Donne nate storte perché pensano che la libertà è anche poter decidere di non dover scegliere il genere di appartenenza.
Donne che, per poter vivere libere e non solo oggetti di riproduzione, senza diritti, sono costrette a votarsi alla verginità e tramutarsi in uomini, ma….ma poi riescono a scoprire la vera femminilità ed il piacere d’essere donne in un mondo che non le considera “oggetto”.
Alla Casa delle donne del Mediterraneo (piazza Balenzano, Bari) , donne e uomini di Bari hanno dialogato sui contenuti del film “Vergine Giurata” con la regista Laura Bispuri, Flonja Kodheli, giovane attrice di origini albanesi, ed una delle giovani produttrici, tramite anche Marina Losappio Triggiani e Lorena Saracino.
Il film ha preso lo spunto, ma non ne è la trasposizione letteraria dall’omonimo libro, scritto da Elvira Dones, che ha esordito con una casa editrice pugliese..la Besa ed ha ricevuto il Premio dalla Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea 2008.
Il film “Vergine Giurara”, rivelazione ed unico italiano presentato al Festival di Berlino, ha una particolare valenza per ragionare sui meccanismi che imprigionano le donne. Infatti, la storia di Hana, interpretata dalla bravissima Alba Rohrwacher, sfugge all’interesse meramente etnografico, legato al contesto ambientale, per divenire la storia di un corpo che soffre, di una sessualità negata e abbruttita sotto lo sguardo di montagne ”fatte di occhi che osservano e proibiscono, di silenzi”.
E’ la storia di una donna che sacrifica la propria identità in nome della libertà, per poi scoprire di essere libera solo potendo essere se stessa. Ritrovarsi è come imparare di nuovo a respirare… Un film sulle gabbie invisibili che ci imprigionano, un viaggio nella complessità dell’universo femminile.
La storia inizia in un paese nel cuore dell’ Europa, dove la parità di genere è ancora una chimera. Questo Paese è l’Albania dove tuttora le donne, nelle zone montagnose, vivono in quasi totale subalternità nonostante le apparenze, dove vige la legge del Kanun e le donne o sono schiave o si votano alla verginità e si vestono e comportano da uomini, per averne gi stessi diritti.
Hana abbandona gli studi universitari per tornare a vivere sulle montagne del Nord dell’Albania, nella casa dello zio che l’ha cresciuta dopo la morte dei genitori e che adesso è vedovo e malato. Un atto d’amore e di gratitudine che assume i tratti di uno spaventoso olocausto di sé quando Hana, che si rifiuta di accettare il matrimonio combinato pensa che l’unico modo per risolvere i suoi problemi sia diventare una Vergine giurata: una di quelle donne, cioè la cui esistenza è prevista dal Kanun albanese, che a un certo punto della propria vita decidono di farsi uomini e di rinnegare la propria femminilità…
Un atto d’amore e di gratitudine che assume i tratti di uno spaventoso olocausto di sé quando Hana, che si rifiuta di accettare il matrimonio combinato pensa che l’unico modo per risolvere i suoi problemi sia diventare una Vergine giurata.
Ha interloquito col pubblico anche Flonja Kodheli, giovane attrice di origini albanesi che vive a Bruxelles dove è cresciuta, in “Vergine Giurata” ha il ruolo di Lila, la sorella di Hana. Quella che sceglie la libertà, a costo di uno strappo violento. Scappare dalle montagne dove è nata e cresciuta per emigrare in un altro paese, l’Italia, dove potrà sposare l’uomo che ama e non quello che la famiglia vorrebbe imporle.”Capisco il dramma di queste donne costrette a scappare per essere libere”
Kanun è il più importante codice consuetudinario albanese, tra i numerosi codici creatisi nelle zone montane dell’Albania nel corso dei secoli. La posizione che il Kanun assegnava alla donna era di assoluta subalternità rispetto agli uomini nella famiglia come nella società. Con il matrimonio, il padre della sposa consegnava, insieme al corredo pattuito, un proiettile, come simbolo del potere assoluto che si riconosceva al futuro marito. Quest’ultimo avrebbe potuto persino uccidere la propria moglie in caso di tradimento grave, di adulterio e di mancato rispetto dell’ospite, senza per questo incorrere nella vendetta della famiglia di lei. Era ammesso nel Kanun anche il matrimonio «con la prova»: il marito prendeva la donna in casa con sé per un anno e se la donna durante questo periodo non portava a buon fine una gravidanza, il matrimonio era da considerarsi sciolto. Il marito avrebbe potuto tenere la donna con sé per pietà, ma riacquistava il diritto di risposarsi.
Nel Kanun si riconosceva anche un particolare diritto alla donna, cioè quello di proclamarsi uomo. Si faceva riferimento a queste donne, che indossavano, come carattere distintivo un abbigliamento maschile, come le cosiddette «vergini albanesi» (Dingo 2007, 131-132). La vergine nel Kanun nacque da un bisogno sociale. Secondo il Kanun, se i patriarchi della famiglia morivano e la famiglia rimaneva senza un erede maschio, la donna non sposata della famiglia poteva trovarsi subito sola e molto potente. Facendo il giuramento di verginità, la donna poteva assumersi il ruolo di un uomo, come capo della famiglia, poteva tenere l’arma, guadagnare la proprietà e muoversi liberamente.
Le vergini giurate (Gordon 1927, 39) erano patriarche della propria famiglia, con tutti gli abbigliamenti dell’autorità maschile, avendo giurato di rimanere vergini per il resto della loro vita..
“Vergine Giurata” è uno scavo silente, durissimo, che elide la parola oppure la riduce ad un elemento funzionale alla realtà petrosa dell’immagine, senza ricorrere ad un surplus didascalico di poeticità, ma lasciando che questa emerga dal corpo e dal gesto, dai graffi sulla schiena di Alba Rohrwacher”
In fondo è facile fare l’uomo. La vera impresa è vivere da donna
1 commento
Quante cose ignoriamo. Di questa usanza, di questo codice, non sapevo nulla. Ne sono rimasta sconvolta, è una duplice violenza. Agisce in maniera subdola annullando il tuo io perché il tuo io nom vale niente. Del resto in malcelata maniera lo facciamo anche oggi quando per diventare donne in carriera pari agli uomini… ci trasformiamo in uome ed obbediamo alle loro consuetudini e necessita’.