Al Convegno a Milano sulla famiglia naturale sconcerta l’estenuante arroccamento su principi ultra-tradizionalisti e la totale assenza di dialogo e ascolto delle istanze della società civile.
Anno nuovo, vita nuova. Non troppo sembra. Per lo meno dal versante dei diritti.
Da settimane uno scontro sui social network, sui giornali e non solo, ha preceduto il convegno sulla famiglia naturale, voluto dalla giunta Maroni col logo dell’Expo, tenutosi a Palazzo Lombardia sabato 17 gennaio.
Innumerevoli le prese di posizione, i comunicati a sfavore del convegno ritenuto omofobo da parte di associazioni laiche, LGBT e molti partiti, ma allo scoccare del fatidico giorno, Milano si è trovata di fatto di fronte a due piazze: famiglie tradizionali e non separate da un ingente corpo di polizia.
E in mezzo, il rombante grido di sfida del presidente della Regione, Roberto Maroni, che riferendosi a chi critica questa scelta, li definisce “i quattro pirla” li accanto.
Insomma, non si può certo parlare di dialogo e siamo ben lungi perfino dal buon vicinato.
All’interno, un migliaio di persone, in ordinata fila, hanno assistito al convegno fra personalità e ospiti d’onore come Mario Adinolfi, ex PD, direttore del quotidiano La Croce e autore del libro “Voglio la mamma” dove vengono contestati i “falsi miti di progresso” (matrimonio omosessuale, aborto, eutanasia e altri) e chiarito il ruolo femminile in una lapidaria frase ” femmina un giorno e madre per sempre”.
Presente la scrittrice e giornalista Costanza Miriano, sconosciuta ai più se non per un singolare libro “Sposati e sii sottomessa” la cui sintesi verte sul concetto: “L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e abbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio”. Particolare la storia travagliata in seguito alla pubblicazione. La deputata del Psoe Angeles Alvarez aveva presentato in Spagna un’iniziativa parlamentare per il suo ritiro. Più democraticamente, in molte librerie è stato opportunamente inserito nel settore umorismo.
Difesa della famiglia naturale quindi come bene e fine ultimo per la comunità. Il resto, vade retro satana! E così è stato per un lindo, educato, cristiano, giovane gay che, appropriatosi (gentilmente) del microfono, è stato immediatamente malamente allontanato fra fischi e lazzi.
Intendiamoci, non abbiamo la controprova di cosa sarebbe successo in un caso simile nella piazza accanto, ma sicuramente suscitano impressione quelle grida da anfiteatro (mancavano giusto i leoni affamati) in una sede dove fratellanza e tolleranza dovrebbero essere condotte evangeliche.
Blasonati i politici presenti asserragliati in prima fila: Ignatio La Russa, Roberto Formigoni, Raffaele Cattaneo, Cristina Cappellini. In retrovia, don Mauro Inzoli, figura di spicco di Comunione e Liberazione, condannato per abusi sui minori e obbligato dal Vaticano a ritirarsi a vita privata.
Quali siano stati i temi trattati non è facile da sapersi. Per lo più “perle di saggezza” elargite dagli oratori e riportati dai quotidiani, danno indicazioni, o per lo meno, il forte sospetto di un convegno autoreferenziale basato più sulla estenuante difesa di principi piuttosto che al loro approfondimento e ad una chiusura decisa ai principi altrui.
Impossibile del resto uno scambio, un’utile chiacchierata con i cittadini intervenuti al termine del convegno. Una schiera di camionette delle forze dell’ordine chiudeva da ambo i lati della strada la possibilità a qualsiasi essere vivente di passare. Blocco della viabilità, transenne, poliziotti, molti in assetto antisommossa. Un piano di sicurezza degno di un Vertice dei Capi di Stato o poco ci mancava. E viene da pensare: “i soldi del contribuente sono ben spesi, specialmente in tempi di crisi”.
Medesimo numero di presenti nella adiacente piazza “atea”. Cittadini, associazioni femminili, movimenti per i diritti LGBTQ, politici di sinistra, hanno partecipato al presidio “L’unica malattia è l’omofobia”, promosso dai “Sentinelli” di Milano. Molti i cattolici “dissidenti” e moderati a dimostrare che nel mondo cattolico c’è anche altro. Clima festoso, molte famiglie di uguale sesso, apparentemente non “pericolose”, una protesta ferma e gentile sui diritti di laicità in contrasto ad un unico modello di famiglia naturale proposto dalla attuale Giunta anche in termini di politiche sociali e famiglia.
Ma sul finire della giornata, un terzo incomodo scende in campo. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia rende noto di essere finito sotto inchiesta per non aver cancellato le trascrizioni dei matrimoni celebrati all’estero, come richiesto da una circolare del ministro degli interni Alfano. Successivamente la Procura di Milano smentisce e chiarisce che a seguito dell’esposto presentato da un’associazione cattolica si è aperto un fascicolo d’inchiesta, ma contro ignoti. Vicenda da archiviare probabilmente, ma che ci rammenta, e forse non a caso, l’orientamento fortemente omofobico della legislazione attuale.
Situazione nel complesso surreale, certo, ma la giornata nella sua trasversalità e contrapposizioni ha sostanzialmente evidenziato l’assenza di vere risposte da parte delle istituzioni sui nodi irrisolti dei diritti civili. Risposte, d’altro canto, sempre più richieste dalla società civile. Basti ricordare come nella ultima rilevazione condotta da Demos, per la prima volta in Italia i favorevoli al matrimonio gay, hanno superato il 50%.
Una società quindi che cambia ma non trova uguale corrispondenza di intenti in tema di diritti civili non ancora riconosciuti, nella politica e nelle istituzioni.
In moltissimi Stati Europei le unioni civili sono ormai riconosciute per legge da diversi anni. Ad aprire la strada la Danimarca, nel 1989. Negli Stati Uniti sono possibili le nozze gay in 35 stati più il distretto federale di Washington, così come in Canada, a partire dal 2005.
E in Italia, quando?