Lei sognava di fare la divulgatrice scientifica. Lui, prima il macellaio, poi il camionista, infine l’ ingegnere biomedico. Oggi, dopo due anni di ricerca, sono riusciti a fondare Feelstep, la start up che punta a migliorare la vita dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson.
da tipitosti.it
Si tratta di Alessandra Pacilli (PhD in Scienze Tecnologie e Misure per l’Ingegneria e lo Spazio all’Università degli studi di Padova), nata a Foggia nell’85 e di Eduardo Palermo (PhD in Ingegneria della produzione Industriale alla Sapienza di Roma), di Avellino, classe ‘83, tutti e due laureati in Ingegneria biomedica. Con l’aiuto del professore Paolo Cappa, romano, del ‘56 hanno sviluppato un algoritmo particolare. “Serve – spiegano Alessandra ed Eduardo – per studiare la qualità del passo del malato che, per esempio, tende a bloccarsi quando è costretto a girarsi e interviene per migliorare la sua mobilità. Funziona attraverso mini sensori da posizionare sulle caviglie. I sensori capiscono quando il paziente sta camminando e, tramite un auricolare, regolano il suo passo emettendo una serie di bip. Sono inoltre in grado di inviare i dati al medico curante. Ora stiamo lavorando all’ingegnerizzazione del prodotto e abbiamo già condotto prove su malati di Parkinson. L’idea è nata al termine del nostro percorso di dottorato. Abbiamo fatto ricerca nel campo della analisi del movimento e, vedendo gli effetti positivi che derivano dall’interazione di ingegneri e medici in questo campo, ci siamo chiesti se ci fosse un modo per aprire questo settore al maggior numero di persone possibili”.
Cosa è stato particolarmente difficile?
“Di sicuro – replicano – svestire per un po’ i panni dei ricercatori ed entrare in un’ottica orientata al business. La ricerca ti insegna a fare ogni cosa in maniera estremamente accurata e riproducibile, ma questo ha costi piuttosto elevati. Per entrare nella vita delle persone bisogna offrire un prodotto molto affidabile, ma con costi contenuti, lasciando, comunque, un margine di guadagno a chi ha deciso di investire su di te.
Per Alessandra è stato fondamentale trascorrere sei mesi in Silicon Valley grazie al programma BEST, che, afferma “mi ha permesso di conoscere un campo nuovo, quello del business, di capire cosa sta succedendo nella culla del Rinascimento tecnologico e cosa si aspettano oggi le persone e gli investitori. Oltre al mindset della Silicon Valley, è stato fondamentale imparare a fare rete, conoscere persone.
Chi ha creduto subito in voi?
Subito lo Steering Committee del programma BEST, che ci ha dato la possibilità di volare in California, così come il Professore Paolo Cappa, guida del gruppo di Misure Meccaniche e Termiche della Sapienza di Roma. E poi, la famiglia, gli amici e i colleghi.
Quanto avete investito?
Due anni di ricerca, tante serate passate a lavorare. Il nostro Professore e il laboratorio di Misure Meccaniche dell’Università sono stati il nostro incubatore. Hanno investito tempo, infrastrutture e anche risorse economiche.
Ci spiegate in sintesi come funziona Feelstep?
Feelstep è una coppia di sensori per le caviglie o per i piedi, che aiuta le persone con difficoltà motorie a camminare meglio, usando dei particolari stimoli uditivi, e a tenere traccia della propria condizione fisica. La Scienza ci dice, infatti, che chi deve recuperare una data capacità, quella motoria, in questo caso, la recupera tanto più rapidamente, quanto più si esercita. Ecco, allora, che tenere traccia della qualità del cammino – e non solo della quantità – consente a queste persone di misurare gli effetti della propria terapia. Allo stesso modo in cui lo sportivo amatoriale si appassiona al proprio allenamento quando si accorge che, di giorno in giorno, le sue prestazioni migliorano, così il paziente sarà stimolato a muoversi di più vedendo che la qualità del suo cammino migliora con l’esercizio. Feelstep potrà essere usato tra le persone con problemi motori di origine neurologica. Quindi pazienti con malattia di Parkinson. Inoltre, con particolare riferimento a questi pazienti, Feelstep potrà essere uno strumento in più nella calibrazione della terapia farmacologica da parte del medico, che è una questione molto frequente.
E’ un sistema unico per monitorare la mobilità di questi pazienti?
Esistono altri sistemi simili, più complessi e più completi, destinati, però, ai medici. Il prezzo, infatti, si aggira su alcune migliaia di euro. Noi, invece, puntiamo a realizzare un dispositivo low cost , a misura di paziente. L’idea è piaciuta e non solo in Italia. Se in termini economici ancora non abbiamo riscontri, ci stiamo prendendo alcune belle soddisfazioni in termini di risultati raggiunti e riconoscimenti. E per fine settembre abbiamo altri progetti, di cui preferirei parlare tra qualche settimana. Siamo tenaci, stiamo andando avanti, cerchiamo di non perdere mai la pazienza. Ci sono giorni in cui ti ritrovi a dover risolvere tre o quattro imprevisti nello stesso momento. Ci salva l’ottimismo.
Digitale e salute: un settore su cui investire?
Digitale e salute è forse il trend attuale: giganti come Google, Qualcomm, Apple, IBM stanno investendo centinaia di miliardi di dollari (si stima 350 B$) nel settore dei cosiddetti Big Data e nella mobile health. L’obiettivo è interpretare una mole di dati che mai, prima d’ora, era stata disponibile, con lo scopo – uno dei tanti – di carpire informazioni che possano guidarci verso nuove scoperte nel campo della medicina e far migliorare la vita di molti malati.
I due hanno raccontato la loro esperienza durante #MeetSanofi