Fare la videoreporter vuol dire avere uno sguardo privilegiato sul mondo.
Conosco Maria Zuppello da molti anni. Anche se è nata a Roma, è stata spesso a Milano, dove ha cominciato la sua attività di videoreporter con SeiMilano.
L’ho ritrovata sposata, senza figli e con residenza in Brasile e da lì collabora con molte testate internazionali come videogiornalista freelancer, coprendo il Brasile e l’America latina.
Cosa vuol dire fare la videoreporter? Lavori più dal Brasile o più sull’Italia? Su quali giornali pubblichi?
Vuol dire avere uno sguardo privilegiato sul mondo. Dal di dentro. Nei meccanismi non sempre piacevoli che regolano paesi, culture e istituzioni. Vuol dire dare voce a chi voce non ha e visibilita’ ai piu’ deboli. Non mi occupo mai di Italia a meno che i fatti non si intersechino con quelli sudamericani. Collaboro con The Guardian, The Economist, Agence France Presse, Associated Press, RSI (radiotelevisione svizzera italiana)
Sei stata in molte parti del mondo. Quale ti è rimasta più impressa?
Amo i Mari del Sud. Dalla Polinesia francese a Samoa non c’e’ isola di quella parte di mondo che non abbia lasciato dentro di me una memoria, un sapore, un profumo.
Ci racconti dell’Artide? Eri l’unica donna? E se sì, come mai?
Sono stata sia in Antartide che in Artico. In Antartide sono stata la prima videogiornalista italiana. Ma c’erano altre donne, scienziate, ricercatrici, membri della logistica. Non conta essere uomo donna in queste terre estreme, ma avere un profondo rispetto per quei luoghi e conoscenza dei loro pericoli.
Verso quale paese adesso stai progettando di andare.?
Vivo in pianta stabile in Brasile dal 2007. Al momento non ho viaggi in programma. L’unica certezza sono le Olimpiadi del 2016 che si terranno per l’appunto a Rio de Janeiro
Torni spesso in Italia? Nostalgia o in Brasile si sta meglio con più opportunità?
Una volta l’anno. Amo il mio paese e chiaramente mi manca ma la nostra generazione ha imparato ad essere cittadina del mondo. Quindi mi piace stare in Brasile che mi ha permesso di cominciare a collaborare con media internazionali. Gli debbo dunque moltissimo.