Molti di noi hanno vissuto o vivono, durante la propria esistenza, vari momenti in single.
Come quando ero piccola, non pochi anni fa, ancora ci si continua a meravigliare e a provare sia curiosità che diffidenza verso coloro che decidono o subiscono una vita in solitaria.
Molti di noi hanno vissuto o vivono, durante la propria esistenza, vari momenti in single.
Sarà capitato ai più di incontrare amici o parenti che, con spirito di counselling battendo la spalla hanno usato, come frase consolatoria:
-Stai tranquilla/o in giro c’è sicuramente la persona giusta per te, non avvilirti, si tratta solo di aspettare il momento giusto! –
Senza pensare a tutte quelle madri ansiose che si lasciano scappare l’infelice, apocalittica previsione che suona spesso come una minaccia:
– Rimarrai zitella!
Oppure:
– Non troverai mai una donna che sia come la tua mamma!-
A seconda del genere dei figli.
Questa corsa all’accoppiamento forzato nei confronti di chi tralascia di confermare ed affermare la propria singletudine, spesso felice ed appagante, finisce col ghettizzare anche le persone più soddisfatte della propria indipendenza, delle proprie libere scelte in una totale autorganizzazione di vita, schiacciandole in una categoria di poveri malati di una malattia vissuta come appestante.
Sei un single o una single? Sicuramente un motivo ci sarà, forse il carattere, l’incapacità di relazionarsi positivamente o addirittura la poca seduttività che allontana l’accasamento.
Bisogna a tutti i costi trovare una motivazione ad una vita da soli.
Nel mio lavoro vedo ogni giorno parecchie coppie scoppiate che stanno insieme per pura convenienza o paura di dover ricominciare. Molti di loro, se potessero e non avessero lacci e vincoli vari sarebbero ben felici di proseguire una vita da soli, decidendo del proprio futuro senza trattare e mediare quotidianamente con qualcun altro per qualsiasi cosa, dalla scelta delle scarpe a quella della lavatrice.
La vita di coppia non è sempre idilliaca e facile così come la vita da single non è sempre triste e deludente. Vero è che la situazione del singolo non è, nell’ambito sociale affatto semplice: se frequenta amici accoppiati viene visto come una possibile minaccia per la solidità dei rapporti consolidati delle altre coppie o con una certa invidia per le sue possibilità di scelta che altri non pensano di avere più, se frequenta single può finire in un gruppo che ricerca incontri patetici, non sempre appaganti né desiderabili.
Ci sono ragioni culturali molto antiche che vedono nella vita a due la realizzazione completa della persona, quelli che decidono invece di affrontare in autonomia totale la propria esistenza non sono alieni di cui diffidare.
Non hanno né una vita vuota o triste, ma tanti interessi, tanti amici e tante occasioni.
Se il single è donna meglio se non trascorre il tempo a scusarsi con gli altri del suo stato, le “zitelle” ottocentesche sono fortunatamente un velato ricordo, attenti invece che la convinzione di poter fare tutto da sole non diventi un motivo di depressione che fa perdere il senso della realtà.
I luoghi di vita possono offrire reti di sostegno, si possono incontrare tante persone impegnate nelle stesse attività, amicizie con interessi comuni che interrompono senza violarla, la desiderata solitudine.
Esiste in molte realtà anche il co-housing, interessante esperimento per combattere il negativo isolamento che non ha niente a che fare con la vita da single.