di Rossana Paolillo da tipitosti.it
“Il cielo sopra Palermo è sempre più grigio“, il grido d’allarme arriva da Mari Albanese, un’insegnante 35enne con la passione per il giornalismo e la scrittura, che ha appena pubblicato un libro dedicato alla città che ama e che purtroppo vede appassire giorno dopo giorno, vittima di degrado, sporcizia, ignoranza e ovviamente della mafia che oggi come ieri continua a determinare le sorti di questa perla del mediterraneo. A credere nella giovane scrittrice è stato Toni Saetta della casa editrice Qanat, uno dei pochi editori che ancora produce cultura, investendo di tasca propria. Un editore che “resiste”, lo definisce Mari Albanese. Al suo grido d’allarme, l’autrice contrappone un invito al riscatto, alla rinascita di questa terra tanto complessa.
Mari Albanese ha lasciato giovanissima la sua terra d’origine, Alimena sulle Madonie, per arrivare a Palermo dove ha conseguito il diploma e poi la laurea. E da Palermo non è più andata via, innamorata di questa città. “Il mio impatto con la città è stato bellissimo. – Racconta Albanese – E’ una città che mi ha colpito per le sue mille contraddizioni. Palermo è bellissima dal punto di vista architettonico ma è completamente abbandonata a se stessa, e questa gente che vive Palermo, che ne è il cuore pulsante, probabilmente – e lo dico con amarezza- molto spesso questa città non la merita perché non sa prendersene cura”.
Da una decina d’anni Mari è in prima linea per provare a fare la differenza. Con progetti di legalità gira le scuole elementari e medie perché crede che “la speranza possa partire dai più piccoli”. E’ il 2002 quando l’ “Associazione Marionettistica popolare siciliana” porta in scena il suo primo spettacolo antimafia dal titolo “Peppino di Cinisi contro la mafia”. “La rivoluzione è fatta, – racconta Mari nel suo libro – le marionette si spogliano delle loro armature e nella bellezza della loro nudità decidono di indossare gli abiti dei nostri eroi siciliani e di narrare le storie della nostra terra che resiste e si ribella alla violenza mafiosa”. I nuovi eroi sono le vittime della mafia, da Impastato e Falcone e Borsellino ma anche i meno conosciuti. Eroi antimafia in formato marionette. E’ un cambiamento epocale perché dimostra che “si può innovare mantenendo ferma la tradizione”.
L’associazione ha incontrato centinaia di bambini e ragazzi nelle scuole di periferia di quartieri a rischio, dalla Zisa a Brancaccio, terre di mafia insomma.
In poche ore di lezione si può incidere davvero sulla coscienza di questi bambini e ragazzi o è solo una goccia in un mare?
“E’ una goccia in un mare – dice – ma alcuni, non tutti ahimè, possiamo salvarli”. Qual è la reazione dei ragazzi? “Alcuni hanno reagito commuovendosi – aggiunge – hanno interiorizzato queste storie. La storia che colpisce maggiormente è quella di Claudio Domino, il bambino ucciso dalla mafia nel quartiere S. Lorenzo a soli 11 anni perché nella storia di un bambino si identificano meglio”.
Quanto è difficile parlare di mafia con bambini che a casa o nel loro quartiere la respirano giornalmente?
“E’ complesso – ancora Mari – abbiamo avuto bimbi con i genitori in carcere per spaccio o altri reati, c’è stato anche il caso di un alunno con il papà al 41bis. Cerchiamo di portarli a riflette sulla necessità di fare una scelta, decidere da che parte stare. A 15 anni molti ragazzini sono condannati a lasciare la scuola e a diventare manovalanza della mafia, ma noi proviamo a farli riflettere perché un’altra vita è possibile. Dico loro: dentro la mafia si entra con un giuramento di mafia e si esce o morti o con il carcere a vita, quindi c’è da fare una scelta e in gioco c’è la libertà. Nel nostro lavoro ci aiuta la mediazione delle marionette: con una marionetta in mano spesso i bambini ci raccontano quanto avviene nel loro quartiere, sono loro stessi a denunciare quel che non va, ci raccontano del papà che ha dovuto chiudere il negozio per colpa del pizzo e in questo caso lo fanno con orgoglio, o di quello che spaccia sotto casa “.
Oggi si parla meno di mafia, si ha la sensazione che sia un fenomeno appartenente al passato, ma solo a marzo 2014 hanno sparato ed ucciso un capomafia vicino ad una scuola, quindi la mafia è più viva che mai.
“E’ così, l’omicidio è avvenuto vicino ad una scuola dove noi facevamo progetti di legalità. E’ successo alle 5 del pomeriggio proprio nel bar accanto alla scuola. Hanno sparato in una zona trafficatissima e con la scuola piena di ragazzi impegnati nei progetti pomeridiani. Siccome non si spara più così frequentemente però alla gente fa comodo pensare che la mafia non esista, eppure pochi mesi fa ci sono stati ben 91 arresti. La mafia è viva e vegeta, ha solo cambiato la sua struttura e si è radicata in una subcultura mafiosa che è ovunque ormai”.
Nel suo libro “Il cielo sopra Palermo è sempre più grigio”, Mari Albanese dichiara il suo amore per questa città senza tacerne le contraddizioni: “Palermo è una sosta lieve e gentile come una stanza dello scirocco. Tende bagnate e profumi antichi, ceramiche rotte tra polvere e ricordi. Finestre sulle strade bagnate di pioggia e di afa, portoni come ancore, scrivanie dalle quali osservare la città che corre morendo”. Eppure il destino di Palermo non è segnato: “questa terra non ha più bisogno di eroi, ma di un esercito di gente comune capace di arrabbiarsi e dire basta”.
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