Dimmi come sosti e ti dirò chi sei
Chiunque voglia avere un’idea anche solo approssimativa del livello di civiltà di un popolo, deve iniziare ad osservare come parcheggiano le automobili e scoprirà numerose differenze non solo tra i diversi Paesi europei, ma anche tra le varie città Italiane, non sempre dovute alla disponibilità o alla scarsezza delle aree di sosta.
Le varie amministrazioni hanno un bel da fare nel proporre agli automobilisti piani parcheggio, parcometri, strisce di varia natura, parcheggi riservati, più o meno riconosciuti dal codice della strada (ad esempio i parcheggi rosa o di cortesia, riservati alle donne in gravidanza non lo sono, ma ormai sono presenti in molti comuni d’Italia), ma il problema della cosiddetta “sosta selvaggia” soprattutto in alcune città del nostro Paese sembra essere un problema irrisolvibile se non mettendo in strada continuamente un abbondante numero di vigili urbani appositamente dedicati ad emettere i verbali di contravvenzione.
Insomma per alcuni automobilisti la segnaletica stradale che indica un divieto di sosta sembra percepito come un arredo stradale, come qualcosa di ornamentale e non come un obbligo al rispetto di una regola. Quando (e se) arriva il vigile che nel frattempo ha già’ scritto la contravvenzione la frase che si sente dire e’ sempre la stessa “…ma mi sono fermato solo cinque minuti….” oppure ancora meglio “…guardi che vado subito via…”.
Sara’ anche vero, ma che vuol dire ? Che per cinque minuti si puo’ anche sostare dove e’ vietato, parcheggiando magari sul marciapiede, impedendo il passaggio ad un disabile o ad un passeggino o semplicemente creando problemi alla circolazione ? Il problema purtroppo è sempre quello, avvantaggiarsi il piu’ possibile, senza curarsi di eventuali effetti che tale comportamento può avere sugli altri.
E allora ci si ferma cinque minuti in doppia fila per ritirare i vestiti dalla tintoria, sempre cinque minuti sul marciapiede per fare la ricarica al cellulare, sempre cinque minuti d’avanti al passo carrabile per bersi un caffe’ al bar preferito. Siamo alla sosta selvaggia, principalmente perché’ il nostro modo di vivere che e’ divenuto tale, dal momento che sembra assodato che i nostri affari, il nostro tempo, la nostra vita, siano sempre più importante di quelli degli altri.