Cosa impedisce veramente alle donne di progredire nella loro carriera?
Da diversi anni ormai si fa un gran parlare di Diversity per parlare anche di maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro soprattutto “ai piani alti”, di Leadership al femminile che dovrebbe portare nelle aziende l’ approccio di accoglienza ed organizzazione (time management) che – sembrerebbe – ci contraddistingue. Ma cosa ci impedisce veramente di progredire in questo senso? La nostra cultura: quell’insieme di conoscenze e di pratiche acquisite che vengono trasmesse di generazione in generazione. Così immediatamente molte donne puntano il dito verso gli uomini colpevoli di maschilismo, che ancora oggi guardano alle donne come al sesso debole, che le vorrebbero solo madri e mogli custodi del focolare. Allargando un po’ lo sguardo, curiosando qua e là fra i messaggi legati al femminile, troviamo dell’incredibile: avete mai provato a cercare un sinonimo della parola femminile? Ecco alcuni esempi di ciò che esce se clicchiamo al PC il tasto sinonimi: debole, fiacco, muliebre, snervato, dolce. Provare per credere!! Ma non è finita qui. Nel corso della mia ultra-decennale attività di consulente aziendale per lo sviluppo delle risorse umane e in particolare per la crescita (carriera) delle donne, il primo, maggiore scoglio, di solito lo trovo proprio nelle donne. Donne che, inconsapevolmente, ancora restano sposate con quei pensieri “limitanti” che appunto arrivano dalla cultura acquisita. Pensieri che arrivano da una cultura maschilista che le condizionano nell’approccio al lavoro, nella relazione di coppia e nell’educazione dei figli. Quante volte, dentro di noi, risuonano frasi come “dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna” “le donne si realizzano nella maternità, gli uomini nel lavoro” “un ufficio con tante donne rischia di diventare un pollaio” “noi donne siamo complicate” … E cosa succede, quindi, quando proprio noi donne pensiamo da uomo. Nei processi di selezione preferiamo gli uomini perché non faranno assenze per maternità, perché potranno dedicare più ore al lavoro invece di dover tornare a casa ad accudire i bimbi o pensare alla cena; ai nostri figli diciamo frasi come “queste sono cose da uomini, non sta bene che una bambina …” “tu devi essere protettivo nei confronti delle bambine” dalle bambine ci facciamo aiutare nei lavori domestici perché “è ovvio e naturale” e nei confronti dei maschietti troviamo mille “scuse” per esonerarli, soprattutto nelle mansioni di pulizia! E così diventiamo proprio noi, in definitiva, complici e responsabili di una parità che tarda ad arrivare, di una cultura difficile da cambiare. Noi le prime inconsapevoli responsabili del rallentamento della nostra carriera.