E’ senza tempo il desiderio di modificare e migliorare la propria immagine
Quante volte ci siamo guardati allo specchio e abbiamo espresso una smorfia di insoddisfazione nel vedere il viso o il corpo che non corrisponde proprio del tutto al nostro immaginario o al desiderio che dentro di noi identifica la nostra persona, il nostro essere: troppo larga la vita, troppo evidente la pancetta, troppe le rughe nel viso e nel collo, un naso troppo a patata, un mento poco pronunciato, un seno poco sviluppato, gli zigomi inesistenti o tanta cellulite evidente, tutte eterne piaghe del genere femminile e anche maschile che colpiscono senza alcuna pietà le loro vittime da tempi remoti.
E’dunque senza tempo il desiderio di modificare e migliorare la propria immagine: già nel terzo secolo A.C i chirurghi in Egitto modificavano nasi e labbra leporine con tamponi speciali e grasso e unguenti che rendessero scivolosi gli aghi della ricucitura. Anche le orecchie a sventola venivano operate, attaccandole stabilmente al cuoio capelluto.
Nella Roma imperiale la bellezza veniva considerata un grande dono degli Dei e i difetti o le disabilità fisiche erano vissute come colpe con le quali gli Dei immortali punivano gli uomini. Si trova ancora traccia di un intervento di ginecomastia maschile ad opera di un chirurgo romano conclusosi poi tragicamente per il paziente.
Oggi siamo estremamente condizionati dall’idea della bellezza ad ogni costo, da un’immagine di perfezione e di eterna giovinezza che non sempre sono raggiungibili e che in ogni caso non devono diventare standardizzate o plastificate, creando un esercito di “rifatti tutti uguali”.
La chirurgia plastica può migliorare molte aspetti: cambiare la struttura di un volto, togliere il grasso inutile, cambiare la forma delle gambe o del seno, ringiovanire, tutto ciò per andare incontro al desiderio di Piacersi e di vivere meglio la vita con se stessi e con gli altri, in un’immagine piacevole ed amata, tenendo sempre comunque importante l’individualità e la diversità specifica di ogni essere.
Percepiamo la nostra immagine attraverso neuro sensori visivi che ci aiutano a stare in equilibrio con noi stessi e ad ottenere quell’equilibrio psicofisico necessario all’autostima ed ad una corretta e positiva relazione con gli altri, se ciò non accade, meglio intervenire per ottenere questa accettazione e questa nuova felicità.
Oggi la chirurgia plastica, se praticata con correttezza ed etica professionale, in Centri specializzati, è sicura e consigliabile. Se consultiamo chirurghi che considerano la persona nella sua complessità e valutano l’opportunità e la sicurezza del risultato, si possono ottenere risultati estremamente positivi, aiutando la persona all’auto accettazione, beneficando anche le condizioni psicologiche, ottenendo maggiore fiducia in se stessi e una rinnovata voglia di vivere.
I cambiamenti della chirurgia estetica sono permanenti quindi è importante avere molto chiare sia le condizioni di partenza che le aspettative, parlandone bene con i medici e capendo bene cosa succede e cosa si avrà dopo l’intervento. Teniamo presente che la chirurgia plastica- estetica non trasforma le persone, ma le migliora e le avvicina all’accettazione di se stesse, aumentando l’autostima e dando una mano ad ritrovare la felicità nella propria immagine quindi a vivere meglio e più serenamente davanti a qualsiasi specchio.
Spesso il chirurgo plastico è il primo medico a valutare un paziente con problemi di accettazione della propria immagine. E’ a lui che spetta, appunto, stabilire l’entità del problema e impostare un percorso terapeutico e le priorità nel trattamento. In primo luogo, egli deve saper riconoscere i sia pur rari casi di dismorfofobie gravi, quasi sempre associati ad una generica e completa insoddisfazione di se stessi e del proprio aspetto fisico, nei quali qualsiasi intervento di chirurgia plastica estetica, pur tecnicamente perfetto, potrebbe addirittura peggiorare la propria condizione psicologica.
1 commento
Articolo molto interessant e ben scritto.
Complimenti e grazie per averlo pubblicato.
Ciao