Le rose fioriscono spontaneamente a Rovigo. Le rose appassiscono ma il loro ricordo non sfiorisce mai. Così come la storia di Paola Dria, una storia moderna di chi cerca l’immortalità delle stelle.
di Giulia Penzo
“Rovigo, città delle rose, ha cambiato il suo aspetto negli ultimi anni” – ne parliamo con Mario Andriotto – appassionato di storia locale, conosciuto in occasione dell’inaugurazione della mostra Tracce di presenze femminili illustri in Polesine… per un itinerario di genere a Rovigo, mostra storico-documentaria, promossa dal Comune di Rovigo e organizzata dal Liceo Scientifico Statale “P. Paleocapa”, a cura della professoressa Rosanna Beccari, docente di lettere e latino al Paleocapa e referente di Toponomastica femminile per la Provincia di Rovigo. Ludovico Ariosto racconta di Rovigo come “la terra in cui produr di rose / le dié piacevol nome in greche voci”, forse per via del nome, secondo alcuni originario da “Rhodon”, in quanto le rose fiorivano in questa terra verdeggiante.
Le rose fioriscono spontaneamente a Rovigo. Le rose appassiscono ma il loro ricordo non sfiorisce mai. Così come la storia di Paola Dria, una storia moderna di chi cerca l’immortalità delle stelle.
Dria Paola, psueudonimo di Pietra Giovanna Matilde Adele Pitteo, è stata un’attrice di cinema, teatro e televisione. Figlia di Arturo Pitteo, proprietario di un negozio di armi da caccia, in via Cavour, e della bellissima Ione Volebele, la proprietaria del noto Caffé Borsa, in piazza Garibaldi, nacque a Rovigo il 21 novembre 1909 nella villa di famiglia, sita nell’allora via Sabbioni, al numero civico 11, oggi via santa Maria Chiara Nanetti. Sin da piccola “Etra” (così veniva soprannominata dagli amici), studiò danza e recitazione. Dopo aver adottato il nome d’arte di Dria Paola, dal sapore più orientaleggiante, grazie alla sua straordinaria bellezza, riuscì ad ottenere una particina nel film Gli ultimi giorni di Pompei (1926). Da allora, fu un susseguirsi di trionfi, in pellicole che catapultarono l’attrice rodigina fra l’olimpo delle stelle del cinema muto italiano.
Alla morte del padre, nel 1932, si trasferì con la madre a Roma e, dopo aver preso parte a diversi film in ruoli di supporto ma anche da protagonista, nel 1933 interpretò il film per cui è tuttora ricordata: Fanny (1933), di Mario Almirante. Riapparve regolarmente sino agli albori degli anni ’40, quando preferì ritirarsi a vita privata. Il suo nome resta ancor oggi legato a La canzone dell’amore, (1930), di Gennaro Righelli, ricordato per essere stato il primo film sonoro prodotto in Italia e per la canzone “Solo per te Lucia” dedicata al personaggio di Lucia, interpretato dalla Dria. In questo film la Paola recitò accanto ad un’altra diva dell’epoca, Isa Pola, con la quale divise i fasti della celebrità del primo cinema sonoro italiano. Rimase attiva (anche se molto sporadicamente) in teatro ed in televisione, tuttavia visse poi dimenticata ed in completa indigenza (nel 1989 aveva beneficiato della legge Bacchelli). Morì all’età di ottantaquattro anni il 12 novembre 1993. A Rovigo non c’è una via o luogo che la ricordi.
Diversa la vita di Chiara Lubich. Il comune di Rovigo le ha dedicato nel 2009 una pista ciclabile. Chiara Lubich fece una tappa a Rovigo il 22 agosto del 1948. Allora venne ospitata vicino alla stazione della città e per questo l’amministrazione ha scelto di intitolarle la ciclabile che collega la stazione alla zona universitaria. Chiara Lubich è cittadina di Rovigo dal 6 dicembre del 2000, quando il sindaco le conferì la cittadinanza onoraria.
