Ha scelto un genere letterario ‘senza tempo’ come il romance per raccontare di un problema di scottante attualità, quello dell’inquinamento della Terra dei fuochi.
Perché Maria Calabria nella terra devastata dalle ecomafie ci è nata, trentuno anni fa: ad Acerra, in quella che la prestigiosa rivista scientifica The Lancet Oncology ha chiamato, nel 2004, il Triangolo della Morte. E, anche se oggi vive a Udine, continua a impegnarsi, nel suo piccolo, per “spegnere i fuochi”.
Il tuo esordio letterario è stato nella poesia, con una silloge, La sera, edita nel 2013 da Galassia Arte. Poi, il tuo primo romanzo: La vita non dura mai una sera, in cui è l’amore in tutte le sue sfumature, dalla passione alle bugie e ai tradimenti, a fare da sfondo a una trama movimentata tinta di giallo. E ora Mare immaginato: la storia del legame tra un uomo e una donna, ma anche quella dell’amore di un giornalista, Massimo, per la sua terra, che da Campania felix si è trasformata in area a fortissimo rischio di mortalità per cancro. Che cos’hanno in comune le tue opere, e perché la scelta di questi temi?
Il primo, e forse l’unico, fattore comune ai tre lavori è la poesia. In entrambi i romanzi, c’è un personaggio che ama la poesia e, occasionalmente, ‘inciampa’ in un verso, in una strofa. A parte questa peculiarità che le accomuna, le tre opere sono molto diverse tra loro, nella forma e nei contenuti. La sera rappresenta la raccolta di componimenti dell’età adolescenziale, una tecnica di scrittura acerba. La vita non dura mai una sera è un romanzo in cui il ‘rosa’ si mescola al ‘giallo’, per mettere a frutto ciò che era rimasto ‘in circolo’ dentro di me di un percorso di studi di biologia molecolare mai concluso. La stesura di Mare immaginato è nata con l’intento di scrivere un genere diverso dal romance, che affrontasse temi più impegnati: lo smaltimento illegale dei rifiuti, le paure e l’incertezza di chi si trova vittima delle conseguenze di una realtà che mette in serio pericolo la salute dei suoi figli. In corso d’opera, ho dovuto fare i conti con la tendenza a ‘scivolare’ nuovamente verso il romance: ho deciso così di non forzare la scrittura verso mete prestabilite e lasciare che fossero le dita, e le intuizioni dell’inconscio, a guidare il cammino delle parole. Ed è nato il secondo romance.
Mare immaginato nasce, come tu stessa racconti, dall’interesse (condiviso con la tua editor Valentina Muzi) per una poetessa italiana dei primi del Novecento: Antonia Pozzi, la cui poesia è stata per te la “torcia che ha illuminato un intero percorso in prosa”. Ci vuoi dire qualcosa di più? Ti è capitato di essere ispirata da altri autori?
Ho conosciuto Antonia Pozzi grazie a Valentina, la mia editor. Ho cominciato a leggere i suoi versi con svogliatezza; ho terminato la lettura con un senso di ‘fame’, un desiderio inappagato di poesia. Un componimento, in particolare, ha ‘illuminato’ il percorso e agitato le onde di Mare immaginato: Amore di lontananza. Sono andata avanti nella stesura del testo, pescando, di tanto in tanto, in quell’“aspra nostalgia da innamorata” che lo scritto mi aveva lasciato dentro. Il confronto con i versi della Pozzi, al di là dell’input per il nuovo romanzo, mi ha fatto prendere coscienza di quanto avessi ancora da imparare, di quanto sia importante il connubio tra le emozioni trasmesse da uno scritto e la forma, la metrica. Insomma, il confronto con un ‘gigante’ ha proiettato le sue ombre lunghe sulla mia ‘piccolezza’ di autrice. Il giorno dopo sono andata in biblioteca e ho iniziato un percorso di approfondimento della metrica, e più in generale della lingua italiana, che dura tutt’oggi. Altri autori mi hanno guidato, in un modo o nell’altro, nella stesura dei miei lavori. Kathleen Woodiwis, con la sua abilità nel costruire gli intrecci e gli inganni, è stata per me una fonte inesauribile di spunti e suggerimenti per la scrittura di La vita non dura mai una sera.
