Fondamentale è un migliore coinvolgimento della donna in politica
In un momento di forte turbolenza, economica, politica e sociale. In un momento come questo un gruppo di studiosi presenterà oggi 23 giugno alle 18 la proposta “Delle riforme”, nulla di più sentito e nulla di più necessario.
Anche io parteciperò per dedicare attenzione alle donne e al loro ruolo nel cambiamento del Paese, per cui non mancate.
Oggi più che mai credo nella necessità di una maggiore partecipazione di nuove forze, finora latenti alla vita sociale e politica del Paese.
Fondamentale allora un migliore coinvolgimento della donna in politica.
Credo che fare politica per una donna non significhi solo candidarsi, ma anche più in generale avere modo di impegnarsi quotidianamente per il miglioramento della società.
Se la politica ahimè come vedremo in questo pezzo rimane ancora un luogo da noi poco spesso frequentato -nonostante la presenza di figure importanti alla Camera, al Senato e al Governo-, nel sociale invece le donne italiane si affermano più che mai: ecco alcuni nomi Sofia Maroudia Chief of operations di ActionAid; Sabrina Florio Presidente di Anima (per il sociale nei valori d’impresa); Roberta Amadeo Presidente Associazione Aism per la lotta alla sclerosi multipla; Patrizia Rutigliano Presidente di Ferpi; Amanda Jane Succi Vicepresidente di Ferpi; Federica Penna responsabile comunicazione di WWF, per non parlare ovviamente di Flavia Marzano Presidente di Stati Generali dell’innovazione e Isa Maggi Presidente Nazionale di Business Innovation Center e Coordinatrice di “Sportello Donna” di Pavia nonché coordinatrice degli Stati Generali delle donne.
E penso anche a livello internazionale a donne come Anna Eleonor Roosevelt che sostenne e promosse le scelte e la linea politica del marito, il presidente Franklin Delano Roosevelt, nota come New Deal. Si impegnò attivamente durante tutta la sua vita nella tutela dei diritti civili, e fu tra le prime femministe, nonché un’attivista molto impegnata alla quale va il merito di aver avuto un ruolo importante nel processo di creazione delle Nazioni Unite.
Ma veniamo al nocciolo della questione:
Italia paese di 60 782 668 di anime censite al 2014 dall’Istat, 31 298 104 di donne.
Eppure la presenza delle donne in politica è ancora molto bassa. Troppo.
Idem la presenza delle donne al vertice. Idem la presenza delle donne che studiano politica.
In uno studio del 2010 Cittalia evidenziò che Il numero di comuni amministrati da sindaci di genere femminile non raggiunge il 10%, scendendo addirittura al di sotto del 5% nei comuni del sud Italia e sotto al 4% per la fascia di comuni di maggior dimensione demografica, situazione che Cittalia ha definito “di imbarazzante sottorappresentazione delle donne”.
Tra le varie testimonianze che ho raccolto sul caso quella di un esperto di formazione, secondo cui si tratta più di un problema di visibilità che di percezione: <<molte donne sono influenti e poco note ai più. Sono più nei ruoli tecnici che politici. Andrebbero raccontate di più loro e meno le solite per quanto importanti>>
In realtà il gap invece esiste e come è un gap di reddito, di presenza (ossia numerico), di ruolo, situazione che ha ben descritto il noto economista Francesco Grillo: <<Io credo che finora alla presenza delle donne in politica italiana ( il 30 per cento dei parlamentari e il 40 per cento dei ministri lo è ) sia mancata la carica rivoluzionaria che ci si aspetta dall’emergere di una nuova – direbbe qualcuno – “classe” sociale. Forse perché è stata un’emersione estero diretta . La rivoluzione doveva essere fatta di visione e pragmatismo superiore , di problemi risolti e di cambiamento . È una grandissima opportunità che finora abbiamo solo parzialmente colto . Ed è un invito a fare di più e senza chiedere permesso a nessuno >>
La disparità quasi atavica genera un attrito che crea sofferenza. La situazione che ci racconta una nostra wister è di forte malessere delle donne soprattutto nel profondo sud dove la reputazione di una donna in politica e nei ruoli apicali è fortemente deformata da luoghi comuni e pregiudizi negativi del tipo <<mummurìando (mormorando) “cu sapi cu c’è d’arreri.”ossia “Chissà chi la manda, che vuole fare, dove vuole arrivare.”
E capisci che a restare quassu’ ci vuole incoscienza non coraggio. … non tutto è perduto ma
È solo molto, troppo, faticoso..>>
E veniamo a me penso che ci sia qualcosa che non vada in generale nel sistema professionale oggi: ancora poca meritocrazia e poca equità tra uomo e donna, pochi strumenti che consentano una maggiore facilitazione della donna nel partecipare alla vita politica e nel fare carriera, ma se non rinunciano le donne faranno un passo avanti.
Pensiamo ad esempio alle forti differenze nella legge elettorale regionale che in alcuni casi ha portaro all’assenza di donne elette nel Centro Sinistra in Puglia.A tal proposito la Presidente Sgi Flavia Marzano dichiara:<<doppia preferenza di genere dovrebbe diventare obbligatoria>> e Magda Terrevoli aggiunge:<<la doppia preferenza e’ un pezzo del cambiamento, ma il pezzo più importante e’ una nuova gestione delle liste e della presenza delle donne nelle liste>>.
Sono argomenti scomodi ma necessari se vogliamo innovare.
Il prossimo 23 Giugno alle 18 alla Camera dei deputati parlerò di una esigenza di riforme in politica, tra cui quella di una maggiore presenza delle donne.
L’Incontro si svolgerà alla Camera dei Deputati in occasione della presentazione del libro del dottorato politico 2014 Iassp a cui ho partecipato “delle Riforme” e in apertura del nuovo corso di studi, spero davvero che più donne intraprendano un percorso di studi come lo Iassp per carriere diplomatiche e politiche nel nostro paese, perché l’Italia possa essere alla pari degli altri Paesi del Mondo.