Toponomastica femminile. Nel giorno in cui ricorre il 77esimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali in Italia, Napoli intitola una strada a Luciana Pacifici.
di Giuliana Cacciapuoti
Lo scorso 17 novembre, giornata scelta simbolicamente in concomitanza con una delle pagine più buie della storia d’Italia, l’anniversario della promulgazione delle leggi razziali si è svolta la cerimonia d’intitolazione di Via Luciana Pacifici, sostituendo così la precedente dedicazione al presidente del Tribunale fascista della Razza, Gaetano Azzariti, nel Borgo Orefici, rione che estende in vicinanza del mare, e dove sono concentrate tutte le più antiche e importanti botteghe cittadine specializzate nella lavorazione artigianale di prodotti di oreficeria argenteria e gioielleria, nel cuore antico del centro storico. Luciana rappresenta, alla luce delle attuali conoscenze, la più piccola vittima ebrea napoletana, nata a Napoli il 23 maggio 1943 e morta a soli otto mesi, forse durante il viaggio nella deportazione al campo di sterminio di Auschwitz nel gennaio del 1944. La più giovane dei 558 bambini sotto i dieci anni rastrellati nell’autunno 1943.
Occorre ricordare le sfortunate circostanze in cui si trovò la famiglia, che venne individuata e deportata dalla Toscana; tentavano di raggiungere la Versilia, spaventati dai continui bombardamenti cui la città partenopea era sottoposta, sperando in un rifugio più sicuro. Napoli invece liberatasi con le Quattro giornate nel settembre del 1943, evitò la deportazione dei residenti in città, unica in Italia. Numerose perseveranti sinergie hanno reso possibile questo cambiamento: dalla Fondazione Valenzi, promossa e seguita strenuamente dal giornalista Nico Pirozzi, coordinatore del progetto istituzionale “Memoriae”, per una nuova intitolazione di questa traversa di Corso Umberto a Napoli, l’Amministrazione comunale, in particolare la II Municipalità, l’Assessorato alla Cultura. Il Sindaco Presidente della Commissione per la Toponomastica cittadina ha ricordato come la Commissione sia stata mossa ”da una scelta chiara in cui è stata dirimente la prevalenza della storia di una bambina vittima innocente del genocidio rispetto a chi, anche se ha avuto una vita apparentemente normale all’interno delle istituzioni, in un momento delicato per il Paese è stato presidente del Tribunale della Razza. Questa decisione pone in primo piano l’importanza della coerenza delle storie personali“.
Toponomastica femminile è parte attiva e attenta nella Commissione: questa volta però non si trattava certo di sostenere una intitolazione al femminile, sebbene Luciana fosse una bimba. Questa era un’intitolazione che noi definiamo necessaria. È necessaria una riparazione del danno causato dall’invisibilità, perché restituire memoria a persone, eventi, storie soprattutto nel nome di una targa stradale significa rendere visibile e presente nella vita quotidiana la necessità del ricordo, del monito e insegnamento per le generazioni future. Per questa ragione Toponomastica femminile collaborerà ancor più convinta affinché la memoria e la storia delle donne fin qui occultata ritrovi visibilità e ricordo nelle strade nelle piazze del nostro paese, quale segno di una ritrovata capacità di costruire una reale comunità equilibrata nel rispetto di ogni differenza e specificità.