RACCONTAMI del tuo Incontro, della tua Storia d’amore intitolato con il nome della città che lo ha favorito
Prefazione
“I luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.” (James Hillman – L’Anima dei luoghi)
Se il mio primo libro ha voluto raccontare dell’intimità e del mondo perfetto da creare nelle relazioni per raggiungere una misconosciuta felicità, mi sento in obbligo di completare la mia trattazione sull’amore riportando una serie di incontri con storie di vita reali o immaginate. Sarete proprio voi a scrivere il testo di questo libro raccontandomi la vostra storia d’amore e riscrivendo il canovaccio della vita futura, proprio ricollocandovi nella vostra storia, vissuta o immaginata. Se non si ha mai il tempo di pensare a qualcosa che è accaduto o di immaginare quello che si desidera, questa è l’occasione per farlo.
Esplorando paesaggi si scopre la bellezza del mondo, esplorando se stessi si ricrea la propria identità. Questo spazio, talvolta inesplorato non è illimitato, la creatività deve fare lo sforzo di opporsi alle abitudini che si sono strutturate nel tempo, la libertà del pensiero non si muove semplicemente, viceversa incontra molte restrizioni alla sua emanazione.
La storia scritta da voi è un vero furto del tempo, e non si capisce bene chi sia stato il ladro, se il tempo stesso o le circostanze. Qualcosa comunque è sfuggito e va recuperato per riconnettersi alla realtà ed essere presenti, perché ogniqualvolta saremo insicuri e assenti stiamo frettolosamente facendo questo tentativo di rielaborare il passato per essere nel “qui ed ora”… e questa è davvero la trappola in cui non è confortevole vivere il presente! Sembra che io voglia parlarvi del tempo di oggi, tuttavia il segno del tempo non esiste, quando si parla di amori. Il tempo della vita sembra scandito da emozioni: per quale motivo dovrebbero essere fissate nel tempo? In realtà la condizione della persona che vive emozioni e sentimenti è esattamente al contrario, priva di tempo. Lo spazio interno è senza tempo, si dilata e si restringe a seconda delle possibilità che la vita ci darà di provare amori. Siamo davvero sicuri che queste condizioni di vitalità ci accadano per caso? Ovviamente non sarà un incontro casuale a dilatare il tempo interno, bensì quello che già possediamo dentro di noi darà la sua emanazione. Per questo motivo ho deciso che andava scritto un libro sull’amore e sugli incontri, perché questi siano da voi promossi, indotti da comportamenti favorevoli, senza alcuna paura di perdervi.
Se il tempo per l’amore e l’immaginazione non esiste, viceversa un luogo dove immaginare può essere ben definito, a volte sfumato, con le caratteristiche che noi desideriamo. La mia idea è quella di creare una cornice ad amori ed incontri in una città speciale per ognuno di essi. Quasi che questo luogo possa sancire la sua appartenenza e il suo inizio e possibile termine. Non dimentichiamo come l’ambiente sia importante a darci sensazioni, idee, a farci sentire vivi o afflitti. La presenza di alcuni luoghi nella nostra vita ci ha dato bellezza, energia, gioia, angoscia, paura, tristezza. Ogni luogo ci parla e ci ispira nelle nostre scelte, ci respinge e alle volte ci spaventa. Insomma il contenitore dei nostri amori è una città, ogni capitolo inizia con un posto del mondo dove gli incontri avvengono, dove ci si abbandona in una stazione, in un aeroporto e ci si incontra in un bar. Tutti noi spesso viaggiamo, non necessariamente spostandoci in un’altra città, anche semplicemente scoprendo che esiste uno spazio per la seduttività nella vita quotidiana. Il luogo per il riconoscimento di sé e dell’altro potrà essere quello in cui ci immergiamo nelle sensazioni nei profumi che abbiamo annusato e ci hanno inebriato o disgustato, nelle immagini che ci hanno abitato fino a farci sentire persi, nelle cose che abbiamo accarezzato e ci hanno dato pienezza, nei suoni che noi abbiamo percepito e ci hanno scandito un ritmo adatto a riprendere il passo.
