E’ la prima cosa a cui penso la mattina, quando mi sveglio. E l’ultima, la notte quando mi addormento. E poi la sogno.
di Lucia Tilde Ingrosso giornalista di Millionaire che si occupa di Start up
Ho scritto questa lettera d’amore su richiesta di Gabriele Dadati, che me l’ha chiesta su richiesta di Guido Spaini. È affissa, insieme a quelle di un’altra decina di scrittori italiani, fino al 15 febbraio in poster che tappezzano Vicolo Gaetani a Gaeta, riconvertito in Via dell’Amore.
E’ la prima cosa a cui penso la mattina, quando mi sveglio. E l’ultima, la notte quando mi addormento. E poi la sogno.
E’ la mia ossessione, il mio pensiero fisso, la mia aspirazione più alta. Dedico a lei pensieri, parole, opere. Ne parlo con chiunque: vecchie conoscenze, come incontri casuali in metropolitana. Forse qualcuno mi prende per matto, ma non importa.
Ringrazio il cielo ogni giorno, per averla fatta entrare nella mia vita. Ne ho pieno il cuore e il cervello. E’ la mia speranza di cambiare vita. Il mio lasciapassare per un futuro migliore.
Nello stesso tempo, però, maledico non so chi e maledico me stesso per il rapporto simbiotico che c’è fra noi. Non me ne separo mai. Neanche quando sono in riunione con i colleghi, al cinema in comitiva, a letto con una donna. Cerco di nascondermi, ma non ci riesco. Gli altri cominciano a notare lo sguardo assente, l’espressione sognante, l’improvviso calo d’interesse verso ciò che mi circonda.
«Sei qui fisicamente, ma con la testa sei altrove» è il rimprovero che mi sento muovere più spesso.
E’ vero. Io sono con lei.
A lei dedico tempo ed energie. Di notte dormo appena poche ore. Non posso sprecare tempo. Non ho tempo. Non voglio che qualcuno arrivi prima di me. Il mercato è competitivo, la concorrenza spietata, i colossi sempre un passo avanti.
Ma io ci metto la mia energia, il mio entusiasmo e il mio coraggio. Non è poco, ma non sempre basta. Perché per trasformare il mio sogno in realtà servono anche soldi, partner, aiuti, conoscenze.
Si dice che all’estero sia più facile. Che lì gli startupper siano aiutati e incoraggiati e non ostacolati e derisi come qui. Che altrove non ci siano problemi come corruzione, nepotismo, burocrazia.
Ma io resto, perché oltre a quello per la mia idea d’impresa, io ho un altro amore. Grande, potente, irrazionale. Io amo il mio Paese.
Lettera immaginaria (ma verosimile) di un giovane aspirante imprenditore.