Come si sono evolute le principesse nell’immaginario collettivo nel corso degli anni?
– E’ una femmina! E tutte le femmine sono perfide! Piene di arti subdole!
– Cosa sono le arti subdole?
– Non lo so, ma non mi fido!
Con queste parole, nel 1937, Brontolo si riferiva a Biancaneve e alle donne.
Come si sono evolute le principesse nell’immaginario collettivo nel corso degli anni? Sono tutt’ora rappresentate come quelle “creature” piene di arti subdole come le descriveva Brontolo negli anni trenta o qualcosa è cambiato?
Le donne di oggi sono quelle bambine cresciute con la convinzione di doversi sentire in perenne competizione con altre donne, per il loro aspetto fisico e per la loro posizione sociale. Sono quelle bambine la cui ambizione principale era riuscire ad incontrare il “famigerato” principe azzurro e vivere una vita felice con lui.
Nel 2010 Loredana Lipperini scriveva “per capire cosa sta succedendo alle donne oggi, occorre sapere cos’è successo, da qualche lustro a questa parte, alle bambine”.
Quanto i modelli proposti nelle fiabe influiscono nella creazione di determinati stereotipi nelle nuove generazioni?
Nonostante le figure ricorrenti nelle fiabe siano pressoché sempre le stesse, ovvero una principessa/ragazza indifesa che ha bisogno dell’aiuto e dell’intraprendenza maschile per salvarsi da una creatura o da un personaggio considerati malvagi (nella maggior parte dei casi un’altra donna) e un principe e un re e una regina, bisogna ammettere che negli ultimi decenni le protagoniste femminili hanno subito un’evoluzione tale da non passare inosservata: si pensi a Merida (The Brave), a Mulan, a Pocahontas, a Belle, a Fiona o a Rapunzel, per citarne alcune, che non incarnano più le belle, dolci e raffinate principesse di una volta, come Cenerentola, Aurora o Biancanceve, ma che rispecchiano la mente delle donne di oggi: intraprendenti, ribelli, caparbie e autonome.
Belle, de La Bella e la Bestia, per esempio, è la prima protagonista colta e istruita che incontriamo in un film animato dopo anni. A differenza delle “colleghe”, è lei che sceglie chi amare, ma soprattutto sceglie di amare qualcuno il cui aspetto fisico non corrisponde ai canoni di bellezza tipici del tanto ambito principe azzurro. Belle conquista il cuore della Bestia senza dover mettere in evidenza la sua bellezza e senza dover entrare in competizione con nessun’altra donna. Il lieto fine è onnipresente nella versione disneyana ma bisogna sottolineare i progressi che sono stati fatti dai tempi di Cenerentola e Biancaneve, giusto per citare le più famose, la cui caratteristica principale non era sicuramente l’intraprendenza. Educate e gentili, ma soprattutto dedite ai lavori domestici, a cui si dedicano senza lamentarsi e ribellarsi come se fosse un compito che gli spettasse di diritto.
Entrambe perseguitate dall’invidia di altre donne (perché si sa, l’invidia è donna), rigorosamente più brutte e meno raffinate di loro, Biancaneve e Cenerentola obbediscono a qualsiasi ordine venga loro imposto, senza battere ciglio, come ogni signorina educata che si rispetti. Che cosa percepiscono le bambine guardando un film animato la cui trama gira attorno all’attesa di un uomo disposto a salvare la protagonista, in perenne competizione con altre donne? La rivalità tra donne è sempre stata considerata più agguerrita della rivalità fra uomini. Questo perché le donne spesso non collaborano con altre donne per i motivi sopra riportati: invidia e gelosia. Ma non c’è da meravigliarsi. Le bambine crescono con la convinzione che devono trovare “l’amore vero”, il principe azzurro, anzi che devono farsi trovare da lui, che sceglierà (perché è lui che sceglie) la più bella, la più dolce, la più buona. Il messaggio che passa attraverso le fiabe, quindi, è il seguente: “eliminare” le varie rivali che potrebbero ostacolare sia la nostra vita amorosa che altro, perché la vita è una costante lotta a colpi di rossetto e tacchi alti.
