Il rapporto con il cibo è sinonimo di accettazione e di cura del proprio corpo; in fondo siamo quello che mangiamo e chi ci nutre definisce un po’ quello che è dentro di noi.
Senza fretta, oggi sento il desiderio di cucinare. Questo mi deriva da un piacere di rimescolare , assaggiare, condire, manipolare e infine nutrire.
Già, il desiderio di nutrire è innato e procura la condizione di creare un gusto in chi deve comunque mangiare.
Se mi preparano le lenticchie, io so già come la mia giornata dovrà andare, forse con poche difficoltà, ma neanche tanto brillantemente.
Il cibo acquista un significato e ci fa sentire bene o appesantiti, addirittura nauseati , a seconda di come lo assorbiamo.
I fruitori si possono anche riservare di mangiarlo, ma in genere sono poco liberi di scegliere.
Il rapporto con il cibo è sinonimo di accettazione e di cura del proprio corpo; in fondo siamo quello che mangiamo e chi ci nutre definisce un po’ quello che è dentro di noi.
Senza un minimo di dubbio, il cucinarlo acquista un significato ben più chiaro quando si prepara per un lui,o lei che si fanno cucinare.
Cucinarlo supera la funzione evocativa del linguaggio per entrare in un aspetto pervasivo della persona, ma tutto dipende da quanto ci si applichi nel farlo .
Non devi essere frettoloso e, assaporando ogni fase, devi partecipare alla preparazione con un senso di grande piacere e immaginazione. Ogni tappa va rispettata ,perchè ti svela quanto quella persona possa essere importante per te.
La trasformazione è un possibile risultato, ma puoi anche bruciare tutto o non cucinarlo affatto e ritrovarlo duro e irrigidito sul fondo del tegame.
Prima di iniziare devi pensarci bene : con poca fantasia e immaginazione , non potresti produrre che un semplice bollito!
E’ iniziato tutto, quando ci siamo conosciuti e, sin dal primo istante, ho intuito come sarebbe stato carino cucinarlo, e che questa volta sarebbe riuscita una cosa davvero specialissima.
Ho pensato di prendere tutti gli ingredienti e di fare i tortelli di zucca. Si , proprio i ravioli della nonna, quelli che si facevano per le feste e portavano via una lunga preparazione con tutta la farina tra le mani ,e, alla fine una bella palla di pasta da stendere sul tavolo.
Stendere la pasta, dopo averla manipolata e poi passare alla macchina per rendere la sfoglia sottile e delicata, finalmente tagliare e riempire con il dolce ripieno, un pizzico di noce moscata e un po’ di pepe .
E’ il momento più delicato, quello del prenderle il tortello tra le mani e con il giusto arrotamento sul dito , chiuderlo in un tocco.Il calore delle mani deve essere appena sufficiente a rendere la pasta morbida e malleabile, al contrario, una mano emotiva o troppo sudata potrebbe rovinare tutto.
Disporre ad uno ad uno, spostare dal canovaccio al vassoio ed infine, attendere un giorno per l’indurimento della pasta , lascia tutto il tempo per organizzare come mangiarli.
Il resto sarà solo una rivelazione di tutta questa meravigliosa preparazione.
Il senso mistico della trasformazione è impresso nel momento in cui si svolge la preparazione . Accanto alla possibile riuscita c’è solo la tua abilità di congeniarlo.
Chi si fa cucinare? L’incredibile varietà delle tipologie di caratteri impone una selezione ben precisa e, cosa meglio della varietà culinaria ci sarebbe per una scelta esclusiva per ognuno di questi?
Una marmellata è anche un bel modo di nutrirlo tutti i giorni al mattino, su un buon pane tostato con un filo di burro….per un abitudinario!
Un biscotto al cioccolato con cannella e peperoncino da intingere nel vino…per uno tutto da godere!
Un’anatra all’arancia da marinare in tre notti e poi servire con un buon rosso a 15 gradi….perun bel pezzo di antiquariato !
Un bel roast-beef in crosta, “tutto da scoprire poi”…per la cena del fidanzamento ufficiale, con mamma e papà e relativi consuoceri .
Il fenomeno creativo è puro, solo orientato dal senso del piacere di raggiungere il risultato , non può mai essere illusorio, lo leggi nello sguardo luminoso, nell’armonia del proporsi all’altro e sicuramente nella felicità di sentirsi spostati verso un obiettivo concreto, legato al soddisfacimento del corpo , come il nutrirsi.
Nutrirsi di qualcosa che” non è buono” è possibile, ma non sopportabile per molto tempo. Eppure quante volte siamo davvero capaci di regalaci un pranzo piacevole, sempre per motivi di tempo o denaro, tentiamo a superare il fastidioso senso della fame con il primo pezzo di cibo che capita?
Il corpo soffre costantemente di questa mancanza di piacere e manifesta fame e senso di ricerca, fino al disagio fisico, ma non ha chiara la possibilità di vero soddisfacimento finchè non si presenterà qualcosa che ti viene offerto da qualcuno.
L’essere così scoperti dal punto di vista del benessere può creare fantasmi difensivi , che spostano la partecipazione alla vita nell’immaginario e caricano la componente emotiva sul fronte ansiogeno.
Il cucinarlo e nutrirlo serve proprio a far “abbassare la guardia” e ridurre le difese della persona nel lasciarsi andare al senso del piacere e dell’essere condotti dall’altro.
L’ebbrezza del corpo vivifica l’ideazione e proietta orizzonti futuri di ritorno al benessere …ma se fosse stata una vera Circe, sarei davvero cosi felice?
Maria Paola Simeone, ginecologa, sessuologo clinico, ha creato il primo servizio pubblico di sessuologia in italia, nella Asl a Bari, per la prevenzione della violenza, per accompagnare le donne nei riti di passaggio della vita dall’adolescenza alla menopausa; lavora nelle scuole per i corsi sull’affettività e sessualità e per la consapevolezza nella comunicazione virtuale; si occupa di adolescenza, menopausa, problemi di coppia, di identità di genere, di dolore pelvico.
E’ membro della FISS (Federazione di sessuologia) e dell’EFS (Società Europea di Sessuologia) e dell’ESSM (Società di Sexual Medicine).
Partecipa ai convegni internazionali e alla ricerca in ginecologia e sessuologia. Autrice del libro ”l‘intimità perduta, oltre la sessualità alla ricerca dell’eros” Europa edizioni