La Rai grande motore dell’identità culturale italiana? Ne parliamo con Gabriella Cims grande esperta e conoscitrice del sistema audiovisivo italiano ( la vecchia e cara televisiva).
Non so perché me l’ero immaginata un’ austera e matura signora. Invece già dalla voce mi sono dovuta ricredere: squillante ed argentina, ma ferma ed affidabile. Come Gabriella in realtà è.
Gabriella Cims si laurea alla Sapienza dio Roma in Economia, diventa subito dopo capo ufficio stampa del ministero dei Trasporti, per il settore Aereo, poi capo ufficio stampa e responsabile comunicazioni del Nuovo partito socialista italiano. Nel 2005 è nella Commissione Industria dell’unione europea, a Bruxelles, e qui segue la revisione della direttiva europea Televisione senza frontiere. Nel 2009 Il viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani la nomina responsabile dell’Osservatorio sull’applicazione della direttiva europea servizi media audiovisivi, cioè della norma che ha ampliato la regolamentazione per gli audiovisivi a tutti i nuovi media (pay tv, videocellulari, web, etc).
E’ stata consulente del ministero delle Comunicazioni, propone un codice per evitare che le donne in tv siano usate come “pezzi di carne”.
Di cosa si tratta, ce ne parli? E cosa hai chiesto?
Il contratto di servizio è quello che stabilisce i doveri della Rai, cioè della televisione pagata con le tasse dei cittadini. Io ho chiesto che venisse modificato per evitare di dare un’immagine distorta delle donne, dalle donne seminude in pubblicità a quelle utilizzate come veline, affinché le donne non possano venire usate come ornamento.
Quindi la bellezza femminile non va esposta, ma in qualche modo censurata?
No, ma deve essere contestualizzata. In uno spettacolo di ballo per esempio ballerini e ballerine è giusto che siano semivestiti, in altre trasmissioni invece no.. E queste cose sono state portate anche al Consiglio di amministrazione Rai per l’ approvazione del contratto: è una grandissima occasione per affrontare esplicitamente la questione della rappresentazione delle donne in tv. Il servizio pubblico ha l’obbligo di trasmettere programmi che contrastino e prevengano ogni forma di violenza. Contro i minori, della criminalità organizzata, etc – ma non si nomina mai la violenza sulle donne. e la parità tra i sessi.
Nella Costituzione c’è scritto che la Repubblica ha l’obbligo di rimuovere ogni ostacolo che di fatto impedisce reali pari opportunità
Ma la tv ha davvero un potere così pervasivo?
Le immagini che vediamo tutti i giorni condizionano le idee che abbiamo di noi.
Dobbiamo domandarci perché tanti ragazzini minorenni sono arrivati alle violenze sulle loro coetanee. Quegli stupri sono colpa nostra, dipendono anche dalla visione della figura femminile che diamo loro: un oggetto di cui disporre.
Ma secondo te basta cambiare i programma Rai per migliorare le cose?
Quest’estate si è discusso molto di velinismo, donne in tv, etc. Poi la questione è caduta nel dimenticatoio. Credo sia venuto il momento di smetterla con i proclami: bisogna fare passi concreti. Il contratto di servizio, però, è solo una parte di quello che serve per la questione media.
Di cos’altro c’è bisogno?
1) Che la Rai trasmetta programmi sulle questioni che riguardano la vita reale delle donne. Siamo informati sul millimetrico stato emozionale delle donne che partecipano ai reality o ai concorsi di bellezza. Ma non sappiamo quasi niente di quelle che hanno successo in politica, nella ricerca scientifica, nel lavoro. È come se non esistessero. I media si perdono un grande pezzo di società. E così la società si perde un grande pezzo di se stessa.
2) Serve un Codice di autoregolamentazione Media e Donne e l’insediamento di un apposito Comitato che ne monitori l’effettiva applicazione. Deve valere per tutti i mezzi di comunicazione, non solo per i canali della tv pubblica. Tutti gli altri Paesi europei ce l’hanno.
Ma veniamo ad oggi. Non si parla più solo di trasmissioni ma di proprietà delle infrastrutture. Cosa potrebbe cambiare?
Siamo ad un passo dalla riforma che cambierà la Tv dei cittadini. Si è parlato di nuova governance, di , di quale metodo scegliere per proporre i cambiamenti, se in parlamento o con un decreto. Ma quale informazione, intrattenimento, fiction, vogliamo vedere sui canali che continueranno ad essere finanziati con il canone, se poi non abbiamo le macchine, cioè i contenuti audiovisivi, in grado di viaggiare sulle autostrade ma dobbiamo importarle dall’estero perché non abbiamo le strutture per produrle, che ne facciamo delle reti e della governance?
Ecco, questo è il tema centrale per ridisegnare la Rai del futuro: un profondo ripensamento che punti i riflettori sulla creatività e sulla produzione di contenuti competitivi, attraenti ed esportabili.
Gli italiani, le italiane, le donne, gli uomini, i giovani, si riconoscono ancora nella tv pubblica e perché non vogliono più pagare il canone?
E’ fondamentale il conseguimento dell’ obiettivo di aggiornarsi ed essere competitivi. L’azienda Rai deve ripensare se stessa, valorizzando al massimo il suo grande patrimonio, tecnologico e professionale, recuperando il terreno perso in questi ultimi ann
Ma la strada per l’effettiva realizzazione degli obiettivi che abbiamo posto è ancora lunga e dobbiamo tenere alta la guardia
Segui Gabriella Cims su Twitter: www.twitter.com/appdonnemedia