Il Parco Nazionale del Pollino e le sue meravigliose vette
Il Parco Nazionale del Pollino è un mondo pieno di scoperte, un insieme di diversità e complessità in un susseguirsi di ambienti naturali, culturali e umani che si esprimono in maniera unica e profonda. Il Pollino, è’ il luogo dove vivono le aquile reali, il lupo, il capriolo e da qualche anno anche cervi e grifoni, in un ambiente ricco di praterie d’alta quota, rocce laviche, timpe, gole, fiumi, vallate e grotte. Una meta che sento di poter suggerire agli amanti della natura con i suoi panorami mozzafiato è il Massiccio del Pollino e la scalata delle sue vette. In particolare, l’itinerario, suggerito, comprende una visita ai comuni di Viggianello e Rotonda. in provincia di Potenza. Il Pollino pur essendo secondo in altezza dopo Serra Dolcedorme la cui cima raggiunge i 2.248 m, dà il nome all’intero massiccio da cui prende il nome l’omonimo Parco Nazionale. Oltre alle vette del Pollino e Dolcedorme, raggiungono i 2.000 m d’altitudine anche Serra del Prete (2.181 m), Serra delle Ciavole (2.130 m e 2.127 m) e Serra di Crispo (2.054 m).che segnano il confine tra regione la lucana e quella calabrese. L’escursione ha inizio sul Monte Serra del Prete. Dal Piano di Ruggio nel territorio di Viggianello, il Monte Serra del Prete è facilmente raggiungibile e percorrendo il sentiero in direzione Belvedere di Malvento, si possono ammirare numerosi esemplari di Pino Loricato, albero simbolo del Parco Nazionale del Pollino. Pur non essendo la salita del monte particolarmente difficoltosa, è meglio percorrere i sentieri con l’aiuto di guide esperte del Parco e ammirare la flora e la fauna ivi presente. La flora del Monte Serra del Prete è caratterizzata da numerosi alberi di faggio che occupano gran parte dell’area e altre specie come il Sorbo degli Uccellatori. Proseguendo verso la base del Monte, in direzione del Belvedere di Malvento, si può ammirare uno degli esemplari più belli di Fagus sylvatica, il Faggio delle Sette Sorelle, un maestoso esemplare dotato di un imponente apparato radicale il cui perimetro ad un metro circa da terra misura 470 cm di circonferenza. Il maestoso albero delle Sette Sorelle è cosi chiamato, perché si è formato dalla fusione naturale di sette alberi di faggio. E’ qui, che è stato possibile, ammirare la bellezza di questo albero fotografarlo da tutte le angolazioni e subirne l’incommensurabile fascino.
Una delle piante ad alto fusto è il Pino Loricato, presente con diversi esemplari nell’area di Belvedere di Malvento, anch’esso di indiscutibile bellezza. Anche qui, in questo panorama mozzafiato è stato possibile soffermarsi per ammirare gli esemplari unici al mondo.
Dalla vetta del monte Serra Del Prete, si può ammirare un’ampia area della Calabria cosentina, dal Tirreno allo Jonio guardando verso sud e gran parte della Basilicata meridionale. Volgendo lo sguardo verso il cuore del Massiccio del Pollino, si osservano il Monte Pollino, la Serra delle Ciavole, la Serra di Crispo ed il meraviglioso Giardino degli Dei, luogo incanto del regno dei Pini Loricati con i suoi esemplari solitari che per loro natura riescono a vivere alle alte quote del Monte.
Un’escursione da fare oltre la scalata delle maestose vette del Pollino, è la visita al comune di Civita. Il “paese tra le rocce” nel cuore del Parco del Pollino, è così definito per le immense montagne verdi che circondano la sua vallata; è uno scrigno che custodisce le antiche tradizioni del popolo arbëreshe.
Tale località, si raggiunge sia dalla statale 106 uscendo al casello di Villapiana Scalo e proseguendo in direzione di Castrovillari sia dall’ uscita autostradale di Frascineto sulla A3.
Il paesino di Civita, noto anche come il “Paese del Ponte del Diavolo”, è molto carino; sorge sulle rovine di un antico sito “Castrum Sancti Salvatoris” distrutto da un violento terremoto nel XV secolo e precedentemente abitato da un gruppo di Cassanesi sfuggiti ad una razzia da parte dei Saraceni. Nel 1468, gruppi di albanesi in fuga dai turchi arrivarono in Calabria dove nel 1471 fondarono molte comunità tra cui Civita. Gli albanesi scelsero questo luogo per difendersi dagli attacchi dei nemici grazie alla posizione strategica su cui erge l’antico borgo. Esso ci offre un paesaggio mozzafiato: la vegetazione è splendida con piante centenarie a testimonianza di una bellezza della natura unica e di un tempo che scorre lento stretto tra le rocce, come a voler preservare le sue ricchezze.
