VENDERE ALL’ESTERO E’ UNA DECISIONE STRATEGICA
E’ tempo di castagne, di quasi Natale, di tensione internazionale altissima, e di “voucher all’internazionalizzazione erogati dal MISE”.
Lodevole iniziativa, supporto utile e importante per le aziende che ne abbiano fatto richiesta e bella opportunità per quelle che lo hanno ottenuto.
Non tantissime per la verità perché non tutte (a mio parere) hanno saputo compilare la domanda.
E qui sta il primo “attorcigliamento” di budella, parlo da imprenditrice.
Perché diamine, presentare una domanda per qualsiasi bando/misura pubblica deve richiedere sempre una specializzazione in scienze occulte?
Così si scopre che molte aziende fin dall’inizio si sono fatte seguire da “partner specializzati”, e abbiano firmato con questi un accordo che in caso di ottenimento avrebbero fatto con loro “il progetto”.
Fin qui nulla di male, se non che poi questi “partner specializzati” (e diciamolo pure accreditati al MISE) non sono specializzati manco per niente sull’estero ma molto specializzati nel fare “inciuci”, ah no, volevo dire “a far tornare i conti”.
Polemica?
No, preoccupata.
Perché sto toccando direttamente, direi personalmente, questa realtà e sono allibita.
Quindi, cominciamo dall’inizio.
- Se non si va all’estero (mica solo i nostri figli devono portare le chiappe fuori dall’Italia, ma anche i bancali dei nostri prodotti), il futuro è pressocchè incerto e la fine certa
- Il Governo Italiano se ne rende conto e vara misure finanziarie a sostegno delle aziende (alle quali potevano accedere tutti, anche aziende parte di gruppi internazionali): i voucher (finanziamenti a fondo perduto)
- Accredita soggetti competenti ad affiancare le aziende per fare progetti sull’estero (nell’elenco calderone finisce un po’ chiunque, dal consulente analista che prende 250 euro l’ora per analizzarti un dato, al commercialista, dall’istituto di ricerche a società di export management), molti di questi giocano in anticipano e legano a loro le aziende “che se in caso…”.
Però:
- Questi voucher sono un aiuto, mica sono un finanziamento senza limite né flessibile, insomma sono un importo ben fissato che suona come una goccia (importante e benedetta) per iniziare a pensare al mare di cose da fare per “internazionalizzare”.
Cosa ci si può fare?
- Si può contrattualizzare un Temporary Export Manager.
E che cosa è un TEM?
- Qui viene il bello. Un Export Manager è un responsabile vendite all’estero.
Non è uno che fa analisi, che mette a posto le certificazioni, che porta il cagnolino a spasso fuori casa. No, è un “commerciale”. Un “commerciale estero”: non un broker, non un agente, non uno che fa finta.
Il fatto che sia temporary è un pochino inquietante a mio parere, perché se davvero questo TEM (mi piace, suona come il fratellino piccolo di Tom) riesce a creare relazioni commerciali all’estero per l’azienda, scaduto il tempo che si fa?
E qui vengo al punto di partenza.
Grazie MISE per il voucher che è un supporto non da poco, ma ora mi rivolgo agli imprenditori:
credete davvero che andare all’estero sia un fatto circostanziale, temporaneo, a scadenza, da prendere in considerazione perché si è ricevuto l’aiutino?
Se la risposta è si: seguite la strada verso il camino acceso e raggiungete al più presto la legna che sta iniziando ad ardere. Consideratevi bruciati in partenza.
Se avete risposto no: lasciate perdere il tempo(rary) e dotatevi di uno Stratega all’Export e di un Export Manager a tempo indeterminato. Il primo avrà il compito di affiancare l’imprenditore nel decidere dove, cosa, e come e il secondo avrà il compito di costruire la vostra strada commerciale all’estero.
Andare all’estero è una decisione strategica.
Occorre dedicarci molta attenzione, può voler dire innovare, cambiare, ristrutturare. Non possiamo pensare di andare all’estero con le stesse dotazioni con cui giriamo per casa. Sarebbe come affrontare l’Oceano con una barchetta a vela da principianti.
E non è solo un fatto linguistico (anche però), è complessivamente un fatto INDUSTRIALE.
Il vostro piano industriale comprende l’Export?
Se si, siete attrezzati?
Se si, siete pronti?
Se si, che aspettate?
Saluti di cuore, ci vediamo oltre frontiera.