La malattia di Parkinson colpisce uomini e donne in maniera diversa
I primi sono i più colpiti e le seconde invece reagiscono peggio alle medicine utilizzate per frenare la malattia.Infatti per le donne compaiono quei movimenti involontari che sono gli effetti indesiderati del farmaco più utilizzato per tenere sotto controllo i tremori tipici della malattia, la levodopa. Di qui la necessità di appellarsi ad una medicina di genere.
Inoltre nei maschi a farne le spese sono soprattutto le capacità di comprensione e di ragionamento, mentre nel genere femminile sono più frequenti ansia e depressione.
‘Parkinson e disparità tra uomo e donna nella buona salute e nella cura è stato il tema di un convegno organizzato a Milano dall’Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano e dalla Regione Lombardia. Titolo: “Tutta cuore e cervello –”.
Afferma Barbara Garavaglia , direttore dell’unità di neurogenetica molecolare del “Carlo Besta” e responsabile del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità “La maggiore frequenza degli effetti collaterali dei farmaci è una conseguenza del limitato numero di donne coinvolte nella sperimentazione clinica delle nuove terapie, che porta a non conoscere tutte le conseguenze dell’uso dei farmaci in entrambi i sessi.”
Ciò che è preoccupante e meraviglia è l’apparizione del Parkinson in età giovanile.
Di recente si è tenuto un convegno a Milano ”Il Parkinson giovanile esce dall’invisibilità” organizzato da A.I.G.P. Onlus e Intribe, nel quale sono stati presentati i risultati dell’indagine “Le disAbilità invisibili: focus sul Parkinson giovanile” realizzata da InTribe per dare nuova rilevanza sociale alle persone affette da questa patologia cronica
Per capire un giovane parkinsoniano dobbiamo metterci nei suoi panni, capire come il tempo scorra in modo diverso dopo la diagnosi (https://www.youtube.com/watch?v=0GgO7eaJaQk), come sia pesante il momento della diagnosi (https://www.youtube.com/watch?v=LnDWt10Maf8) e quanto possa essere difficile, a volte, svolgere i piccoli gesti quotidiani, che compiamo senza neanche pensarci: allacciare i bottoni della camicia, pettinarsi, scrivere, camminare.
Il Convegno, tenutosi a Milano con il Patrocinio del Ministero della Salute e del Comune di Milano, ha posto l’accento su questi aspetti, molto spesso sottovalutati da chi vive attorno al giovane parkinsoniano e anche dai medici. Per questo motivo l’indagine svolta da InTribe è stata categorizzata nell’ottica del malato, non del medico, per creare un primo strumento diagnostico nella comprensione del dolore dei malati, un dizionario che consenta una più facile lettura di come le patologie croniche vengono vissute, percepite e condivise dalle persone affette dalle patologie stesse.
Il concetto d’invisibilità assume, in questa analisi, una triplice faccia:
1. Invisibilità come incomprensione da parte della società.
2. Invisibilità come omertà, scudo della famiglia attorno al malato o malato che si nasconde
3. Invisibilità, agli occhi dei medici, della persona nascosta dietro la patologia