Tra superstizioni, leggende e dicerie.
di Sandra Berriolo
Le piante nei secoli sono state spesso accompagnate da superstizioni, leggende e dicerie ed il basilico non fa eccezione.
Non tutti nell’antichità potevano venire in contatto con la pianta di basilico: nel Medioevo per raccoglierlo si doveva essere puri ed astenersi da contatti con esseri considerati impuri, quindi anche con le donne nei giorni critici. Secondo molti testi il basilico era usato dalle streghe, insieme a belladonna e digitale, per prendere il volo.
Abbandonate così importanti velleità, pensiamo sia oggi interessante annotare, tratta dagli stessi ricettari, una Pozione per mantenere la giovinezza: si raccoglie in una notte di plenilunio un ramoscello di anice carico di frutti e se ne fa un succo. Si aggiunge poi succo di arancio, filtro di basilico, centaurea tritata e mescolata con vino resinoso e sangue di civetta, infuso di iperico. Si mescola e si aggiunge mezzo litro di succo di assenzio. Se ne prende un cucchiaio al giorno. Inoltre la pozione va tenuta in un recipiente di coccio accanto al letto per respirarne gli effluvi.
In realtà gli intrugli di quelle strane signore erano molto simili a quelli della medicina ufficiale. L’uso delle erbe derivava da saperi popolari e rurali che gli stessi dotti conoscevano ed utilizzavano con l’autorevolezza e la credibilità attribuite tuttavia solo a personaggi di fama e naturalmente di genere maschile. Le pratiche magiche erano riservate ad alcune persone, in genere donne, che le avrebbero tramandate ad una donna più giovane nel momento opportuno. Erano spesso proprio le donne del mondo rurale a fare gli esperimenti terapeutici con le piante, prendendone in considerazione non solo il valore simbolico ma anche i principi attivi medicinali. Questa volontà e capacità dell’uso medicinale delle erbe non conosce frontiere e classi sociali. Nel Medioevo presso gli ordini monastici l’erboristeria trovò ampio sviluppo; sorsero orti botanici entro le mura dei conventi e nacque la medicina dei semplici. Nei cenobi femminili una delle prime regole fu proprio quella di dedicarsi, oltre che a tessitura, miniatura e canto, anche alla medicina. Il basilico è fra le erbe curative consigliate da Santa Ildegarda, la monaca tedesca detta la Sibilla del Reno, nata nel 1098, che nel 1130 fece costruire un convento femminile appunto sulle sponde del Reno; molti potenti la interpellarono (Barbarossa, Enrico II d’Inghilterra, Eleonora d’Aquitania, papa Anastasio IV) e molte delle sue intuizioni sono oggi alla base della medicina omeopatica.
Caterina Sforza (negli Experimenti) inserisce il basilico fra i componenti della sua acqua celeste insieme a ginepro, cannella, rose bianche e rosse, anice, incenso, sambuco, noce moscata, salvia, menta, rosmarino, garofano.
In Afrodita Isabel Allende segnala come il basilico sia compreso in una lista di erbe proibite, in quanto afrodisiache, presso il convento delle Sorelle Scalze dei Poveri in Cile.
Ne troviamo conferma in una tradizionale pozione erotizzante delle streghe europee: prendere cannella, lavanda, rosmarino, basilico, steli di calamo e farli bollire in due pinte di acqua piovana in una pentola di coccio coperta da un piatto, per 15 minuti. Filtrare con la juta e versare il decotto in un bagno di acqua calda in cui vi immergerete per 15 minuti. Pelle e mucose saranno stimolate da un formicolio piacevole ed elettrizzante.
L’uso dell’Ocimum (nome scientifico della specie) come terapeutico a favore della salute delle donne è ugualmente noto dal tempo dei tempi. Plateario riprendendo il Tractatus de herbis di Dioscoride scrive: e lo stesso Dioscoride ne dice: ” Infatti ancor oggi è indicato come pianta lattagoga ed ecco una ricetta della moderna fitoterapia per aumentare il latte: 15 gr foglie di basilico, 15 gr semi di avena, 10 gr anice verde, fiori e foglie di borragine e galega. Preparare mezzo litro di infuso e berlo durante la giornata. Nelle Filippine ancor oggi le donne al termine della gravidanza usano tisane di basilico per indurre il travaglio.”
In erboristeria si trova una ricetta tradizionale contro l’isterismo (da sempre disturbo attribuito in prevalenza alle donne): fare un infuso di 20 gr di basilico e 50 gr di semi di coriandolo in un litro di acqua bollente per 20 minuti da bersi durante il giorno, a tazzine.
Il basilico è anche protagonista di tradizioni folkloristiche legate alla donna.
John Middleton nel 1987 ha osservato che gli Swahili di Lamu, zona costiera dell’Africa orientale, coltivano rose rosse e gelsomini, seguendo una forte influenza islamica, indiana e indonesiana. Essi creano poi composizioni di petali di rosa Bourbon e gelsomino su di una base di foglie di una varietà di Ocimum che vengono portati dalle donne fra i capelli e appuntati sul petto o tenuti sotto il cuscino.
Per venire più vicino a noi: in Basilicata le donne un tempo ponevano un rametto di basilico sul petto per indicare la disponibilità in amore e invece sulla testa per indicare che erano già accoppiate. De Gubernatis riporta una somigliantissima tradizione delle donne di Chieti: le ragazze portavano del basilico sul petto o in vita (forse come emblema di castità o verginità), le donne sposate lo portavano sulla testa. Indicava invece segno di disprezzo se il fidanzato ne regalava un po’ all’amata. Ci piace terminare con l’amicizia femminile rammentando un’antica usanza siciliana secondo la quale una pianta di basilico veniva scambiata fra donne e ragazze il 24 Giugno, per San Giovanni, come segno di comparatico.
Tratto da Il Libro del Basilico (Ed Delfino Moro, 2003)
1 commento
Sarà che mi piacciono le piante e che da sempre sono affascinata dalle storie e dalle proprietà delle piante, trovo questo articolo interessante e ricco di informazioni stimolanti…grazie per queste piacevoli pillole di informazione.