L’Italia ha bisogno di una nuova televisione.
Lo dimostra il fatto che per ben due sere 10 milioni di italiani sono rimasti incollati davanti alla televisione per seguire la trasmissione che ha visto Roberto Benigni parlare dei ”Dieci Comandamenti” in un difficile e lungo monologo. Questo lo afferma Gabriella Cims, coordinatrice dell’Osservatorio Direttiva UE Servizi di Media Audiovisivi presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Il bisogno di una maggiore cultura, non solo veline/i, è emersa nel corso del lungo dibattito in cui si è confrontata la Rete di associazioni nazionali e internazionali, di rappresentanze professionali, di organismi di parità, di donne e uomini, che sostiene l’Appello.
Ora la Rete dell’Appello chiede al governo un’accelerazione verso quel processo di “educazione di genere” in grado di invertire la deriva, del mancato rispetto delle donne.
Elisabetta Strickland, vice Presidente dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica e membro dell’Osservatorio Interuniversitario di Studi di Genere, ha affermato che occorre ripartire dalle competenze e dal talento creativo si per fare televisione, che informazione e pubblicità”.
‘”Alle autorità interpellate , si chiede di dare slancio alle altre proposte facenti parte del piano di riforme sostenute con l’Appello Donne e Media, a partire dal 2009:
– Procedere all’adozione del Codice Deontologico Donne e Media, valido per tutti i mezzi di comunicazione, in linea con gli altri Paesi europei, supportandolo a livello normativo con un emendamento al Testo Unico Radiotelevisivo che ne sancisca il rispetto, similmente a quanto già adottato per il Codice Media e Minori.
– Istituire un “Gruppo di lavoro istituzionale”, Donne e Media, con funzioni non solo di controllo del suddetto Codice ma anche con funzioni propositive, per promuovere la formazione di genere in tutti i settori professionali della comunicazione, la produzione di contenuti audiovisivi, anche individuando le risorse produttive e finanziare atte alla realizzazione; per la verifica dei dati prodotti attraverso il monitoraggio dei contenuti, con un coinvolgimento della Rete di associazioni e rappresentanze attive nell’affermazione dei diritti delle donne;
– Avviare dall’Italia l’armonizzazione delle diverse normative esistenti nei paesi europei per un condiviso “Standard Europeo Donne e Media”.
– Attuare i succitati 13 articoli proposti dall’Appello Donne e Media nel Contratto di Servizio Pubblico in vigore, recepire le ulteriori proposte che abbiamo presentato nell’audizione in Commissione Parlamentare di Vigilanza, a dicembre 2013, per il rinnovo del Contratto; dare attuazione all’impegno pubblicamente assunto dalla dirigenza Rai e dal Governo (ormai il 7 marzo 2012!) per la trasmissione del format di genere di cui sopra. (da http://www.key4biz.it/donne-media-appello-governo-litalia-fame-cultura/”
In che modo risponderanno i protagonisti politici interpellati?