OVER 55 ESTROMESSI DALLA PROFESSIONE E DAL MERCATO DEL LAVORO. ANCHE I BENESTANTI SOFFRONO GRAVI CONSEGUENZE.
L’allarme disoccupazione per gli over 55 è di forte attualità in questi giorni in quanto argomento della “proposta di legge” bizzarramente, in quanto non rientra nei suoi compiti, formulata e pubblicizzata dal Presidente dell’Inps Tito Boeri. All’inizio del 2012, quando si iniziò a dare massima enfasi al problema disoccupazione giovanile con inflazionate discussioni a caratteri cubitali quotidiani su tutti i media e social, pubblicai un post su Facebook che, in risposta all’ennesimo articolo “ crolla l’occupazione giovanile “ diceva grosso modo così: “ E agli over 55 lavoratori autonomi e professionisti che senza alcuna tutela da sempre si ritrovano ormai senza clienti e senza lavoro ma con famiglia e figli da mantenere chi ci pensa? Sono questi i veri disoccupati senza speranza !!! Da giovane puoi almeno andare a cercar lavoro all’estero, a 50 e più è praticamente impossibile. “
Non lo riporto per attribuirmi meriti ma solo per sottolineare che ci sono voluti quasi 4 anni solo perché qualcuno di abbastanza in alto riuscisse a mettere in evidenza il problema, anche se unicamente in termini di sostentamento economico. A tutti gli effetti, invece, questo è un vero e proprio dramma a 360 gradi per milioni di italiani, uomini e donne, che pur avendo nei migliori dei casi qualche risparmio con cui poter campare, si ritrovano, nella fascia d’età che solo fino ad un decennio prima era considerata ed effettivamente era quella della massima raccolta e successo professionale, a dover registrare la loro di fatto estromissione dal mercato, il loro “fallimento”, la loro “ inutilità produttiva”, la non valorizzazione se non la svalutazione delle loro competenze e della loro esperienza che fino al 2005-2007 sarebbe invece stata definita preziosa .
Il mondo è cambiato e loro non hanno saputo adeguarsi? In certi casi è vero, nella maggior parte no. No, perché se sei un professionista serio e competente non puoi e non vuoi fare una consulenza improvvisata e superficiale un tanto al Kg.
No, perché se sei un commerciante onesto e serio dedichi tempo e personale di supporto per soddisfare le esigenze della clientela e il personale lo paghi regolarmente con versamenti di contributi ecc,, emetti gli scontrini e paghi pure le tasse.
No, perché se sei un professionista della creatività, design o comunicazione che sia, non propini al cliente la prima idea bizzarra che ti salta in mente una tantum senza tener conto del suo target di riferimento né aver verificato strategia, posizionamento e obiettivi dei suoi competitor, ecc. ecc.
No, non sono i capaci, esperti over 55 ad aver sbagliato, loro sono solo vittime di un mercato che non riconosce e non chiede più qualità, costruttività, studio, approfondimento, valore reale, concreto e tangibile.
Improvvisamente, dal 2008 in crescendo esponenziale, il mercato premia e paga (poco ma sempre troppo per quel che in realtà vale) la superficialità, l’immediatezza, l’azione speculativa, il just in time non importa come l’importante che sia presto e costi poco. Basti pensare al dilagare dei Bloggers di successo e ai patimenti quotidiani dei giornalisti professionisti della moda, solo per fare uno dei centinaia di esempi documentabili . E allora, che fare?
Rinchiudersi a brontolare sfiduciati registrando i segnali quotidiani che pongono in evidenza il successo dell’apparenza senza sostanza e la presunzione cieca delle giovani generazioni che ritengono saperi ed esperienza e storia “ cose inutili e superate “ ?
O adeguarsi, usare termini roboanti che millantano profumo di innovative grandeur per inneggiare nuove semi tragiche condizioni ? Basti pensare a come suonano bene termini come sharing economy , che qualcuno giustamente ha definito “ l’arte del dividersi le briciole “e, aggiungo io, di condividere le spese per risparmiare il più possibile e tentare di continuare a sopravvivere, o counchsurfing che suona figo ma poi vuol dire che per fare una vacanza vai a dormire qua e là sul divano in case di sconosciuti.
Personalmente credo che ci si debba svegliare dal torpore depresso e depressivo in cui si è comprensibilmente caduti. Gli over 55 che hanno ricoperto posizioni e ruoli qualificati devono imparare una sola cosa da questi tempi, la capacità di fare squadra, anzi il teambuilding ( sennò si è out 😀 ) interdisciplinare e applicato al proprio, immenso, mercato potenziale e di riferimento, ovvero .. work for us ! Lavorare, produrre, proporre idee , merci, servizi, soluzioni per la propria “categoria demografica”, alias un target di riferimento che conosciamo piuttosto bene e che già oggi è numericamente molto ma molto importante.
Ho varie idee – spunti piuttosto interessanti per iniziare un qualche progetto di sharing a better future ma faccio una gran fatica ad incontrare più o meno coetanei con reale voglia di scuotersi, di rilanciarsi con passione verso nuove mete, con animo competenze ed energie da mettere al servizio della propria vita. Mi piange il cuore, mi dicono tutti “ ah beata te che sei ancora giovane “ , i più hanno al massimo 5-7 anni più di me, alcuni sono coetanei, quasi tutti hanno raggiunto traguardi professionali e di stabilità economica di gran lunga superiori ai miei eppure .. in questo momento sono fragili, inermi, non credono forse più in loro stessi e nel futuro.
Qualcuno può pensare che sono così perché tanto “hanno la pancia già piena”, io non credo che sia questo il motivo, di sicuro non quello principale. Purtroppo. Beh, se tra chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui c’è qualche altro “ ancora giovane “ mi contatti please. I Social servono, tks God, anche a questo ;).