Scuola, luogo di lavoro, mezzi pubblici, strade. Gli spazi urbani per molte donne sono fonti di grandi pericoli. Tutto questo e molto altro nel dossier di Actioaid.
Bopha ha 24 anni, viene dalla provincia cambogiana di Prey Veng e vive a Phnom Peng in una stanza in affitto di 2,3 per 3 metri. Ha un figlio di 8 anni che vive nel villaggio di origine con i nonni. I turni nella fabbrica tessile in cui lavora possono raggiungere anche le 18 ore consecutive nei periodi di massimo picco di produzione.
Furaha ha invece soltanto 10 anni e passa le sue giornate nella discarica di Mwakirunge in Kenya alla ricerca di tappi di plastica da rivendere. Alla sera, questo luogo insalubre diventa teatro di violenze su molte bambine come lei.
Cleonice Maria da Silva,36 anni, invece è stata cacciata dalla sua casa di Mill Tiriri, Brasile, con i suoi bambini a causa dei lavori di ampliamento di Port Suape, un’area che ha subito una fortissima espansione soprattutto in occasione della Coppa del Mondo.
Debaki, 22 anni, invece è stata molestata mentre prendeva l’autobus per recarsi a trovare i suoi genitori in un piccolo villaggio vicino Kathmandu.
Queste sono solo alcune delle storie contenute nel dossier Actionaid “La città proibita – le donne e lo spazio urbano” che illustra attraverso le storie di alcune donne del Sud del mondo, come normali azioni di vita quotidiana possano essere enormi ostacoli per molte donne.
Scuola, luogo di lavoro, mezzi pubblici, strade. Gli spazi urbani per molte donne sono fonti di grandi pericoli e le umiliazioni nonché le violenze sono ordinaria amministrazione. Il più delle volte la giustizia è assente e le donne sono costrette ad adottare stili di vita estremamente limitanti per poter evitare di essere molestate.
In Brasile, ogni 15 secondi una donna subisce un abuso in un luogo pubblico(1), mentre in Kenya il 55% delle vittime di abusi ha meno di 15 anni(2). In Cambogia le donne che lavorano nell’industria tessile, vivono in stanze sovraffollate e nell’80% dei casi sono costrette a far crescere i loro figli dai nonni(3). In Nepal, la violenza sui mezzi pubblici è molto comune perché le donne godono di una bassissima reputazione e i molestatori non si sentono inibiti nemmeno di fronte alla pubblica piazza(4).
Pochi dati ma che bastano a far riflettere su una problematica che colpisce molte donne in tutto il mondo. Istituzioni assenti, contesto culturale degradato, pregiudizi radicati, rendono la vita di queste donne una continua lotta. Ma associazioni come Actionaid sono riuscite attraverso programmi come Safe Cities, a portare avanti progetti che hanno dato nuova dignità a molte donne in Paesi come Cambogia, Liberia, Brasile, Nepal e Kenya e continuano a farlo attraverso le iniziative di adozione a distanza.
Il dossier integrale è disponibile a questo indirizzo: http://adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/dossier-la-citta-proibita-le-donne-e-lo-spazio-urbano/
Fonti:
1. UN Women, UN Trust Fund to end Violence Against Women, 2012: http://www.unwomen.org/~/media/headquarters/attachments/sections/trust%20funds/untrustfundevaw/untf-fact-sheet-2012.pdf
2. Report Women and the City II, ActionAid:
http://www.actionaid.org.uk/sites/default/files/publications/women_and_the_city.pdf
3. WOREC Nepal, Monthly VAW Report Chaitra 2069, 2013: http://www.worecnepal.org/monthly-report/monthly-vaw-report-chaitra-2069