E’ proprio vero che anche per quanto riguarda la politica, l’Italia non è un Paese per donne, e tanto meno per donne “perbene”.
di Maria Pasanisi
Vice Presidente Movimento Giovani per Manduria
La vicenda che porta a questa riflessione è quella legata alle dimissioni della Ministra Maria Carmela Lanzetta, sia da Ministra che da Assessora, i cui contorni delineano un copione già visto della politica e cioé di mancanza di etica e di ambiguità di fondo.
Ma veniamo ai fatti.
Il 26 gennaio Maria Carmela Lanzetta si dimette da Ministra agli Affari Regionali. Ciò pare fosse stato concordato, per diversi motivi, con i presidenti Renzi e Oliverio (Presidente Regione Calabria) che le propone il passaggio nella giunta regionale calabrese per fare da anello di congiunzione tra il governo e la regione, viste le condizioni disastrose in cui la Calabria versa.
Se si fosse trattato di una persona che colloca in primo piano il carrierismo politico, questa poteva sembrare una diminutio, ma Maria Carmela Lanzetta ha altre idee riguardo alla politica, e questa occasione da lei è stata valutata come una grande opportunità per far uscire la Calabria dall’isolamento socio-economico in cui versa.
C’è da dire che alcuni giornali hanno affermato nei giorni scorsi che il premier Renzi abbia proposto ad Oliverio, presidente della regione Calabria, il nome della Lanzetta, perché voleva liberarsi di un membro del suo governo che non gli va a genio, dirottandola verso una poltrona regionale.
Ma forse i giornali spesso e volentieri tendono a fare colore più che interessarsi all’essenza reale dei fatti.
A due giorni dall’annuncio delle dimissioni dal governo Renzi, Maria Carmela Lanzetta fa dietrofront e precisa che non entrerà nemmeno in quello di Mario Oliverio, il Presidente calabrese.
Il motivo sarebbe da rintracciare nel fatto che uno degli altri tre assessori indicati da Oliverio come membri della sua giunta, Nino De Gaetano (Assessore ai Trasporti e Infrastrutture), è stato sfiorato da un’inchiesta sul voto di scambio politico-mafioso e la Lanzetta, noto sindaco anti-‘ndrangheta, non vuole far parte di una squadra che includa un assessore dalla posizione poco chiara nei rapporti con la mafia.
Il problema De Gaetano viene fuori il giorno dell’insediamento di Oliverio (dicembre 2014), in cui finiscono in carcere i fiancheggiatori del clan Tegano.
Nell’ordinanza c’è anche il nome di De Gaetano perché al momento dell’arresto del boss, nella sua abitazione viene trovato il suo materiale elettorale.
Tra gli arrestati anche alcuni personaggi che accompagnarono il suocero di De Gaetano a chiedere voti (ricostruisce la polizia nell’informativa) nel corso della campagna elettorale del 2010.
A seguire, arriva l’alt da Palazzo Chigi alla nomina di Nino De Gaetano in giunta regionale, che pur non essendo ufficialmente indagato, è in una posizione che non risulta sufficientemente chiara.
Maria Carmela afferma che indagato o non indagato ha poca importanza: la questione è politica. Infatti De Gaetano non era stato candidato alle elezioni regionali e poi spunta come assessore, nonostante decine di articoli parlino dei suoi “santini” trovati in casa dei mafiosi.
La sua amarezza è che nonostante i media ne abbiano parlato diffusamente e tanta gente le esprima solidarietà, non vi è reazione da parte della cittadinanza attiva che rimane nascosta, perchè in Calabria si ha più paura della politica che della mafia perchè dalla prima dipende molto il suo vivere quotidiano.
La cosa viene accettata come fatto “normale” perchè nessuno ancora una volta, vuole esporsi non considerando che questa è invece è una cambiale che prima o poi verrà messa all’incasso.
Il messaggio che passa, soprattutto fra le nuove generazioni, è che per essere eletti, si possono usare anche i voti provenienti da ambienti criminali, tanto non si viene coinvolti personalmente.
E rispetto a questo la Lanzetta ha detto no! Il suo approccio alla politica non contempla il carrierismo nè tantomeno la considera come fonte economica da cui attingere per esercitare il potere, e nella sua carriera l’ha dimostrato ampiamente. Da Sindaca di Monasterace, ha devoluto interamente il suo stipendio da amministratrice (circa 100.000 euro nel corso degli anni) alle casse comunali per arginare il dissesto economico ed ora è rientrata serenamente al suo lavoro nella farmacia di famiglia, pur meritandosi, a mio avviso, una collocazione (o piuttosto ricollocazione?) nella sfera politica.
Il risultato finale, ahimè, è che lei è fuori e De Gaetano no.
Mi sarei aspettata una marcia indietro da parte del governo dopo l’evoluzione della vicenda ed un invito a riprendere il suo dicastero.
Forse in un mondo ideale sarebbe andata così ma la politica, quella vera, non sempre è disposta a mettere in primo piano la dignità, la correttezza e il valore delle persone.
La posizione di De Gaetano su cui lei ha puntato i piedi, è oggettivamente dubbia. E un paese come la Calabria che deve ripartire, non può ripartire da un dubbio.
Di certo la d.ssa Lanzetta non è un “animale politico” e lo si è visto nel corso del suo mandato in cui ha lavorato alacremente, in silenzio, tanto da essere chiamata il Ministro invisibile forse solo perchè non è su Twitter, Facebook ed è apparsa in televisione senza essere martellante. Ma questa è la nostra società in cui conta tanto l’apparire piuttosto che l’essere.
Bene ha fatto Delrio a chiedere chiarezza sulla vicenda dell’assessore ai Trasporti e ci auguriamo che in maniera trasparente si arrivi ad una determinazione che spazzi via ogni dubbio, ma al contempo venga dato il giusto peso e valore a chi onestamente ha preferito mettersi da parte non contravvenendo alla propria coerenza che, ammettiamolo, è molto più delle donne che degli uomini.