A cinquant’anni ci sono donne che scelgono di rifarsi il looke quelle che invece iniziano a correre, magari soltanto per il piacere di sapere se ce la possono ancora fare a terminare una maratona.
A me piace correre, anche se ho iniziato a farlo a ridosso dei miei cinquant’anni, in quell’eta’ complicata per ogni donna, in bilico tra l’esigenza di dovere privilegiare le incombenze famigliari oppure in alternativa a dare seguito a qualche nuovo corso della propria vita.
A cinquant’anni ci sono donne che scelgono di rifarsi il look, quelle che decidono di rifarsi una vita, magari con un partner piu’ giovane e quelle che invece iniziano a correre, magari soltanto per il piacere di sapere se ce la possono ancora fare a terminare una maratona.
Non so come, ma io sono rientrata nell’ultima di queste categorie e grazie ad un gruppo di podisti non proprio giovanissimi ad un certo punto ho infilato un paio di scarpe da running e ho iniziato a correre, ma soprattutto ad amare la corsa e a provare quel sottile piacere di macinare i chilometri di una gara podistica, puntando soprattutto a tagliare sempre e comunque il traguardo, cioe’ a finire sempre il percorso prestabilito, anche arrivando tra gli ultimi.
Correndo ho allora scoperto la comunita’ dei podisti, cioe’ di coloro che come me corrono a livello piu’ o meno amatoriale, senza per questo disdegnare l’appartenenza ad una qualche Associazione Sportiva Dilettantistica e che decidono di trascorrere parte della loro domenica correndo nelle gare organizzate dalle varie organizzazioni sportive.
Ho iniziato ad iscrivermi alle gare sia competitive, che amatoriali e a correre insieme alle centinaia di persone che ogni volta vi partecipano. Non potendo contare su un allenamento continuativo, ho deciso di correre nella tipologia meno impegnativa e meno tecnica del quarto di maratona, che corrisponde ai 10 KM di lunghezza. Un tipo di corsa che aggrega moltissimi podisti, raggruppando alla partenza un’ umanita’ varia che va dagli atleti veri, sicure promesse dell’atletica leggera nazionale agli amatori che come me si raccomandano ogni volta ai propri piedi e alle proprie gambe, chiedendo loro di fare il possibile per farli giungere anche questa volta alla fine della corsa, fosse anche tra gli ultimi.
Quando allora io e quelli piu’ lenti arriviamo a tagliare il traguardo mi domando chi siano veramente i vincitori della gara, perche’ mi rendo conto che noi abbiamo nello sguardo la stessa gioia di chi e’ arrivato primo, perche’ abbiamo comunque vinto la nostra sfida personale, abbiamo dimostrato di essere capaci di non mollare, abbiamo dimostrato la capacita’ di sapere tagliare il traguardo e di arrivare a fine percorso senza fermarci, senza mollare mai. Forse la dignita’ di essere capaci di compiere il proprio percorso fino alla fine, pur arrivando ultimi dovrebbe essere rivalutata anche nella vita quotidiana e rappresentare un esempio per i giovani, molti dei quali accettano di gareggiare e quindi di mettersi in gioco soltanto a patto di risultare tra i primi. Invece nella vita e’ importante anche sapere concludere la propria gara, senza pensare mai a ritirarsi, anche a costo di arrivare ultimi.