoli;
– NON CAPISCO NULLA, MA PARLO UGUALMENTE: “Non sono esperto della materia ma … (e via a 45 minuti di varie ed eventuali sforando abbondantemente i 10 minuti preventivati, pensando “sono l’unico uomo e probabilmente mi hanno chiamato per sentire quello che ho da dire”); “Le donne sono migliori degli uomini..(segue intervento sul comportamento dolce e pragmatico di una donna a caso: sua madre).
Solitamente poi, dopo uno sguardo alla sala, emerge la sindrome del panda: “Mi dispiace vedere pochi uomini in sala, ringrazio per il coraggio il dott. Tizio e il dott. Caio, certo … ci vorrebbero le quote azzurre!”
Del resto, come avrà modo di asserire subito dopo, i veri problemi delle donne sono:
– L’ODIO PER LE ALTRE DONNE: “Il problema delle donne sono le donne”, “..E che le donne non sanno lavorare in squadra con altre donne”, “Sarò una voce fuori dal coro, ma va detto – per onestà – che sono le donne le prime a discriminare le altre donne”, fino ad affermare (probabilmente a fronte di una statistica a noi ignota) che “In una commissione di concorso di sole donne, se c’è da scegliere tra una candidata ed un candidato scelgono il secondo”;
– LE DONNE HANNO SCARSA AUTOSTIMA: pur in presenza di competenze, non se ne sanno avvalere, “Le giovani donne/le donne sono il nostro futuro, ma debbono avere maggiore autostima”;
– LA CONCILIAZIONE E’ IL VINCOLO MAGGIORE: “Le donne, a differenza dell’uomo, hanno il problema di conciliare tra famiglia e lavoro. Mia moglie ha fatto tre figli, ovviamente ha rinunciato alla carriera”, “Le donne sono multitasking (sottotesto: pertanto vi tocca lavorare il doppio)”. D’altra parte “Le donne non vogliono cedere spazio nell’esercizio del ruolo materno, poi si lamentano”;
– LA BELLEZZA: “Per le donne essere belle è un problema”. Poi, bella o non bella, c’è sempre un “comunque” in agguato: “Sarebbe bravissima se..”, “Quanto è brava, peccato che…”, “Brava è brava, ma lo sai che sta con..”
In conclusione, pensando di aver valorizzato il ruolo delle donne nella società moderna, scivolando sul tema delle quote rosa si scaglia vigorosamente contro uno strumento, a suo parere, che non rende giustizia al genere femminile. Il suo vero timore è quello di offendere l’intelligenza delle donne: “Le quote rosa sono umilianti per le donne, non tengono conto del merito”, “Le quote rosa offendono le donne, hanno un che di pornografico” (cit. da la 27a ora).
Al nostro oratore un piccolo consiglio: faccia il suo saluto cordiale, sinteticamente stia sul tema senza divagare, senza ricercare benevolenza alcuna. Se varrà, lo apprezzeremo. Noi siamo fatte così.
2 commenti
Rosa, deve essere penoso avere a che fare con persone che si sentono così a poco agio con la reale parità, che, a mio avviso, è dettata fondamentalmente dal considerare la persona in quanto tale indipendentemente dal genere. questo mi porta ad aggiungere una categoria che non è citata ma dovrebbe darvi fastidio quanto le altre: il maschio pentito ossequioso. si tratta di un maschio che trova la sua salvezza nel condannare il suo stesso genere, cerca una accettazione personale lì dove non può ottenerla a livello generale di genere. l’autoflagellazione come strumento di redenzione: le donne sono meglio di noi, dovremmo farci da parte per lasciarle finalmente salvare il mondo. ecco, io intravedo in queste persone, una rinuncia al concetto stesso di parità ed una sudditanza psicologica che mi fa sentire a disagio. Il motivo per cui non credo nelle discriminazioni positive (quote di genere) è che sono una violazione del principio di parità effettuata con orizzonte temporale limitato al fine di promuovere una parità sostanziale su più vasta scala. come uccidere oggi una persona per evitare che ne venga uccisa un’altra decina domani. non si può sostenere un principio dimostrando di poterne fare a meno strumentalmente. Ne’ appare sensata la prospettiva storica per cui se per secoli la donna è stata sfruttata ora tocca all’uomo per compensare… il genere femminile o maschile non è un soggetto giuridico che può subire un torto patrimoniale che si eredita di genitori in figli. Non posso pagare oggi io per i soprusi che ha commesso un capotribù del paleolitico o un padre-padrone dell’800.
E’ indubbio che voi donne oggi abbiate una dimestichezza con questi temi maggiore di quella maschile. è sempre stato così: chi ha diritti legittimi da conquistare è sempre più evoluto di chi ha privilegi da perdere… forza e coraggio ! educhiamo le nuove generazioni a comprendere in che cosa siamo interscambiabili e in cosa abbiamo un vantaggio e in cosa uno svantaggio in base al genere. non sarà facile perchè si entra in un terreno minato dove valorizzazione delle diversità e discriminazione sono in un rapporto dialettico in una terra di nessuno dai contorni incerti.
Caro Roberto,
grazie per il commento.
Sul tema delle azioni positive (quote) , le nostre posizioni non sono univoche.
Educare le nuove generazioni alla “interscabiabilità” come dici tu, o alla parità come sostengo io, è sicuramente l’azione da fare. Questo è un’azione che ci porterà a risultati futuri. Per ora, vorrei lavorare anche sul quotidiano, cercando di abbattere un pò le disparità esistenti.