Da sempre scrivi poesie e oggi hai convertito i tuoi versi in strofe musicali, un genere più commerciabile: con l’aiuto di un musicista campano, hai scritto i testi di due canzoni, ancora in cerca di una voce e di un produttore. Cosa ha rappresentato per te questa collaborazione rispetto alle esperienze di scrittura precedenti?
Quest’esperienza di scrittura è stata un’occasione di crescita senza pari. Chi scrive poesie sa benissimo quanto sia difficile fare apprezzare i propri versi, dagli editori in primis, dai lettori poi. Mi sono sentita ripetere un’infinità di volte che la poesia non serve a niente, che perdevo il mio tempo, che avrei fatto meglio a impegnarmi in altri generi. Scrivere testi ha rappresentato un’occasione di riscatto, in qualche modo, dei miei versi; più in generale, della poesia. Quando si ascolta una canzone, si ascoltano parole, più o meno in rima, che sembra siano state ‘facilmente’ adagiate sulla musica. L’incastro tra musica e parole richiede, invece, tutta una serie di accorgimenti, dal punto di vista metrico, che ignoravo totalmente. Senza l’autore della musica, Marco Giacomi, non sarei riuscita a riadattare tutti i versi della prima canzone. Ancora una volta, il confronto con una nuova realtà ha fatto sì che potessi approfondire nuovi mondi, nuovi modi, di vivere la scrittura. A brano ultimato, è cominciata la ‘caccia’ al produttore. Anche in questo caso ho trovato molto più di quanto stessi cercando: la gentilezza di persone come Gianluigi Zecchin, e la sua fiducia come agente, è stata una conferma importante.
I tuoi due romanzi sono pubblicati da Lettere Animate, un editore che ha cominciato in maniera tradizionale, ma ha abbandonato ben presto il cartaceo per gli e-book. E, oggi, conta oltre 100.000 download di libri elettronici in più di 75 librerie online e 13.000 fan sui social network, in aumento. Condividi la sua scelta e sei una lettrice di e-book?
L’editore è un imprenditore. La scelta di Lettere Animate ha seguito sicuramente politiche imprenditoriali e la necessità di reinventarsi per emergere in un mondo, quello dell’editoria, che non lascia scampo alle esitazioni. Come ogni scrittore, sogno il profumo della carta (e in parte Roberto Incagnoli è venuto incontro agli autori, affiancando il print on demand agli e-book), ma mi sento comunque onorata di essere stata pubblicata in forma elettronica da un grande editore, la cui “grandezza” ho avuto il piacere di misurare non tanto attraverso i parametri imposti dal mercato, quanto in termini di onestà, impegno e disponibilità al confronto e al dialogo con ogni singolo autore, coem se fosse l’unico. Leggo anche in e-book da… Lettere Animate!
Hai devoluto i diritti d’autore della tua prima raccolta di poesie ai bambini malati di cancro della tua città natale, grazie all’intermediazione del Vescovo di Acerra Monsignor Giovanni Rinaldi e poi del suo successore Monsignor Antonio Di Donna. Hai in programma altre iniziative in favore delle vittime della Terra dei fuochi, o ti piacerebbe organizzarne in futuro?
Acerra, e più in generale la Campania, sono realtà che pullulano di arte. Acerra è la Terra dei fuochi, ma è anche una terra di cultura, di lotta, di “Mamme coraggio”. Il ricavato dei miei versi andrà sempre alla stessa causa. I proventi delle vendite non sono significativi, e forse non lo sarebbero neppure per un autore affermato; tuttavia, ciò che reputo davvero importante in questo genere di iniziative è l’accostamento di una problematica così delicata alla cultura. La cultura è conoscenza, porta alla consapevolezza del fare, spinge le persone a scendere in campo per garantire un futuro migliore alle generazioni che verranno. In futuro, non potendo riconoscermi nella figura di “madre coraggio” (i miei figli sono nati e vivono molto lontano da Acerra), spero di poter dare il mio contributo da “figlia coraggio”, facendo tutto il possibile per aiutare la terra che mi ha visto nascere, e che amo.
Maria Calabria, Mare immaginato, Lettere Animate, 2015, pp. 188, € 2,49 e-book.