Cosa è in fondo,” il recupero”? Esiste davvero la possibilità di recuperare una tappa di assenza, come quella della relazione madre-figlio carente di affetto per poi ridare fiducia alla vita di un uomo adulto?
Sono seduti vicini senza parlarsi, madre anziana e figlio adulto, si guardano, annuiscono, mugugnano tra loro, qualcosa poi si dicono con la testa che va su e giù per significare : “va bene così”.
Osservo, meravigliata il loro connubio. Il figlio che torna dalla madre in tarda età è pronto a riprendersi qualcosa che gli è sfuggito, quello che non può ricordare perchè non gli è mai appartenuto: l’amore della propria madre.
Una donna anziana potrà mai restituire questo recupero di intimità?
Il recupero avviene ogni giorno, quando Lei comunica il proprio bisogno e il figlio accorre per sopperire a questa incolmabile mancanza che si è realizzata nel passato.
Lui chiede: Come stai?” Lei risponde: “Male, come al solito”.
Il dolore è l’unico elemento che si può comunicare tra due persone che non sono in grado di esprimere sentimenti reciprocamente.
Lui chiede: “Cosa posso fare per te?”.
Il problema del figlio è nel sentire il richiamo del dolore della donna anziana e non essere consapevole del proprio dolore.
La carezza impossibile della mamma verso il figlio non arriva mai, purtroppo Lui può accontentarsi di uno sguardo basso e si confonde accettandolo dentro i sui occhi tristi.
Le madri anaffettive, senza accorgersene, sono esposte alla stessa violenza che generano nei comportamenti dei propri figli e sono ignare spesso di esserne la causa.
Dicendo la frase: “Figlio mio, non ti vergogni per quello che mi fai?” generano il senso di colpa e l’emozione negativa della relazione con se stessi.
La debolezza della donna che trattiene tutto l’affetto per sè stessa si irradia in uno spazio molto ridotto, semplicemente sotto una forma di controllo di tutto quello che le è vicino.
La tensione altissima si sente nei figli, che si sono nutriti di ben poco e sono costretti a dormire su materassi durissimi senza potersi rilassare mai, neanche nel sonno. L’energia bassa non può mantenersi, se non in un ambito ristretto e talvolta scompare del tutto. Il figlio sente il bisogno di evadere per sentire se stesso nel mondo, ma lo sguardo diffidente e le spallucce rigide Lo rendono impacciato e fanno una bella corazza all’incontro con l’altro. Infatti, non sarà per Lui impossibile indossare la maschera del giullare, del ragazzo simpatico che farà sorridere tutti in un’attenta ironica costruzione di un mondo senza relazioni emorivamente impegnate. Gli amici sono la base di questo sistema debole a sostegno di relazioni di coppia fredde e confuse nel gruppo. I kibbuz sarebbero una costruzione perfetta per questo tipo di individui deresponsabilizzati dei loro impegni relazionali profondi, perchè incapaci di esprimersi. L’organizzazione, la famiglia vanno create; spesso dicono che l’amicizia tra uomo e donna sia difficile, invece questi uomini sono l’ esatta conferma del contrario: stabiliscono relazioni di coppia senza passione e fondano il matrimonio sull’amicizia, sul progetto…finchè dura!
I sistemi a bassa tensione emozionale generano figli fragili, insicuri, rabbiosi con se stessi, poco esplorativi nel mondo. Questi uomini risultano piuttosto poveri nei rapporti di coppia che creano, loro malgrado, con persone poco attente a ricevere, piuttosto generose a donare affetto e attenzioni. Che tipo donne potrà mai incontrare un uomo che richiede attenzioni, con mal di testa continui, malesseri somatici, insonnia e un particolare attaccamento a telecomandi e strumenti che accendo intorno a Lui schermi per riempirsi il tempo?
La cura per stesso è scarsa, un corpo teso, ma molto debole tende a preferire l’ascolto all’attività fisica, la presenza continua in casa, vista come rifugio rende la vita sempre più difficile alla donna che , solo all’inizio pensa di poter avere un valido aiuto, piuttosto che un vero e proprio assedio.
Potremmo scrivere una storia prevedibile su tanti orizzonti: quello della crescita dei figli con un padre attento alle cure dei bambini e incapace di gestire la complessità della famiglia, come quello l’epilogo di una relazione di coppia in un divorzio e alla domanda sul tipo di donna che troverà quest’uomo non risponderemo perchè immaginare in questo scritto sistemi così ampi sarebbe difficile.
Non possiamo allontanarci dal tema principale della trattazione, il recupero, per questo usciremo dalla ridente, solo in apparenza, realtà familiare, per ritornare a casa della madre triste e bisognosa che evoca sempre un grande richiamo nel figlio. La negazione del bisogno primario dell’affetto materno è stata sostituita con la presenza di un feticcio, una donna- madre mai amata che scomparirà dallo scenario senza memoria, invece lei, la madre, è ancora lì sopravviverà fino alla morte nella solitaria mente dello sfiduciato figlio.
Sempre sorridente con gli amici, Lui attraversa le strade della città per tornare quotidianamente dalla madre, organizza la nuova relazione di coppia e telefona tutti i giorni ai figli per sapere cosa fanno a scuola.
Le emicranie, i torcicollo e l’insonnia sono per il momento sospese, la nuova vita è dietro l’angolo, la nuova maschera da indossare per sfuggire al giudizio del mondo è pronta …la scena sarà sempre la stessa, oppure questa volta andrà a finire in un modo diverso? Ci interessa davvero la fine di questo uomo che fa ridere e non ride mai, piuttosto ci chiediamo quanto può essere difficile il destino dei figli che lui ha generato e della ex moglie che dovrà sostituirlo in toto nella funzione genitoriale?
Quesiti che mai entreranno a casa della madre, dove di ricompone il mondo del dolore nella quotidiana rinuncia all’amore e apparentemente si attua il recupero.
Cosa è in fondo,” il recupero”? Esiste davvero la possibilità di recuperare una tappa di assenza, come quella della relazione madre-figlio carente di affetto per poi ridare fiducia alla vita di un uomo adulto? Credo che la risposta a questo quesito sia negativa, si intende positiva al presenza della madre, come ossessiva ricerca di un amore negato e consapevole rinuncia alla propria vita vera.
Maria Paola Simeone ginecologa, sessuologo clinico, ha creato il primo servizio pubblico di sessuologia in italia, nella Asl a Bari, per la prevenzione della violenza, per accompagnare le donne nei riti di passaggio della vita dall’adolescenza alla menopausa; lavora nelle scuole per i corsi sull’affettività e sessualità e per la consapevolezza nella comunicazione virtuale; si occupa di adolescenza, menopausa, problemi di coppia, di identità di genere, di dolore pelvico.
E’ membro della FISS (Federazione di sessuologia) e dell’EFS (Società Europea di Sessuologia) e dell’ESSM (Società di Sexual Medicine).
Partecipa ai convegni internazionali e alla ricerca in ginecologia e sessuologia. Autrice del libro ”l‘intimità perduta, oltre la sessualità alla ricerca dell’eros” Europa edizioni.