Che cos’è l’identità di genere? Perché scuola e famiglia devono educare al genere?
Se ne è parlato nella sala consiliare del comune di Valenzano durante l’incontro “Libere identità: famiglie, scuola ed educazione di genere”. Ha fatto gli onori di casa l’assessore alla Cultura del Comune di Valenzano e il responsabile di L’Arcipelago – Circolo Arci Valenzano, Lino Castrovilli. ha introdotto con una relazione e moderato la serata la psicologa Paola Gaudio.
Lavorare sulle identità di genere significa prima di tutto lavorare a livello culturale. Per questo sono state coinvolte rappresentati di varie realtà educative: Rosy Paparella, Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia; Carmela Ponzone, referente dell’ufficio scolastico territoriale di Bari; Lucia Laterza, referente di AGEDO Puglia (Associazione genitori di omosessuali) e componente del FORAGS (Forum associazione genitori), Federico Falco, Formatore Capi AGESCI.
Sin dall’infanzia la società ci propone modelli di comportamento basati sul nostro sesso biologico, stereotipi che condizionano lo sviluppo della nostra identità. Modelli secondo cui le bambine devono giocare con le bambole e i bambini con le costruzioni. Educare al genere significa rompere questi preconcetti lasciando che la propria identità si sviluppi liberamente. Partendo dalla definizione e dalla differenziazione dei vari concetti relativi all’identità di genere, esposti con estrema chiarezza da Paola Gaudio, sono stati esaminati il ruolo di scuola, della famiglia e delle altre istituzioni educative nel processo di abbattimento dei pregiudizi sull’identità di genere.
SESSO: appartenenza ad una categoria biologica (maschio/femmina)
IDENTITA’ DI GENERE: genere in cui la persona si identifica e sente soggettivamente di appartenere;
RUOLO DI GENERE: espressione esteriore dell’identità di genere;
ORIENTAMENTO SESSUALE: genere della persona versa la quale si prova attrazione erotico-affettiva;
IDENTITA’ SESSUALE: esperienza soggettiva dell’orientamento sessuale;
TRANSESSUALITA’: scarto fra il sesso biologico e e l’identità di genere.
E’ stato analizzato il modo in cui gli stereotipi di genere e le culture violente minano il benessere della comunità e del singolo individuo e come, al contrario, la crescita in un contesto che mette al centro la persona possa favorire lo sviluppo di identità serene. L’obiettivo è di stimolare la discussione sugli strumenti da utilizzare per una corretta formazione e informazione sul tema.
Gli studi di genere non negano l’esistenza di un sesso biologico assegnato alla nascita, né che in quanto tale influenzi gran parte della nostra vita. Viene sottolineato però che il sesso da solo non basta a definire quello che siamo. La nostra identità, infatti, è una realtà complessa e dinamica, una sorta di mosaico composto dalle categorie di sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere.
I giovani , ancora alla ricerca della propria identità o che manifestano timidamente la loro identità diversa da quella biologica, spesso derisi, allontanati, emarginati, picchiati,violentati nello spirito e nel corpo, bisogna innanzitutto dare ASCOLTO ed accompagnarli in una serena consapevolezza del se.
Gli insegnanti, in una scuola ormai votata al profitto, devono essere riconsegnati alla loro identità di educatori principalmente. I dati statistici derivanti da serie ricerche sociali (se già non ne fossero state prodotte più che a sufficienza ma evidentemente non pubblicizzate abbastanza) sono tali da fugare l’accusa ideologica ed inconsistente, di un parlare solo”di piccole storie personali”.
A Valenzano è andata in scena, grazie all’attuazione di un principio di vera democrazia partecipativa, la rappresentazione ennesima di coloro che negano l’esistenza dell’omotransfobia nel nostro bel Paese. Addirittura si chiedono cosa sia e osteggiano apertamente l’approvazione di un qualsivoglia progetto di legge che preveda il reato di omofobia. Invocano scientificità , che a loro dire manca, nelle argomentazioni esposte. Si salvi chi può da coloro che, per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, vogliono colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, con un’azione di indottrinamento gender. Il monito l’ha lanciato, a più riprese, il mondo cattolico.