Viagra Rosa: una svolta epocale verso la parità dei diritti sessuali o per la medicina di genere? Discutibile, stando alle tumultuose polemiche insorte in Usa alla notizia
In questi giorni è un gran parlare del controverso Filbanserin o viagra rosa.
Bocciato per ben due volte dal 2010, questa volta sembra in procinto di farcela. La commissione della Federal Drug Administration (FDA), l’autorità americana per gli alimenti e i medicinali ha emesso parere favorevole. La decisione definitiva fra qualche mese.
Il farmaco, al contrario del ben più noto viagra maschile indicato per la disfunzione erettile, assunto al bisogno e con la tanto apprezzata e rapida azione locale vasodilatatoria, deve essere preso giornalmente e agisce sui livelli cerebrali della serotonina e della dopamina. Non cosa da poco considerandone anche gli effetti collaterali, sonnolenza, giramenti di testa, nausea, ipotensione e sincope. Tant’ è che la stessa Commissione, prima di dare la definitiva approvazione, ha chiesto alla azienda farmaceutica una revisione per limitare i rischi ed effetti collaterali.
Una svolta epocale verso la parità dei diritti sessuali o per la medicina di genere? Discutibile, stando alle tumultuose polemiche insorte in Usa alla notizia.
L’universo femminile, e non solo, in breve tempo si è spaccato in un agguerrito fronte pro viagra e no viagra. Il primo sostenendo una discriminazione di genere da parte della FDA con l’approvazione del Viagra e altri farmaci per il trattamento della libido maschile e bloccando la licenza di equivalenti per la donna.
Ben 40.000 firme sono state raccolte con una petizione on line in poche ore. ”Le donne hanno atteso abbastanza. Nel 2015, si legge nella petizione, l’uguaglianza in base al sesso dovrebbe essere uno standard quando si tratta di trattamenti per disfunzioni sessuali”. Di ben altra idea l’altro fronte basandosi sui modesti benefici rispetto agli effetti collaterali evidenziati nei trials medici e, non ultimo, accusando la FDA di cedere alle pesanti pressioni esercitate dalle aziende farmaceutici nello sfruttare tematiche di genere e creando pericolosi precedenti di neutralità da parte della FDA.
La diatriba è sicuramente stata alimentata dai media e network americani, pane per i loro denti.
Ma accanto ad ammiccanti osservazioni sul non più scuse o “sindrome da casalinga” alle richieste dei focosi partner o giubili per la panacea offerta a coppie erose dalla routine sessuale, altri quesiti di fondo, ben più importanti, sono emersi. “There is now a magic bullet to “fix” women’s lack of desire”. Ci sarà una bacchetta o ricetta magica per “aggiustare” il calo del desiderio femminile ma, prosegue la giornalista, con questo messaggio quante donne saranno così spinte a capirne le cause mediche e non?
E, viene da pensare, quanti uomini a questo punto chiederanno o meglio, pretenderanno, la “costante prova d’amore” semplicemente inneggiando alla magica e risolutoria pillolina rosa?
Questi e altri aspetti non secondari potrebbero emergere dall’uso indiscriminato senza un costante messaggio e lavoro culturale di genere. Controindicazioni permettendo.
Davanti ai tanti attacchi la FDA a si è difesa affermando che nessun farmaco è stato mai approvato con l’indicazione di calo della libido maschile o femminile, ma solo per trattamento di cause cliniche accertate come la disfunzione erettile nell’uomo o nei disturbi da calo di desiderio sessuale (hypoactive sexual desire disorder) presenti nel circa 7% nelle donne in pre menopausa.
Non ci tocca che aspettare ad agosto la sentenza definitiva ma la tematica di base rimane interessante se non altro per ragionare sul complesso fenomeno della sessualità e di quanto erroneamente o scarsamente se ne discuta. Medicina inclusa.