Donne come tutte ma in gamba
Ho chiesto alle iscritte al gruppo Facebook di dols donneonline (molto numerose) di segnalarmi delle donne ”comuni” ma in gamba. Ho ricevuto poche risposte. Sentite cosa dice Francesca Santoiemma:
”Il fatto è che “le donne in gamba” sono convinte di dover esser definite tali da qualcun altro e non sempre riescono a dare valore alla straordinarietà del loro essere “comuni”.
Le rispondo a proposito dell’invito, fatto pubblicamente, a presentarle o parlarle di qualche donna in gamba, al quale ha ricevuto solo due risposte.
Eccomi qui, una donna come tante e che come tante lotta su più fronti; lavoro, famiglia, immagine, vita privata e sociale. Sono un’insegnante di lingue che cerca di fare al meglio il proprio lavoro continuando a studiare e a perfezionarsi il più possibile. Ho sempre dovuto lottare per tutto da sempre e continuo a farlo. Ho pagato gli errori degli altri e anche i miei, continuo a farlo in realtà. Ho due figlie, marito, casa, amici, interessi, esattamente come tante, quel “tante” che al singolare diventa “unica”. Sì perchè ogni donna è unica e deve saperlo. Troppe volte ho visto donne rifugiarsi nel cibo per saziare una fame “diversa”, o cambiarsi d’abito per non contrariare un marito che non c’è mai ma che pretende “ordine”. Troppe volte ho visto donne rinunciare per la famiglia, che è un VALORE. In fila dietro questa parole c’è una coda interminabile che scalpita: onore, rispetto, rispettabilità, coerenza, trasparenza, unione…e l’ultima della coda, che da tempo non scalpita più, è una parola terribile, INFELICITA’.
Perché, ahimè, conosco ancora molte donne, troppe, che si convincono di non valere nulla, di non poter mai e poi mai essere considerate in gamba, di essere inadeguate, donne che si convincono sia giusto esser picchiate, perchè “è colpa loro”, perchè “se lo meritano”; e conosco donne che si sentono in colpa se trascorrono mezz’ora al telefono a chiacchierare con un’amica se c’è il pavimento da lavare, il bucato da stendere…o altre ancora che si privano del piacere di leggere per non sottrarre tempo ai doveri domestici, che sono voci inascoltate, del tutto invisibili eppure così “utili”. Donne in gamba per la semplice capacità di svegliarsi con un sorriso che illumina il mondo, donne in gamba perchè, ormai è noto, si barcamenano come meglio possono fra tante attività, tutte diverse che costano, in termini di fatica fisica, psicologica…
La verità è che di gabbie invisibili, in giro, ce ne sono tante, che se non sei mamma non vali niente, ma che se lo diventi devi annullarti come donna, come lavoratrice. L’urlo muto di queste donne non è l’urlo di donne in gamba, che provano comunque a gridare? a perchè la maggior parte di noi si convince poi che non sia importante? Perché, se trascorri il tuo tempo a scrivere, poi devi pagare il conto alle ore sottratte al resto? Perché, se decidi di fare volontariato sottrai tempo alla famiglia ma se ti ammazzi (nel senso puro del termine) di lavoro (retribuito) fino a sera, allora è normale che tu sia stanca e magari in casa debba essere aiutata? Le donne “pesano” per quanto guadagnano? E se non guadagnano, per quanto si annullano?
Una fase bellissima nella sua richiesta, mi rimbomba nella mente: “cosa queste donne hanno fatto di utile per la società”?
Di utile per la società c’è credere nel proprio valore, avere degli obiettivi, non sentirsi in colpa, non accusare nessuno delle proprie mancanze…perché una donna in gamba queste cose deve saperle, ma deve anche agire per distruggere tante e tante gabbie, anche se questo spesso vuol dire “lottare”.
…di burqa invisibili in giro, io ne vedo tanti. Troppi.
2 commenti
Bellissima l’immagine figurata del burqua! Una mattina in pullman ne ho incontrato uno vero. Una donna coperta dalla testa ai piedi, appena un movimento di palpebre attraverso la rete parlava di lei. Ero stanca, la visione interruppe i miei pensieri e mi sono chiesi chi fosse più nascosta: lei sotto il suo panno AZZZURRO, o io dietro a un sorriso convenzionale… La sua mano destra guantata poggiava pesantemente su un ginocchio, e lo stringeva a tratti, la tela si arricciava… io arrotolavo il laccio della borsa e lo srotolavo nervosamente. Sì, devo dirlo, la sua retina e il mio sorriso breve, non furono un ostacolo al passaggio di un’intesa fra noi. Come si dice qui… una specie di “urlo”!
Graziamaria, questo messaggio va bene anche nel post l’altra metà dell’islam https://www.dols.it/?p=7038