Traduzioni, interpretariato, copywriting, comunicazione sui social media: Giulia Carletti ci racconta come si diventa una “creatrice di parole”.
Abbiamo conosciuto Giulia Carletti qualche tempo fa grazie a Rete al Femminile, un network di libere professioniste e imprenditrici creato da Gioia Gottini e molto attivo su Facebook. Grazie a questo incontro abbiamo iniziato a seguire i post del suo blog, Words of Nona, contenenti molte riflessioni tecniche e curiosità legate al mondo della traduzione e dell’interpretariato. L’entusiasmo di Giulia ci ha contagiate, per questo abbiamo deciso di intervistarla a proposito dei vari aspetti legati alla sua professione. Durante la chiacchierata, lei ci ha raccontato anche il perché di un nome tanto particolare per il suo blog.
Come, quando e perché hai scelto la tua professione?Avevo circa 10 anni e sfogliando il libro per l’orientamento all’università di mia cugina, ho letto i piani di studio della laurea in interpretariato e ho detto “mamma, voglio fare questo!”. Mi piaceva l’idea della simultanea, la possibilità di avvicinare culture diverse e favorire la comunicazione; anche se prima di iscrivermi all’università ho preso in considerazione altre strade, alla fine sono tornata all’idea che avevo avuto da piccola. Oltre alla traduzione e all’interpretariato, mi occupo anche di copywriting e di comunicazione sui social media, quindi si può dire che sono una creatrice di parole!
Qual è il tuo background di studi?Ho una laurea triennale in Mediazione linguistica, conseguita all’Università la Sapienza, e una laurea specialistica in interpretariato di conferenza (alla San Pio V).
Quali sono stati i tuoi primi lavori?
Ho svolto i miei primi incarichi da interprete durante il mio Erasmus a Madrid; ero al secondo anno di università, avevo appena 20 anni e tutta l’incoscienza e l’entusiasmo propri di quell’età! Probabilmente ora non mi lancerei mai come ho fatto all’epoca e ammetto che avrei avuto bisogno di molta più formazione nel campo, ma devo dire che è stata un’esperienza formativa e interessante: interpretavo nei commissariati, nelle carceri e nei tribunali.
E’ stato difficile inserirsi nel mercato del lavoro?
Non ho mai lavorato come dipendente, dopo due stage sono subito passata alla libera professione e devo dire che è stato complicato. Oltre a essere brava, devi farti conoscere (e se sei timida non è facile!), distinguerti, essere sempre propositiva. All’inizio è difficile, ma poi pian piano si prende il ritmo; l’importante è non adagiarsi mai sugli allori e cercare di migliorarsi e crescere sempre.
Quando è avvenuto il tuo esordio da freelance?
Anche se avevo già cominciato a lavorare sporadicamente durante l’università, il mio esordio da freelance è avvenuto a febbraio 2013 dopo aver finito il mio stage in un’agenzia di traduzione a Londra. L’agenzia ha iniziato a contattarmi per interpretare negli ospedali, poi per tradurre e fare revisioni e mi ha dato un aiuto importante per inserirmi nel mondo della traduzione. Ogni tanto mi sfiora il dubbio o la voglia di provare una posizione da dipendente, ma l’idea di non poter decidere da me mi manda in crisi, quindi nonostante tutte le incertezze correlate preferisco gestirmi da sola!
Quali sono le qualità che si richiedono a una traduttrice/interprete? E come si impara a esercitarle?
Il requisito numero uno è un’ottima conoscenza della propria lingua madre, senza quello non si va da nessuna parte! E poi una sensibilità linguistica sia nelle lingue di partenza sia in quella d’arrivo, e una sensibilità tout court per trovare le parole adatte alla situazione, al contesto e all’intenzione comunicativa. Questa qualità secondo me è in parte innata, ma si può esercitare affinando le proprie competenze linguistiche e traduttive: practice makes perfect. Ultima cosa, ma non meno importante, tanta curiosità: anche specializzandosi in un ambito, si troveranno cose nuove ogni giorno. In questo lavoro non ci si annoia mai!