La fondatrice del Movimento dei Focolari nasce il 22 gennaio 1920 a Trento e muore il 14 marzo 2008 a Rocca di Papa (RM), dove si trova il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari, nei pressi del quale Chiara Lubich è vissuta gran parte della sua vita. È stata aperta ufficialmente il 27 gennaio 2015 la “causa di beatificazione e di canonizzazione” della fondatrice del Movimento dei Focolari, definita da Papa Francesco “un luminoso esempio di vita”. Chiara era nata in una famiglia umile, padre socialista, madre casalinga, un fratello comunista, e deve lavorare come maestra per potersi iscrivere all’Università di Venezia. In quegli anni Chiara Lubich con le sue compagne a Trento riscopre il Vangelo e cercano di praticarlo nel quotidiano, frequentando i quartieri più poveri della città. Nel 1943 quel primo gruppo diventa ben presto Movimento che si diffonde dapprima in Italia, poi in Europa e nel mondo. Focolari sono chiamate le comunità in cui vivono quanti nel movimento hanno pronunciato i voti di castità, povertà e obbedienza ( focolarini). Il movimento, approvato dalla Santa Sede dal 1962 con il nome di “Opus Mariae” si è diffuso nel mondo in oltre 198 paesi.
“La nostra divisa è il sorriso” diceva Chiara Lubich ai giovani, sempre molto amati da questa donna avanti con i tempi, tanto da aver creato per loro i Genrosso, gruppo rock capace di diffondere il suo messaggio d’amore universale a ritmo di musica.
Dall’arte alla religione e alla scienza, in tempi diversi, donne unite nella ricerca del significato della vita.
Originaria di Rovigo è Cristina Roccati, che qui nasce il 24 ottobre 1732, da Giovan Battista e Antonia Campo.
Segue gli studi letterari sotto la supervisione di don Pietro Bertaglia di Arquà, poi rettore del Seminario di Rovigo: impara le lingue classiche e inizia a comporre versi. Per questa sua abilità, a soli quindici anni, verrà accolta ad una seduta dell’Accademia dei Concordi di Rovigo e onorata come poetessa. Dopo aver ottenuto il consenso paterno, il 25 settembre del 1747 si trasferisce a Bologna, accompagnata dal Bertaglia, per studiare filosofia naturale. Qui viene ammessa all’Università, prima studentessa non bolognese.
A soli 19 anni, il 5 maggio 1751 si laurea in filosofia, regolarmente immatricolata all’Università di Bologna, e diventa così la terza donna al mondo a laurearsi, dopo Elena Lucrezia Corner Piscopia, veneziana, laureatasi in filosofia a Padova il 25 giugno 1678 e dopo Laura Bassi Verati, bolognese che nel 1732, a Bologna, si laurea in filosofia e diventa la prima docente universitaria, insegnando però nei corsi di fisica.
Dopo la laurea la Roccati raggiunge Padova per perfezionare il proprio percorso scientifico, dove inizia il suo impegno di lettrice di fisica all’Accademia dei Concordi alla quale, sempre dal 1751, si era affiancato il locale Istituto delle scienze. A Padova studia la fisica newtoniana, il greco e l’ebraico, mentre continua a coltivare interessi letterari e a comporre versi. Nel maggio del ’52 rientra definitivamente a Rovigo e nel 1754 è Principe (presidente) dell’Accademia dei Concordi. Cristina Roccati muore a Rovigo il 16 marzo 1797. A Rovigo le hanno dedicato una via e l’Istituto Magistrale, allora denominato “Regia Scuola Normale Femminile Cristina Roccati”, edificio che, durante la prima guerra mondiale, fu affidato alla CRI ed adibito ad ospedale militare.
Le rose da sempre sono simbolo di bellezza e d’amore, rose sono pure queste donne che con la loro vita hanno omaggiato la storia della città di Rovigo.