“Le donne di don Salvo”, rientra in una nuova collana di letteratura al femminile, che racconta la vita e la forza delle donne di oggi e di sempre
Teresa Petruzzelli ha presentato “Le donne di don Salvo” (Ed. Progedit) alla libreria di Maria Laterza di Bari, dialogandone con l’editore, Gino Dato, e Roberta Paraggio, autrice della foto di copertina..
Un libro nato per fasi. Infatti, oltre il periodo di documentazione della scrittrice anche con incontri ed interviste a sacerdoti noti, ma anche agli uomini rinchiusi in carcere, durante un’altra presentazione è stato letto qualche brano prima ancora della sua stampa e poi, in un incontro, sempre presso la libreria Laterza, con il pubblico c’è stata una specie di anteprima, scegliendo insieme la copertina, della fotografa presente a questo incontro, ed il titolo con vari passaggi e attraverso un consenso di pubblico, per giungere finalmente stampato nella versione definitiva a questa presentazione.
I libri di Teresa hanno tutti quasi una consequenzialità, infatti alcuni personaggi, evolvendosi, trasmigrano da un libro in un altro, maturando. Il vero personaggio del libro è “la luce della città di Bari”. Specialità dell’autrice è il far diventare tutti i personaggi, attori principali con delle caratterizzazioni ed umanizzazioni non comuni di persone comuni, che certo si possono incontrare tutti i giorni nella quotidianità e nei quali specchiarsi in varie sfumature. Emarginati ? No gente comune con problematiche di tutti noi, magistralmente pennellate dalla penna di Teresa Petruzzelli, che del suo vissuto nel sociale ne trae la forza.
“Le donne di don Salvo”, rientra in una nuova collana di letteratura al femminile, che racconta la vita e la forza delle donne di oggi e di sempre. Protagoniste, dirette ed indirette, le donne con le loro storie, le loro emozioni, il loro coraggio. I temi riguardano essenzialmente la vita, la morte ed i sentimenti. Il nuovo libro di Teresa Petruzzelli racconta le vicende di quattro donne dalle storie annebbiate, confuse.
Don Salvo aveva riaperto la casa lasciatagli dalla nonna molti anni dopo. Lo aveva fatto con un progetto che lo infuocava da sempre, un obiettivo che gli faceva superare le avversità.
Quella casa era abitata da donne: Lucia, Lara, Fathà e poi Petunia. Donne che abitavano quella casa ormai da anni o solo di passaggio e dove “non ha nessuna importanza da dove proveniamo, tanto chi siamo davvero non lo sapremo mai”. Le loro storie annebbiate, confuse, in bilico tra bene e male, tra odio e amore.
Salvo Petruzzelli era il suo nome (lo stesso cognome dell’autrice perché lei si identifica in questa figura): un prete, un uomo perfettamente in grado di muoversi tra i depistaggi della vita, in una sospensione consapevole, in cui si riceve tutto, anche il marcio. Viene però tratteggiato non nella sua veste spirituale. Non possiede le donne, ma ne viene posseduto dalle loro storie.
In una omelia sancì che Dio è tra i nostri frammenti, che dobbiamo raccogliere affinché non si disperdano nel nulla. Accusato dai detrattori, amici delatori, politici di essere freudiano, anarchico, con una fede soggettiva e, non ultimo, puttaniere che millantava la redenzione in cambio di sesso da preti. Ma lui era lì, nella casa dove le emozioni si alternavano come altalene in un bosco abbandonato spinte da un vento irrazionale: dalla paura, dall’ inutilità, dalla gioia dei ricordi, dall’ angoscia per il futuro, dal gusto per l’arte di cui le donne sono portatrici sane.