Tra risate e lacrime il regista Massimiliano Bruno porta sul grande schermo uno spaccato vero dell’Italia di oggi.
E’ in arrivo nei prossimi giorni l’ultima opera del regista romano Massimiliano Bruno: Gli Ultimi saranno ultimi, prodotto da IIF Italian International Film con Rai Cinema e il contributo del MiBACT, nelle sale italiane con 01 Distribution dal 12 novembre 2015.
Tratto dallo spettacolo teatrale Gli ultimi saranno ultimi andato in scena nei teatri di tutta Italia dal 2005 al 2007, il film facendo riferimento all’attualità ci racconta la storia di Luciana Colacci (Paola Cortellesi) un’operaia che perde improvvisamente il lavoro, nel momento più bello della sua vita, quello della gravidanza.
Bruno ci racconta i momenti di gioia, ma anche la disperazione di questa donna, moglie e futura madre, una disperazione che la porterà ad un gesto estremo. Con gli Ultimi saranno ultimi, il regista, prendendo spunto da una tragica attualità sociale, lancia una provocazione : si può morire di disoccupazione?
Insieme a Paola Cortellesi nel cast troviamo Alessandro Gassman, nei panni del marito Stefano, innamoratissimo di Luciana, ma senza un soldo; Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi, Ilaria Spada e tanti altri bravi attori. Gli ultimi saranno ultimi non è né una commedia, né un dramma, ma un film dove s’intreccia sapientemente comicità e amarezza.
Ho avuto la fortuna di conoscere e di lavorare con Massimiliano Bruno e proprio con lui mi ritrovo qui a parlarvi di questa sua ultima fatica cinematografica.
Arriva un momento nella vita dove si decide un cambio di rotta. Questo è quello che hai appena fatto tu con il tuo nuovo film. Una pellicola diversa dalle altre, perché qui si ride, ma si piange anche. A cosa è dovuto questo cambiamento?
Avevo necessità di raccontare una storia diversa e senza peli sulla lingua. Uno spaccato dell’Italia di oggi dove tutti possono riconoscersi. Questo non significa voltare pagina ma aggiungere una pagina differente a quello che faccio da anni al cinema, ma una pagina simile a quello che ho fatto a teatro per anni.
Perdere il lavoro per molti significa non solo perdere uno stipendio, ma anche perdere la propria identità e dignità. Parliamo dell’identità.
L’identità chiaramente non te la da un lavoro ma è una componente tutta personale che non dobbiamo mai perdere di vista. Nella nostra storia Luciana, il personaggio interpretato da Paola Cortellesi, perde la serenità quando intorno l’umanità si fa deludente. Identità è anche relazione con altri esseri umani, se viene a mancare è un dramma.
Questa crisi, come ben sappiamo è mondiale, ha colpito tantissimi Paesi… se guardo il mappamondo il titolo del tuo film mi fa pensare solo all’Italia, l’Italia che arranca, l’Italia che arriva ultima. Ma secondo te perché noi zoppichiamo, mentre gli altri camminano o addirittura corrono?
Io tutti questi Paesi che corrono non li vedo. Noi siamo lo specchio di quello che sta avvenendo a livello globale. E credo anche che ne usciremo nel giro di una decina d’anni. A parte questo, il mio film non parla della crisi economica ma della crisi di relazioni umane. Sono tutti ultimi, tutti vittime e carnefici e si fa fatica a trovare un colpevole in questa vicenda perché nella sceneggiatura abbiamo sempre lavorato sul raccontare le ragioni di tutti. Crisi è quando diventiamo disumani.
Con Gli Ultimi saranno gli Ultimi ritorna la grande coppia Cortellesi-Bruno. So che tra di voi c’è un lungo rapporto di amicizia e una forte stima reciproca. Come vi siete conosciuti e quando?
Paola ed io ci siamo conosciuti circa venti anni fa una sera al Teatro Colosseo. Lei giovane talentuosissima attrice che proveniva dalla scuola di Beatrice Bracco, io giovane attore-regista-autore che metteva in scena 4 spettacoli all’anno. Io la vidi recitare in un testo di Lucilla Lupaioli e me ne innamorai artisticamente, lei mi vide interpretare il mio monologo “Il Silenzio” che raccontava l’amicizia di due diciottenni stroncata dalla bomba alla stazione di Bologna. Poi abbiamo deciso di lavorare insieme. Mettemmo in scena il mio spettacolo “Cose che Capitano” con la regia di Furio Andreotti nel novembre del 1997 debuttando al Teatro Sette. Da allora non ci siamo più lasciati… Sempre a teatro come coppia facemmo il mio “Ancora un Attimo” nel 2002 e poi “Gli Ultimi saranno Ultimi” nel 2005. In mezzo collaborammo per la televisione e sono stato suo autore più di una volta. Quando debuttai al cinema con “Nessuno mi può giudicare” continuammo a fare un pezzo di strada insieme. Lei vinse il David e io il Nastro d’Argento… e ora eccoci qui. Ancora vivi.
Mi spieghi come hai fatto a convincere Alessandro Gassman, grande tifoso romanista, ad interpretare il ruolo di uno sfegatato laziale?
Ale mi ha maledetto quando ha letto la sceneggiatura. Ancora mi viene da ridere se ci penso. Però è sempre bello interpretare il contrario di se stesso. Mi era già successo con Rocco Papaleo quando lo convinsi a fare un razzista fascista nel mio primo film.
Questo non è solo un momento di crisi economica, ma di confusione totale, come si farà a ritornare al “Cacio e Pepe”, ch’è tanto bono?
Bisogna essere spietati con se stessi e con chi non ci parla in maniera chiara. La verità può renderti più povero materialmente, ma ti arricchisce personalmente.
Grazie Max, per il tempo che mi hai concesso… e tutti noi non saremo ultimi, ma i primi ad andare al cinema per vedere il tuo bel film, da giovedì 12 novembre.
Grazie a te, Valeria. Vi aspetto