A Bari c’è una donna assessora comunale al Welfare che fa la differenza.
”Bari, infatti sta rispondendo meglio di ogni aspettativa alla nuova ondata di migranti in città. “Lo ha sempre fatto, ma la proposta di far partecipare attivamente i migranti alla vita della città ha innescato un flusso di disponibilità a catena che sto cercando di coordinare nel miglior e minor tempo possibile”, spiega Francesca Bottalico
Ci sono le iniziative di chi gestisce il Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo, che sta predisponendo una serie di protocolli di intesa per organizzare alcune iniziative molto interessanti: prima fra tutte, l’idea di portare nelle scuole i migranti a raccontare le loro storie. “Dietro ciascuno di questi ragazzi c’è una vita di sofferenza, di fuga, ma anche di sogni e passioni. Non ci sono soltanto corpi, ma strutture complesse. Per dare giudizi e soprattutto per interrompere ogni paura è bene conoscerli. Soltanto così avremo la certezza di abbattere ogni barriera”.
Ma i migranti non si sono detti disponibili soltanto a parlare di sé. Ma anche a portare conoscenze, esperienze: ecco dunque corsi di cucina e giornate di scambi di tradizioni, storia, tra i Paesi di origine e quello di arrivo. Ma le idee non arrivano soltanto dai migranti. Anzi. Sono i baresi i primi a volere cercare “un modello di integrazione diverso “.
Da una parte ci sono le storie di solidarietà di chi mette a disposizione anche le loro abitazioni, le seconde case, per ospitare i profughi. Dall’altra invece c’è chi prova a mettere in rete le competenze. “Le idee – spiega l’assessore Bottalico – riguardano la voglia di organizzare spazi di formazione e per costruire legami e coesione sociale. A oggi – continua – sono già arrivati 20 proposte di corsi in lingua, dieci dei quali da parte di italiani e dieci in lingua straniera “.
Hanno chiamato insegnanti in pensione, giovani universitari pronti a insegnare italiano. Ma anche molti migranti che hanno dato disponibilità corsi di alfabetizzazione all’arabo. “Si sono fatti avanti poi alcuni agronomi – continua la Bottalico, che è stata anche a Cassano per una cena di autofinanziamento per alcuni progetti in Africa, lei che prima dell’esperienza politica ha lavorato per anni nei Paesi del terzo mondo – si sono detti pronti a tenere corsi di formazione per realizzare in quattro appezzamenti orti collettivi urbani. Dove pianteremo semi che arriveranno da tutto il mondo”.
Non soltanto agronomi. Si sono fatti avanti artigiani, sarti, cuochi, musicisti, infermieri, ciascuno disponibile a mettere in rete le proprie capacità. Nel centro anziani in via Dante sarà allestita una biblioteca grazie a 4.000 volumi arrivati da una donazione privata. “Mentre nella biblioteca dei ragazzi abbiamo allestito uno spazio per i bambini stranieri. Ma ci sarà anche un laboratorio per la traduzione in più lingue delle fiabe con l’introduzione anche delle storie africane, destinate ai nostri ragazzi”.
“Io – conclude l’assessora —non ho mai avuto troppi dubbi sulla capacità di accoglienza di questa città. La nostra storia e la Vlora (n.d.r nave famosa dei migranti albanesi che porto 2000 persona a bari) sono un segno non casuale. Ma sicuramente sono sorpresa: continuo ad avere messaggi ovunque, a partire dai social network, di persone che sono pronte a mettere a disposizione le loro competenze, oppure semplicemente il proprio tempo, per aiutare i ragazzi che oggi sono a Bari. Per questo penso che sia importante che anche i migranti abbiano la possibilità di offrire qualcosa alla città: non si tratta di lavoro gratuito come ha detto qualcuno, ma dell’essenza della solidarietà. Ora per esempio abbiamo avviato un progetto per riconoscere le professionalità e competenze acquisite nei loro Paesi: ciascuno potrà essere semplicemente quello che è”.