l’accoglienza è doverosa, “senza se e senza ma”.
di Alessia Rocco
Devo dire la verità, ho il cuore in festa davanti alle immagini della gente che applaude l’arrivo dei migranti nelle varie capitali europee, quella stessa gente che sta manifestando il proprio dissenso nei confronti delle rigide politiche d’accoglienza che alcuni governi hanno messo in atto fin dalla prima ora.
Voglio illudermi che forse qualcosa stia cambiando, che le coscienze di chi pensa che la disperazione di questi uomini, donne e bambini, rappresenti una minaccia e non un dramma epocale, di proporzioni immani, stiano lentamente mutando e comprendendo che l’accoglienza è doverosa, che è, come si usa dire, “senza se e senza ma”.
Tanto si è discusso intorno all’opportunità di pubblicare, nei giorni scorsi, la foto del piccolo cadavere portato dal mare sulla spiaggia turca di Bodrum; io non amo, di solito, la spettacolarizzazione degli eventi, ma sono convinta che certe cose sia doverose vederle, anche se la loro crudezza ci trafigge come una lama.
Ed è proprio quello che deve succedere, dobbiamo esserne trapassati , dobbiamo entrare nel dramma, guardarlo ad occhi ben aperti, immedesimarci, perché quella non è spettacolarizzazione, quella è soltanto la verità della storia dei nostri tempi che, molto ipocritamente, vorremmo nuovamente celare affermando che “tanto i bambini muoiono ogni giorno” e che “dobbiamo preservare la dignità dei morti”
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E quella dei vivi? Chi la difende la dignità di chi respira ancora?
Chi l’ha preservata l’integrità di quel bambino, di suo fratello e di sua madre, annegati per raggiungere le sponde di un mondo che non ha saputo mantenere le sue promesse?
Non lo so se quell’immagine abbia realmente smosso gli animi, come quello del premier Cameron, il quale, nelle ultime ore, ha promosso una piccola ma significativa inversione di rotta, decidendo per un aumento del numero delle persone da accogliere (mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Salvini che si è sentito assai vicino, fino ad oggi, al premier inglese, a tal punto da definirlo “leghista”, vista la linea dura adottata dagli inglesi, fino all’altro ieri, nei confronti del problema immigrazione); non so se quella “profonda commozione da padre” del primo ministro inglese sia stato il solo volano di tale cambiamento o se soprattutto sia il frutto dell’attacco al quale la stampa e l’opinione pubblica lo stanno sottoponendo in questi giorni: gli opportunismi politici, si sa, prendono sempre il sopravvento.
Dunque io oggi, voglio destinare il modesto applauso, e lo faccio augurandomi che questa sia d’ora in poi la strada maestra, nei confronti quelle persone comuni che si caricano sulle spalle i figli e vanno alle stazioni ad accogliere i treni carichi di esseri umani, distribuendo viveri, giocattoli e ogni cosa rappresenti parvenza di normalità, che sia sinonimo di vicinanza, solidarietà… in un’ epoca di rancorose recriminazioni e pericolosi rigurgiti nazifascisti.