Illuminare le donne nel loro ruolo storico con eventi culturali come le mostre.
L’arte di parte
Illuminare le donne nel loro ruolo storico, riscoprendone le vicende, per noi lontane. Perché, come dicono storiche come Ottavia Niccoli – che in Rinascimento al femminile (Laterza) ha raccontato sette donne del Cinquecento – stendere le biografie di donne sinora poco o nulla conosciute è fondamentale per comprendere periodi e ambienti del passato (suvvia, basta con guerre e generali!).
Due brillanti designer milanesi ci sono riuscite, trasformando l’interesse storico per una possibile riscoperta di nostre lontane progenitrici in un felice connubio di arte antica e creatività contemporanea. Cristina Magliano e Rezzonica Castelbarco hanno pensato a una collezione di lampade fatte per illuminare con eleganza e risvegliare suggestioni e curiosità. Punto di partenza le espressioni e le movenze femminili, fermate sulla tela da Pietro Rotari, pittore del XVIII secolo, su cui hanno imbastito racconti che oltrepassano con arguzia tutta settecentesca le difficoltà di ricostruzione storica delle protagoniste femminili del nostro recente passato. Prendendo spunto dalla diversità di vesti e lineamenti, segno di dissimiglianza di eventi storico-biografici delle protagoniste, le designer milanesi hanno voluto richiamarsi alla preziosa eredità del Secolo dei lumi, dare un’identità e una suggestiva ambientazione ad alcune fra le tante donne anonime del passato, che ci parlano ancora soltanto con gli occhi, dalle tele di pittori moderni e contemporanei. Narrare una storia e costruire un oggetto a partire dal fascino del passato è un esempio emozionante di creatività femminile, che valorizza la tradizione artistica e, nello stesso tempo, inventa qualcosa di nuovo, stilisticamente impeccabile e tecnologicamente avanzato.
Ritrovare le tracce di sei donne sconosciute in oggetti originali che coniugano arte e design. Eccole: Ceschina, la ragazza madre che fonda una comunità per ragazze povere… Giuseppina che sfoggia abiti maschili e vuol conoscere gli Enciclopedisti a Parigi. La coraggiosa Felicita che difende il diritto all’istruzione delle donne davanti a una Zarina… Maria Adelaide, appassionata di scacchi e fan di Bonaparte. Leontina Barbacan ha invece conosciuto Casanova e Mozart e Angiola Scarpati è la femme fatale per cui si è svolto un drammatico duello… non potevamo non farvele conoscere, care lettrici di Dol’s. Potete seguire il progetto di Magliano e Castelbarco sulla pagina Facebook Donne Illuminate. Sul loro sito troverete anche le foto che ne documentano i processi produttivi. Se siete a Milano, potrete andare a conoscerle di persona in via Nirone, vicino a Corso Magenta.
Le abbiamo scoperte in una galleria d’arte milanese, la ARCgallery di Antonella GIovenzana, in via Sottocorno 7, che il mese scorso ha promosso un’esposizione dal titolo Progetto donne, a sostegno del lavoro della Fondazione Pangea Onlus per le donne in Afghanistan e India. Ne siamo state attratte e interessate per il tentativo di ricavare, esponendo opere di dieci artiste italiane, una riflessione ampia sul tema della femminilità. Segno che il legame fra donne e arte sta ricevendo sempre più attenzione. Ugualmente stimolante, lo scorso anno, era stata la mostra sull’arte femminile degli anni Settanta presso lo Spazio Tadini, sempre a Milano in via Jommelli 24, dove in questi giorni – pur così intensi, a proposito non dimenticate che sono iniziate le Women’s Week all’Expo! – non potete perdervi Le scarpe da mangiare con gli occhi, una vivace stralunata esposizione di Carla Foca.
E a proposito di sguardi femminili, un’ultima segnalazione. A Bergamo abbiamo visto un paio di testimonianze dello stesso spirito creativo – produttivo, autenticamente femminile, che speriamo possa animare la desiderata rinascita del nostro Paese. A margine di una mostra alla Gamec di Bergamo (Palma il vecchio. Lo sguardo della bellezza, fino al 12 luglio), nella quale si possono ammirare capolavori provenienti dai maggiori musei e collezioni del mondo, l’intelligenza di Massimiliano Capella e la passione di Mara Bertoli sono alla base della realizzazione degli abiti indossati dalle affascinanti protagoniste dei dipinti in mostra, con i loro bei colori crepitanti e le fogge lussuriose. Gli sguardi della giovane donna in abito blu e quello della “Bella” ritratta nel 1518 possono ammaliarci e tornare a ispirarci, in eventi culturali come le mostre, non solo suggestioni emotive, ma concreto e plastico spirito di rinnovamento creativo. Un esempio: una gioielleria di Città Alta, la Brivio, ha prodotto ed esposto nel Bookshop del museo una linea di gioielli ispirati all’arte di Palma. Ben vengano i cosiddetti gadget delle mostre, ma non sarebbe ora di piantarla con segnalibri e calamite? Noi ne abbiamo il frigorifero pieno, e voi, quanti libri leggete?
Segnalateci altre iniziative in cui brilli lo spirito e l’originalità femminili, e si riscopra una genealogia culturale illustre come quella dell’illuminismo, uno dei periodi storici in cui le donne, illuminate, ebbero una parte davvero importante. Il ruolo creativo delle donne è centrale per la costruzione di un futuro migliore.
Scriveteci a lartediparte@gmail.com, attendiamo vostre segnalazioni e idee.