Sentire il senso di colpa per avere un momento per sé può essere semplicemente l’inizio di una trasgressione personale, o una abitudine consolidata a volersi bene un po’ di più della media delle persone. Nel gioco della vita si fa spesso qualcosa di molto conservativo, timorosi di sbagliare si cerca un percorso di sicurezza e di noiosa ripetitività. La consapevolezza della “mancanza” di vitalità, del raffreddamento delle relazioni interpersonali lascia immobili e intorpiditi, quasi privi di umanità. Quante persone si rivolgono alla cura degli animali, in giornate prive di contatti umani per ritrovare un’intimità perduta? La scoperta di essersi allontanati da quello che rende vitali, dai contatti intimi, si trasforma nella ricerca e nel desiderio di riempire la vita di conoscenza e di recuperare il senso della felicità. Spesso non si va alla ricerca di questa energia positiva di vitalità da uno stato di vuoto, di solitudine, perché il senso dell’umanità si perde soprattutto nella superficialità dei rapporti familiari e nelle scelte di tradimento di noi stessi nella vita di tutti i giorni. La triste tendenza della donna a conservare le situazioni e a preservare le aperture alla vita nuova in una sempiterna realtà viene sconvolta spesso dalla crescita dei figli, che abbandonano la casa per studi, o prima ancora da un’infedeltà del partner. A ben spiegarlo, questo sistema familiare “solido”, è funzionale a dare serenità e sicurezza, individua le persone che ne sono partecipi, dà un’espansione di progetti, come per l’acquisto di immobili e per la programmazione di vacanze. Se manca il senso del ” pentimento” per aver preso una strada che esaspera la fuga e allontana dalla tensione del proprio sentire, i programmi a breve si esauriranno. Infatti, la vita di coppia stride con un mondo circostante, se non si pratica un continuo aggiornamento del sistema operativo della stessa. I più non immaginano quanti elementi dell’ambiente invisibilmente siano nutrimento della famiglia e si limitano prendere solo il minimo indispensabile dalle cose più banali della giornata. Spiegherò meglio dicendo che siamo immersi in una vita che ci vuole sempre nuovi e uguali a noi stessi e ci nutre continuamente con una immensa generosità e purtroppo non sappiamo cogliere le sfumature di tutti i colori che ci illuminano. In fondo, prendere e lasciare sono atti semplici, sembra che lo scambio si possa fare in ogni circostanza con le normali richieste che facciamo al prossimo per i bisogni primari. In un sistema evoluto i nostri bisogni più profondi, quelli di cui ho accennato nell’Intimità perduta, sono spesso sullo sfondo, e si fanno a volte prepotenti ed esigono risposte, da noi, che vorremmo sempre pigramente lasciarli sopire.
La soddisfazione di essere vitali ci viene spesso da un momento in cui abbiamo un’idea e riusciamo a realizzarla, o per lo meno iniziamo a creare i presupposti perché si concretizzi. In realtà, tutto il resto è noia, non sempre ci rendiamo conto che la condizione di fare cose nuove dia felicità perché è molto impegnativo spingersi in nuovi progetti, spesso si cercano alleanze, e si darà solo una sbirciata fuori dalla finestra per richiuderla subito. Se saremo incapaci di immaginare la nostra realtà e successivamente di organizzare la realizzazione di questi desideri interni, potremo incontrare sempre qualcosa di inconsistente che ci potrà solo distrarre e riempire il nostro vuoto.
«Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire.»
(C.G.Jung).
La banale trasgressione e alle formule ben conosciute di relazioni extraconiugali esprimono fuori dalla coppia la creatività che i partner non sono in grado di creare insieme. Si pensa spesso che il desiderio parta dall’altra persona: in realtà il desiderio parte prima di tutto da noi, dalla valutazione dei nostri bisogni e delle nostre abilità. Una condizione necessaria per accedere al desiderio è di essere in contatto con sé stessi e coscienti dei propri bisogni.
Spesso ci accontentiamo di farci emozionare dall’altro, piuttosto che desiderare, superando il senso del pudore, della vergogna e delle fantasie proibite.
Il mondo attuale offre un immenso sistema di protezione all’espansione e crea spesso nelle persone un’insoddisfazione profonda che acuisce la richiesta di sempre maggiori livelli di emozioni. Come ho già detto nel libro sull’intimità il prezzo da pagare per queste emozioni a basso costo, sarà il calo del desiderio…e non mi riferisco alle coppie di lunga durata, ove sarebbe anche giustificato! Questa perniciosa dipendenza dalle emozioni immediate conduce i più, ad un profondo senso di pesantezza misto a nausea come un imprevedibile risultato.