E agli uomini tutto questo va bene? Va bene, per loro, avere un ruolo marginale nelle fiabe, ma soprattutto sempre e solo lo stesso ruolo? Quello del grande cavaliere coraggioso e intraprendente pronto a salvare la bella principessa? Gli uomini non credono che sia giunto il momento di ricoprire anche altri ruoli?
Ci sono diversi ruoli maschili che sono usciti fuori dagli schemi in diverse fiabe, nella già citata Biancaneve, per esempio, i nani sono una figura maschile alternativa a quella del classico principe bello, alto e coraggioso, peccato che non vengano considerati uomini “da sposare” perché non rispecchiano quei canoni. Anche Quasimodo, de Il Gobbo di Notre Dame, è una figura maschile alternativa. Ma anche a lui spetta la stessa sorte dei nani: relegato al titolo di “amico” da parte di Esmeralda (nonostante sia lui a salvarla e proteggerla), non viene mai ricambiato dalla bella gitana.
Insomma, la bellezza nelle fiabe sembra essere il centro di tutto, anche se, negli ultimi decenni, si è cercato di rompere gli schemi con l’aspetto fisico. Per esempio Mulan è una protagonista atipica, non solo perché è intraprendente e coraggiosa, ma anche per i suoi lineamenti asiatici (e non occidentali come le altre protagoniste), e così anche Pocahontas o Tiana de Il principe ranocchio.
La prima cosa che rende Mulan diversa dalle altre protagoniste è il taglio dei capelli: decide di tagliarsi i capelli da sola, indossa l’armatura e si prepara per la guerra. Non è grazie alla sua bellezza che riesce a salvare la vita dell’imperatore. Viene valorizzata la sua intelligenza, mettendo, però, in secondo piano la sua femminilità, vedendosi costretta a fingersi uomo.
Un’altra principessa che merita di essere menzionata è Merida– The Brave. Anche Merida, come Mulan, ha tratti fisici diversi da quelli delle altre principesse: ha una chioma di ricci rossi ribelli e il viso paffuto, ma, a differenza di Mulan, non deve fingersi chi non è per affermare la propria indipendenza. Un elemento importante in questa fiaba è l’assenza totale del principe e, in generale, dell’elemento romantico.
Anzi, in questa fiaba emerge un aspetto molto importante che in passato non era considerato sotto questa chiave: il rapporto madre/figlia, non in termini di rivalità (Cenerentola, Biancaneve) o subordinazione (Rapunzel), ma in termini di alleanza e collaborazione. Il rapporto tra Merida e la madre è conflittuale, ed è per questo che il film della Pixar tocca un argomento delicato. Inizialmente le due non hanno punti di incontro, ma complice anche l’imposizione del lieto fine, la madre riesce ad accettare la figlia per quello che è e per quello che non vuole essere.
Di esempi di principesse stereotipate e evolute ce ne sarebbero altri da elencare e analizzare. Le fiabe sono mutate, il modo di raccontarle anche, ma nel profondo certe cose rimangono invariate, certi stereotipi continuano ad esistere e le bambine e i bambini se li portano dentro fin dall’infanzia. Se c’è una cosa che le bambine di oggi dovrebbero smettere di fare per “potersi salvare” è seguire i modelli fiabeschi di donne subordinate e dipendenti dal genere maschile (perché bambine, gli uomini non sono crocerossini e voi non avete bisogno di essere salvate), che non rappresentano la realtà, e immedesimarsi nelle eroine di tutti i giorni, che lavorano, hanno una vita sociale, un amore da vivere o un figlio o una figlia da crescere, con la stessa intraprendenza di Mulan e il coraggio di Merida, senza dover rinunciare alla propria femminilità e senza fingersi qualcuno che non si è.
1 commento
Buongiorno….volevo sapere se questo racconti erano in vendita e se così fosse dove si possono trovare!? Grazie mille