Quali sono i cambiamenti che le nuove tecnologie (Internet, social media, ma anche device e tools per interpretariato e traduzione etc.) hanno introdotto nella tua professione?
I traduttori che lavoravano prima dell’avvento di Internet hanno tutta la mia ammirazione: non riesco nemmeno a immaginare quanto potesse essere difficile tradurre qualcosa basandosi solo sul cartaceo! Internet ci offre un mondo di possibilità e di risorse da consultare, e poi è un ottimo strumento per farsi conoscere e interagire con i colleghi; grazie ai social è come se fossimo in un unico, grande ufficio! Anche gli strumenti di traduzione assistita (i cosiddetti CAT, che non sono teneri gattoni ma software spesso molto costosi) sono molto utili per accelerare il lavoro per alcune tipologie di testo.
Ci racconti la tua giornata tipo?
Posto che non esiste una giornata normale perché ogni giorno è diverso, di solito mi sveglio verso le 8:00 e mi prendo un po’ di tempo per trovare il mio posto nel mondo e prepararmi alla giornata. Alle 9:00 inizio dedicando una mezz’oretta ai social per passare poi al lavoro vero e proprio, che può essere tradurre, scrivere o studiare per le interpretazioni; dalle 12:30 cerco di prendermi del tempo per andare in palestra o fare gli esercizi di pilates da casa, oltre che per cucinare qualcosa per pranzo. Dopodiché riprendo a lavorare e cerco sempre di dedicare del tempo al marketing, contattando nuovi clienti. Di solito lavoro fino alle 19:00, tra incursioni varie sui social e pause merenda; ma tutto varia a seconda delle scadenze, dei progetti in programma e dal momento del mese.
Come, quando e perché hai deciso di creare Words of Nona? (e perché hai scelto questo nome?)
Dopo aver iniziato la mia avventura in proprio ho capito che avevo bisogno di una vetrina dove propormi come professionista; ho studiato un bel po’ per capire come creare qualcosa che mi rappresentasse e grazie all’aiuto di un ottimo studio di grafica ho “partorito” Words of Nona a gennaio 2014. Nona è una delle tre Parche, quella che tesse i destini di ogni vita umana; ho scelto questo nome perché le parole possono avere un potere decisivo nel creare o distruggere qualcosa, e quindi è importante sceglierle bene! Ho sempre amato la mitologia, sono romana e Nona è un nome corto e difficile da storpiare per gli stranieri, quindi ho pensato fosse l’idea vincente.
Come fai a conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita privata?
Si tratta di un tasto un po’ dolente per me, dovrei imparare a dire no e mettere dei paletti ma non sono ancora molto brava. Per fortuna, chi mi sta accanto ha un’enorme pazienza e comprensione nei confronti dei miei ritmi a volte sregolati e questo mi aiuta molto.
Quali consigli daresti a chi può essere interessato ad intraprendere la tua stessa professione?
Studia tanto, non lasciarti scoraggiare e non seguire le mode della “lingua del futuro” o della specializzazione più richiesta: le lingue di lavoro sono le tue compagne di vita e se non hai feeling con loro, ti troverai sempre a fare fatica. Idem con le specializzazioni: ci avrai a che fare tutti i giorni, quindi tradurre argomenti che ti tediano oltremodo non è il caso. Cerca di trovare il giusto equilibrio tra interessi, passioni e richiesta del mercato!
Come pensi che la tua professione evolverà nei prossimi anni?
Nonostante i proclami, non credo che la traduzione automatica riuscirà a soppiantare i bravi professionisti. Dubito che una macchina, per quanto sofisticata, riesca a raggiungere la sensibilità di cui parlavo prima.
Ultima domanda: quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Il mio obiettivo è continuare a fare un lavoro che amo e a essere soddisfatta di me stessa. Mi auguro di poter lavorare a progetti stimolanti e con i clienti che desidero (ho già tante idee ma sono ancora “work in progress”), essere più costante con il blog e svegliarmi sempre entusiasta della giornata di lavoro che mi attende.
Per seguire Giulia Carletti
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