Le fasi necessarie per compiere il cammino di crescita è lungo e necessita di grande consapevolezza da parte di coloro che devono, dovrebbero, rivestire il ruolo di educatori.
Il futuro del mondo è indubbiamente nelle mani dei bambini. Futuri uomini, regolatori sociali, portatori di valori culturali. Il dato ancora più certo è che persone, uomini e donne, non si nasce ma lo si diventa. Le fasi necessarie perché questo cammino di crescita si compia sono lunghe e necessitano di grande consapevolezza da parte di coloro che devono, dovrebbero, rivestire il ruolo di educatori.
Un passaggio delicato, quello della prima fase neonatale, in cui serve attivarsi sugli aspetti strutturali del bambino. Motricità, affettività, razionalità, personalità, pensiero e intelligenza, si formano e si strutturano anno dopo anno, nell’acquisizione dei dati di riferimento che vengono forniti dagli adulti che li circondano prima e successivamente, anche da presenze passive-attive. La trasformazione del bambino ad individuo adulto passa dunque attraverso l’acquisizione di messaggi indotti. Questi saranno i mattoncini che permetteranno al bambino di entrare a fare parte di una determinata società, di una determinata cultura. Questo individuo in crescita, in formazione, sarà il prodotto stesso di una certa cultura. Essa, non casuale o estemporanea ma determinata da conoscenze, atteggiamenti, valori protratti e perpetuati nel tempo.
Tutto ciò che è stato mantenuto dalle tradizioni, costituisce il patrimonio culturale trasmesso alle nuove generazioni che, a loro volta, provvederanno al loro mantenimento, modificazione ed arricchimento. Questo processo formativo-educativo della personalità non è scontato né sempre uguale in quanto esso si svolge spesso in contesti socio-culturali e ambientali diversi.
Indubbiamente i primi stimoli educativi percepiti dal bambino provengono dal contesto familiare che lo avvolge, solo successivamente intervengono la scuola, le istituzioni religiose, ricreative ecc.
Stante tutto ciò, si osservano spesso alcune azioni messe in atto da attori diversi, con la pretesa di sperimentare nuove e più moderne forme educative. Sulle quali i pareri di esperti, genitori e individui non sempre concorda.
Due i casi recenti nel merito.
L’idea shock di “squartare una leonessa per educare i bimbi” proposta dallo Zoo di Odense, nei pressi di Copenhagen. Un esperienza che, secondo i dirigenti della struttura, avrebbe destato la curiosità e l’attenzione dei bambini. Uno spettacolo messo in atto “nella condivisione della conoscenza”, come ha affermato il proprietario.
Quello dell’educatore è un mestiere assai complesso e delicato, guai agli sperimentatori-improvvisatori. Se nel corso dei secoli non è parso mai una valore da difendere quello dello squartamento, in genere immaginato come una violenza orrenda e inutile, anche quello fatto nei macelli, dispregiativo verso la natura umana ed animale, pare azzardata l’ipotesi suggerita da questo Zoo, forse in cerca di visibilità.
Ancora, ai bimbi svedesi, hanno spiegato recentemente cosa sono le mestruazioni femminili con l’uso di immagini animate di quattro tamponi, allegri assorbenti interni, travestiti da re e pirati che danzano e dispensano consigli, sottolineando quanto sia sano e normale avere il ciclo mestruale.
L’idea nasce dal tentativo di demistificare e “rendere più spensierato un soggetto sul quale pesano ancora molti tabù”, come ha dichiarato l’ideatore. Una sorta di pubblicità progresso ad uso dei più piccoli che ha trovato però molte critiche da parte dei genitori.
Se , con un gioco di parole, riflettiamo sul fatto che spesso i bambini sono educati da educatori diseducati, è difficile pensare alla compiutezza del loro ruolo quale che sia. Facile che i bambini crescendo si adeguino a comportamenti e suggerimenti, al contrario, diseducanti. Perché se è vero che la comprensione, l’educazione e la gestione della propria ed altrui sessualità non è facile da vivere, ancora meno lo è da affrontare senza reticenze e tabù. Se in questo la famiglia deve avere un ruolo primario, è altrettanto certo che la pubblicità, i media, la cultura sociale nelle sue varie sfaccettature concorre ad una buona o cattiva educazione.
Per ricevere spunti diseducativi, concorrono purtroppo e troppo spesso anche i mezzi comunicativi oggi a disposizione. E’ facile che, nell’approccio con la sessualità, bambini, adolescenti e giovani possano coltivare un’idea sbagliata dell’utilizzo e del ruolo. Un desiderio di ripercorrere le sollecitazioni fornite dai media e dal mercato dell’immagine che può portare o comportare un uso sbagliato del proprio e dell’altrui corpo. Un esempio su tutti il pericolo del mondo virtuale, che non è concepito a misura di bambino. Pare, infine, non ultima d’importanza, la necessità di offrire, garantire, un’educazione nel rispetto delle differenze di genere. In questo senso, forse, l’intenzione di chi ha proposto il video dei “tamponi”, potrebbe anche essere vista come un tentativo di buona educazione, forse. Peccato che a questi quattro allegri e paffuti assorbenti venga fatta cantare una canzoncina che dice tra l’altro “qualcosa che capita a volte alle ragazze, in quei giorni dovete trattarle bene”, che ci ricorda le peggiori gaffes. Perché le donne, prima che diventino quelle maltrattate, violentate, abusate vanno trattate sempre bene e non solo in quel periodo. Altrimenti che educazione sarebbe?