Carmen Consoli al MediMex con il suo ultimo album
Terzo ed ultimo giorno del MediMex, organizzato da Puglia Sounds alla Fiera del Levante di Bari, con incontri e concerti strepitosi.
La cantautrice catanese, Carmen Consoli, dopo il trionfale concerto nella seconda serata del MediMex a Bari, ha incontrato il pubblico della Fiera del Levante di Bari nell’ultima giornata della manifestazione.
A sei anni dal suo ultimo album di inediti, Elettra, Carmen Consoli è ritornata a gennaio al centro della scena musicale italiana con L’abitudine di tornare, che ha messo d’accordo pubblico e critica con una nuovo formazione in power trio, composto tutto da donne.
In mattinata è stata intervistata da Gino Castaldo ed Ernesto Assante davanti ad un vasto pubblico di giovani e si è raccontata con la consueta franchezza.
Come ti senti oggi, dopo il concerto di ieri ?
“Sto bene, ieri il pubblico mi ha riservato un’accoglienza emozionante, non ho dormito bene stanotte, ero ancora in fibrillazione, mi sono addormentata alle 4.”
In questi anni di assenza cosa hai fatto ?
“In questi anni non sono rimasta con le mani in mano, svolgo anche altri lavori oltre a quello della cantante, che non considero un’attività di sostentamento. Mi sono occupata degli affari di famiglia. Io e mia mamma siamo le uniche “superstiti”, abbiamo rimesso su la campagna, ho fatto un corso di imprenditore agricolo, dove ho imparato tante cose nuove. E’ nato mio figlio, mi sono trasferita a San Giuliano, ho fatto vita di quartiere. Insomma, non mi sono annoiata. Torno a incidere un album solo se ho qualcosa da dire, il mio sostentamento non dipende dalla musica, lo faccio perché è la mia passione e le passioni non possono essere calcolate o pianificate a tavolino”.
Come avverti il cambiamento nel tempo ?
“Se ogni esperienza ci segna, come i tronchi degli alberi, adesso si è aggiunta un’altra curva nella mia vita. Credo molto nell’evoluzione”.
La Maternità ti ha cambiato la vita ?
Dalla taglia 38 sono arrivata alla 42. Non occorre essere genitori biologici per provare la sensazione di maternità, il rapporto si costruisce col tempo. Quando è nato Carlo mi sono sentita generatrice, si è inserita una nuova lente che magnifica ogni cosa. Prima pensavo di vivere la vita in libertà, ma oggi quella libertà la vedo come una cosa confinata tra le mura. Oggi, come mamma, mi sento più libera, vedo molto oltre e davanti a me una distesa sconfinata. “
Cosa ti ha colpito nel rapporto con tuo figlio ?
‘Mi ha colpito l’uso della parola. Lo sforzo spontaneo di generare parole per esprimere un concetto, che ha bisogno del suo tempo e del suo spazio. Oggi parla come uno della Lega, col tempo inizierà a parlare in maniera più terrona”.
Le radici cosa rappresentano per te ?
“Mio padre era un agronomo e mia madre era nota per le sue progettazioni di giardini in tutta Catania. Mia madre preferisce le piante alle rose, che sono belle, ma dopo qualche giorno appassiscono. Le piante continuano a crescere, perché hanno le radici. La radice è fondamentale affinché la vita continui.”
Come catanese come ti senti ?
“Gli artisti catanesi sono radicati nel territorio, ma anche aperti alla contaminazione. Catania è una città di fuoco, di contrasti, non abbiamo sentito la crisi perché ci siamo sempre arrangiati in maniera creativa. La sua caratteristica è la coesistenza di mare e fuoco: l’Etna influenza e riscalda gli animi, il mare ti dà calma e pace”.
Il tempo e la musica, che relazioni hanno per te ?
“Il bello richiede tempo e calma. Non si può fare un bambino in tre mesi. Oggi manca troppo spesso il tempo per sviluppare un concetto, per scrivere una canzone, per giocare a pallone con gli amici. Ogni cosa ha bisogno del “tempo che ci vuole”(un bel libro della pugliese Francesca Palumbo). L’ultimo bacio l’ho scritta in 15 minuti, altre canzoni mi hanno richiesto mesi”.
Il tuo rapporto con la Tecnologia ?
“Come musicista mi sento strettamente legata alla valvola, mi piace la tecnologia, ma non voglio esserne schiava”.
Emozioni cosa sono e quando ti hanno assalita ?
“Il brivido è importante, teniamocelo stretto. Recentemente mi sono sciolta in lacrime con un film, ‘Dove eravamo rimasti ‘con Maryl Streep, una commedia in bilico tra comicità e tragedia. Mi ha suggerito che se non si è pienamente se stessi non si può assumere una grande responsabilità. ‘All of me’ di Billie Holiday mi emoziona ogni volta che l’ascolto, anche perché è una delle canzoni preferite di mio figlio”.
La propria identità da consigliare ai ragazzi ?
“Ascoltate tanta musica. Io ho vissuto l’epoca del vinile, mi emozionavo a scartare il disco e sentire il suo odore. Passavo ore e ore ad ascoltare Janis Joplin, Creedence, Nico, Jefferson Airplane, Free e Aretha Franklin. Quella musica ha rappresentato la colonna sonora della mia adolescenza. Trovate un idolo non da adorare, ma da cui percepire un messaggio che ti nutra interiormente. Studiate, imparate la grammatica della musica, poi abbandonate lo studio e destrutturatevi, fino a trovare una vostra sintesi originale”.