“Donne che invecchiano e mariti che le lasciano per una più giovane. Dov’è la giustizia divina?”
Questo è il tema postato su una bacheca Facebook che ha sollevato molto interesse e molte risposte.
Un mio commento su Facebook, che riporto qui sotto, ha avuto considerevoli riscontri positivi, un sacco di like, insomma, persino quello del solo coraggioso amico maschio che ha partecipato alla lunga discussione.
“Una consolazione-giustizia, non tanto piccola come potrebbe apparire, sta nel potersi addormentare senza mettere tappi anti russii nelle orecchie, senza essere svegliate da lui che va in bagno di notte e all’alba, dall’essere esenti da obblighi di “cura e manutenzione” delle cose che non ti appartengono, di poter mangiare all’ora che ti pare quello ti pare, idem libertà assoluta di sentire le amiche, vedere quella serie in Tv, non vederti più musi lunghi accanto, diminuire il tuo stesso tasso di acidità, non aver più a che fare con quel bambino de coccio a cui neanche potevi dare uno sculaccione .. insomma, per molti versi é un tipo di perdita che assomiglia molto a quella di uno zaino pesante sulle spalle a cui ti eri abituata. Elaborata la separazione e la rabbia, la delusione scompare e molte amiche, poi, letteralmente rinascono conquistando il piacere della libertà. L’importante è guardar avanti, non indietro, non recriminare, non odiare nessuno. “
Mentre si susseguono i commenti con punti vista interessanti a confronto e le esperienze di tante amiche, mentre facciamo lì quelle anche un po’ graffianti, ironiche e pragmatiche sul tema specifico “ nuova lei più giovane non sa che gatta da pelare si prende, ma in fondo lo vuol solo pelare, appunto. “ , mi capita di pensare più approfonditamente al travaglio della separazione, indipendentemente dal motivo – causa scatenante, indipendentemente dal femminile – maschile. Vi riporto qui sotto i miei pensieri, le mie riflessioni e qualche piccola considerazione – consiglio che spero possa essere utile a chi sta per affrontare questo percorso di “morte e rinascita” che è appunto la fine di un matrimonio e l’inizio di una nuova vita.
E’ innegabile che quando scatta il momento “ basta, è finita, non ne posso più, separiamoci ” e a distanza di poco tempo arriva la lettera ufficiale dell’Avvocato si viva una fase traumatica e drammatica, paragonabile all’eruzione di un vulcano che dopo anni di coltivazione sotterranea di lava sbotta e la fa uscire con un’intensità emotiva sconvolgente, bruciante, dolorosa e distruttiva. In ogni caso per entrambi i coniugi ma per esperienza, sia diretta che raccolta come testimonianza in miriadi di casi, chi dei due prende la decisione e compie gli atti formali è in genere almeno momentaneamente avvantaggiato, semplicemente perché ha iniziato ad elaborare da più tempo l’incandescenza delle proprie emozioni, il proprio dolore, fallimento, distacco.
Ora, in questa fase, va riconosciuto che l’onda emotiva incandescente sconvolge totalmente il partner che subisce la decisione formale, tant’è che erutterà dal profondo del suo vulcano un magma di pensieri, parole, atti e comportamenti per lo più inimmaginabili persino da sé stesso. Quanto violenti, vendicativi, estremi e-o autolesionisti, depressivi e-o distruttivi è soggettivo, lo stesso dicasi per le modalità con cui li eserciterà e la misura con cui li esternerà, siamo tutti simili e diversi al tempo stesso.
Di sicuro c’è da dire che nelle separazioni non realmente e totalmente consensuali ( rare ma ci sono, in tal caso gli ex restano quasi sempre cari amici ) il vero problema sta nella gestione delle emozioni. La lava incandescente di cui prima produce tra l’altro fumi spessi e intossicanti che compromettono pesantemente le facoltà razionali, ci si ritrova persi in un tunnel di fumi scuri, inconsapevoli spesso di aver bisogno del supporto di una “guida” perfettamente lucida, obiettiva e raziocinante piuttosto che di mero, unico sostegno compassionevole !!
E’ indubbio, infatti, che la coppia sia sempre e comunque “ finita – scoppiata “ ben prima dell’atto conclamato. Qualsivoglia siano state e siano le motivazioni nonché la goccia che ha fatto traboccare il vaso, prima si riesce a vedere la luce filtrare in quel tunnel prima si potrà ricominciare a respirare traendone sollievo, sensazioni di leggerezza e speranza nel domani anziché di perdita e sconfitta.
Per “ liberarsi “ presto e bene, senza strascichi, da una separazione dolorosa bisognerebbe essere capaci di scindere i piani, rielaborare quindi l’emotività e la riflessione – rivisitazione degli aspetti inerenti ai sentimenti puramente amorosi da un lato ed affidare invece al proprio lato pragmatico – razionale la gestione degli aspetti più concreti, evitando accuratamente ( lo so è difficilissimo) di permettere all’emotività ( sentimenti di rabbia, vendetta & co.) di infiltrarsi e intervenire in questo ambito.
La scelta dell’Avvocato giusto, serio e preparato, che non dà filo ai desideri malefici dettati dai bisogni vendicativi, ma che studiato il tuo specifico caso ti prospetta la soluzione obiettivamente più equa e quindi ragionevolmente rapida da raggiungere, fa la differenza. Questo tipo di Avvocato è rarissimo, per lo più tendono ad assecondare o persino suggerire presunti diritti e benefici economici velleitari al puro fine di allungare i tempi della pratica con conseguente unico beneficio del loro fatturato e non certo nell’interesse reale ed umano del Cliente. Ma se incontri l’Avvocato giusto (in genere si capisce la pasta del professionista già al secondo incontro, prima di affidargli l’incarico e dopo un primo rapido riscontro sul caso che tu gli hai prospettato con narrazione degli elementi essenziali) può essere determinante in positivo per molti più aspetti della tua vita, molto più “ amico “ di quanto non si possa immaginare.
Tutela te, il tuo domani e la tua vita, facendo sì che la fase di rinascita e apertura al nuovo possa iniziare presto, prima possibile, e con le sicurezze materiali di fondo possibili senza permettere ai moti più nefasti degli animi di aggiungere ulteriore dolore, stress, tensioni, rabbia e rancori e rivendicazioni il cui prezzo, emotivo e di costi causa giudiziaria, sarebbe di gran lunga ben più salato e distruttivo di ogni ipotetico maggior vantaggio economico obiettivamente ottenibile a discapito dell’ex.
Già, perché per rinascere bisogna stare bene dentro, guardare avanti e saper vedere la luce, gli aspetti liberatori e positivi che tra serio e faceto descrivevo nel post. Prima riusciamo a chiudere definitivamente la partita prima ritroviamo il sorriso e noi stesse. Più stropicciate e con qualche ruga in più, forse, ma con una consapevolezza della nostra forza e della nostra voglia di vivere che prima neppure riuscivamo a sognare.
Parola di chi c’è passata, io e altre 6 amiche, un’altra decina di coppie lui – lei che conosco, ogni vicenda ha le sue particolarità ma tutte hanno in comune il percorso morte – rinascita. Rinascita con brio e gran belle soddisfazioni nel caso mio e in quelli della maggior parte delle mie amiche. Un po’ meno bene, e in certi casi proprio malamente, è andata, nei casi che conosco, al partner che più ingeneroso e mancante di rispetto è stato verso l’altro durante il matrimonio e la fase di separazione. Ripensandoci bene direi che alla fine, forse, una giustizia divina c’è e finisce sempre con l’emergere.