Genitori e Figli. Mio padre continua a guidarmi nelle scelte.
Mio padre, Raffaele, era un ricercatore come me, soltanto che era piu’ bravo e per circa un anno siamo stati anche colleghi nello stesso ente di ricerca. Ci siamo salutati distrattamente in una fredda sera di dicembre del 1991 prendendo un caffe’ insieme proprio al distributore automatico del nostro luogo di lavoro: io sposata da poco, andavo di fretta presa da nuove incombenze e ho tagliato corto troncando la conversazione, tanto ci saremmo rivisti nuovamente domani.
Non fu cosi’, perche’ un infarto lo porto’ altrove, lontano dalla sua vita e dai suoi affetti, che non comprendevano esclusivamente i suoi famigliari, ma sicuramente anche moltissimi colleghi e amici che lo apprezzavano e stimavano per la sua umanita’.
Mio padre era conosciuto e stimato nel suo luogo di lavoro per essere una persona in grado di esprimere non solo preparazione e competenza scientifica, ma per la sua capacita’ di instaurare con gli altri sempre relazioni positive, per la sua correttezza, cosi’ come per la sua indole di negoziatore e mediatore. Quando si trovava di fronte ad un problema, non anteponeva mai le cose alle persone, operava le sue scelte riferendosi sempre a questa scala di priorita’ e per questo si era trovato a volte anche a dovere rinunciare a qualche vantaggio materiale per se stesso.
L’esempio che ne e’derivato e’ stato fondamentale per le mie scelte future ed in generale per instituire anche io nella mia vita una simile scala di priorita’. Dopo quasi 25 anni dalla sua morte ancora incontro persone che ricordano mio padre con rimpianto, per essere stato una persona generosa, giusta e leale sia sul suo posto lavoro, che nella sua vita privata. E io, essendo sua figlia e sentendomi in questo la sua erede, mi lascio guidare e cerco di fare il possibile per non essere da meno.