Insomma, desiderare di spingersi verso un sistema ampio genera una fondata creazione di terreno fertile sia per la coppia, che per il single e noi dobbiamo, con questo libro, creare uno scenario possibile dove nutrirsi copiosamente di immagini, fantasie che ci facciano, a nostra volta, volare più in alto e ritornare alla nostra vera essenza. Valorizzare l’importanza delle propria conoscenza delle emozioni, consente di arrivare ad un buon livello di intimità ed è il terreno su cui vivere una soddisfacente sessualità. Il nucleo primitivo dell’attività erotica è nelle immagini e nelle fantasie che portiamo in noi. Bisogna scoprirle a se stessi nel proprio corpo e legarle ad un sentimento, ad un’emozione, ad un sogno ad un’immagine dell’altro. Il compito del sessuologo è quello di curare e questo è possibile attuarlo con varie modalità. A mio parere, una generosa parte della terapia deve essere, non soltanto lasciata al paziente che deve scoprire il proprio mondo interiore, bensì stimolata dal terapeuta, anche in anticipo. Molti colleghi non sono così invadenti nella funzione di aggiungere subito la soluzione, la mia idea invece è quella di proporre un possibile scenario già dai primi incontri per creare subito l’obiettivo e dare la speranza di una soluzione. Magari, questa sarà differente dalla soluzione del paziente, ma appare subito come un orizzonte di scelte e non di vane peregrinazioni interiori. Il sogno è lì, si può agire: questo è il messaggio che sposta il paziente dallo scoraggiante immobilismo fatto di paure e pregiudizi, ad un immenso orizzonte di espansione con la sicurezza che i fili sono ben tenuti dal terapeuta. Chi sogna dorme: mentre l’inconscio produce immagini oniriche, l’Io deve eclissarsi. A questo serve il sogno: a viaggiare verso la verità. Il sogno è il percorso, la strada maestra verso la verità del desiderio che alberga in noi, che giace moribondo e necessita di essere “risvegliato”.
Noi camminiamo ogni giorno verso luoghi e persone che ci aspettano da sempre.
(G. Dembech)
La giostra di tutti i giorni, che pur era il mondo sicuro e accogliente, spesso si ferma da sola e del noioso giro si ha solo un ricordo. Infatti, le circostanze della vita fanno presto a dirci che non esistono giostre, se non nei luna park dei bambini. La famiglia, il lavoro, i progetti si possono creare più di una volta e, non sempre, questo lo si capisce da soli!
Come mai è necessario uscire dalla routine per riprendersi i propri sogni e tornare a desiderare?
Questo libro vuole essere uno slancio in “corso d’opera”, per proteggervi dalle crisi profonde offrendo gli spunti per alimentare giorno per giorno, la vostra vita di fantasie, per dare il permesso che le cose belle vi accadano…senza lasciarvi da soli nelle conseguenze. Infatti, spiegare che è possibile un ritorno a se stessi, all’integrità dopo aver colto la presenza delle novità, ed essercene appropriati giorno dopo giorno, ci farà sentire uguali e diversi, gentili con noi stessi per esserci nutriti e allo stesso tempo ci consentirà la continuità con il passato. Quante porte sono state sbattute per sempre, lasciando dietro una parte di noi che doveva appartenerci e che ci fa sentire una mancanza continua di qualcosa? Questa immensa perdita non deve avvenire, saper riprendere in mano un discorso complessivo che include il passato e lo rinnova nel presente è la vera chiave della pienezza della sicurezza personale. Non sto parlando di tradizioni ed attaccamento a cose e persone, ma il mio filo di Arianna è il semplice atto della continuità. Un atto di sempiterna fiducia in se stessi e di rispetto verso chi ci ha toccato e ci ha donato un se pur piccola parte del suo tempo. Dare un senso a tutto contempla la collocazione di noi stessi in uno spazio che è di livello superiore rispetto al vano luogo in cui gli altri ci vorrebbero sistemare in ogni istante della vita. Infatti sfuggire alla fissità senza perdersi, è l’arte dell’essere al mondo: il coraggio di esistere!
Maria Paola Simeone ginecologa, sessuologo clinico, ha creato il primo servizio pubblico di sessuologia in italia, nella Asl a Bari, per la prevenzione della violenza, per accompagnare le donne nei riti di passaggio della vita dall’adolescenza alla menopausa; lavora nelle scuole per i corsi sull’affettività e sessualità e per la consapevolezza nella comunicazione virtuale; si occupa di adolescenza, menopausa, problemi di coppia, di identità di genere, di dolore pelvico.
E’ membro della FISS (Federazione di sessuologia) e dell’EFS (Società Europea di Sessuologia) e dell’ESSM (Società di Sexual Medicine).
Partecipa ai convegni internazionali e alla ricerca in ginecologia e sessuologia. Autrice del libro ”l‘intimità perduta, oltre la sessualità alla ricerca dell’eros” Europa edizioni
scrivi a mariapaolasimeone@virgilio.it