Tutto ciò, ha contribuito a fare di Civita, uno degli insediamenti più belli della Calabria interna, che si distingue anche per la struttura urbanistica fatta di viuzze che si intersecano le une nelle altre ma soprattutto per la varietà dei suoi comignoli, veri e propri capolavori artistici. Tra le principali attrattive di Civita troviamo la riproduzione del Castello di Kruja in Albania. Il Castello oggi, è un centro convegni con una meravigliosa vista sul Raganello. Al suo interno si può visitare la pinacoteca che accoglie quadri rappresentanti gli usi e costumi di Civita e dell’etnia arbëreshe. Il Ponte del Diavolo ad un’unica arcata a dorso d’asino a quota 260 m. s. l m sul Raganello, costituisce un’ardita opera di ingegneria e un ottimo posto di osservazione. La leggenda narra che la costruzione del Ponte, a causa del punto impervio in cui sorge e degli scarsi mezzi di cui si disponeva un tempo, non fosse opera dell’uomo ma di un accordo tra il diavolo e un proprietario terriero. Quest’ultimo, pare avesse chiesto al diavolo di edificare un ponte sul torrente in cambio dell’anima del primo essere umano che lo avesse attraversato. Le origini del Ponte si perdono nella notte dei tempi; con certezza è presente nel territorio di Civita dal Medioevo ma alcuni studiosi ipotizzano una costruzione ancora più antica. Il diavolo, narra ancora la leggenda, accettò la proposta e in una notte di temporale edificò il ponte che il mattino seguente si ergeva in tutta la sua maestosità dei suoi 36 metri. A quel punto il diavolo si appostò in attesa del primo malcapitato ma l’uomo pensò bene di far attraversare il ponte ad una pecora e quando il diavolo si rese conto di essere stato ingannato maledisse il ponte e cercò di distruggerlo non riuscendoci e successivamente precipitò nel torrente. Il ponte crollò la sera del 28 marzo 1998 mentre imperversava un violento temporale proprio come le notte in cui fu edificato. Dal 25 gennaio 2005 è tornato a risplendere in tutta la sua maestosità Di recente è stata rinvenuta una documentazione che attesta che il ponte sarebbe stato costruito o ricostruito intorno al 1840 da un consorzio di comuni per permettere di attraversare la voragine del Raganello.
E’ qui che per i più avventurosi muniti di idoneo equipaggiamento si apre la possibilità di una escursione nelle gole del Raganello all’interno di un’area protetta del Parco Nazionale del Pollino istituita nel 1987. L’avventura inizia attraverso un Canyon lungo 17 km. tra i più belli e suggestivi d’Italia a partire dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere un’area attigua all’abitato di Civita dove sorge il caratteristico Ponte del Diavolo. Qui il corso del torrente Raganello diventa più regolare e scorre lungo una valle più aperta che si mantiene tale fino alla foce. Come elemento ambientale abbiamo la presenza di una strada mulattiera scavata nella roccia della Timpa del Demanio, zona di antichi scambi commerciali.
L’attrezzatura richiesta per l’attraversamento delle gole sono: scarpe da trekking o da tennis, casco, costume da bagno o pantaloncino corto ed eventualmente altre attrezzature fornite dall’organizzazione.
Per ultimo, è immancabile una visita alla Chiesa di Santa Maria Assunta sempre in località Civita. La costruzione risalente alla metà del 1600, è situata nella piazza del paese. Inizialmente fu chiamata Chiesa Nuova, in quanto prima della sua costruzione i fedeli praticavano il culto nelle numerose cappelle presenti nel paese. La chiesa ha un’architettura di tipo basilicale con decorazioni interne di stile tardo barocco; è illuminata da ampie finestre in vetri policromi, che si aprono al di sopra del tetto delle navate laterali. Lo spazio interno(450mq) della Chiesa appare vasto e luminoso con eleganti proporzioni e graziosi motivi decorativi tipici del barocco meridionale. La navata centrale prosegue la fuga delle sue linee nel transetto e poi nell’abside. La navata centrale all’interno è percorsa ai suoi lati lunghi da grosse colonne o pilastri, che la dividono da quelle laterali. Dai pilastri si impostano slanciate lesene sormontate da capitelli corinzi decorati da foglie d’acanto e pronunciate volute che racchiudono un grazioso motivo a palmetta. Nello spazio interno sulla parete di fronte all’ingresso si trova un piccolo mosaico della Vergine Odigitria racchiuso in un medaglione risalente ai primi del XX secolo. Nell’abside un tempo vi era un altare barocco, mentre, attualmente, sul transetto si affacciano due amboni utilizzati l’uno come pulpito e l’altro come spazio per l’organo settecentesco. Alle spalle dell’abside si erge la torre campanaria con tre grosse campane, che segnavano gioie e dolori o indicavano le fasi di una giornata con i ritmi prodotti dalle mani dei sagrestani ispirati, mentre oggi esse vengono comandate da un piccolo congegno elettronico. Sulla facciata della Torre è incastonato un notevole orologio meccanico a rintocchi, che fa sentire la sua voce petulante ma gradita ad ogni quarto d’ora per piazze e slarghi, per strade e vicoli del paese dal lontano 1896. La Chiesa è tutta latina nei suoi “tratti fisici”, nella sua impostazione stilistica ed architettonica. Quando essa fu progettata e costruita, la Chiesa Occidentale in clima di Controriforma, pur ammettendo diversità di riti, cercava di uniformare la struttura architettonica dei luoghi sacri alla visione teologica del tempo. Oggi risultati di grande armonia accanto al complesso latino si ammira pure la presenza di elementi orientali, che visivamente tipizzano ed evidenziano la peculiarità del nostro rito. Una struttura turistica di soggiorno all’interno del Parco Nazionale che mi sento di consigliare, è il Rifugio Fasanelli. Il Rifugio classificato con tre stelle, è una struttura ricettiva di montagna situato a 1350 m s.l.m. in località Pedarreto nel comune di Rotonda (Basilicata), sede dell’Ente Parco. Il complesso completamente ristrutturato dispone di dodici camere accoglienti, ben arredate e dotate di tutti i servizi compreso adsl wifi. Il Rifugio offre una grande varietà di sapori tipici del Pollino con piatti di pasta fresca fatta a mano, funghi, tartufi e carne alla brace. Tutti i prodotti utilizzati sono accuratamente selezionati e provenienti da aziende certificate e presenti nel territorio del Parco. Alla fine di questa interessante escursione, un apprezzamento particolare va al Corpo Forestale dello Stato della regione Basilicata e di tutti coloro che si adoperano per preservare e mantenere vivo l’intereresse storico-culturale di questo importante patrimonio naturalistico.