Caviardage, cercare la poesia nascosta.
La mia rubrica bizzarra conclude il suo 2015 su dols…raccontando di un libro-effimero e forte….a proposito di Caviardage.
Conoscete il Caviardage?
E’ una tecnica creativa per le mani, e per la testa e l’anima, portata in Italia da Tina Festa, una donna straordinaria il cui nome è una promessa mantenuta.
“Caviardage, cercare la poesia nascosta” non è un libro passatempo, un libro per solo diletto. Non è un libro con nuove “tecniche” per quelli che amano la manualità e, agli occhi di taluni scienziati, rinunciano all’intelletto per “svagare” la mente.
Oh no, qui la mente non si “svaga”: non si perde, ma si riannoda, si riprende tutti i brandelli sparsi e persi, si ricuce e ricompone, congiungendo sé e mondo, senso e non-senso, pieni e vuoti.
Questo è un libro per educare alla Bellezza. E diventa allora, nel frequentarlo, piccola scuola, persino, tanto di Filosofia quanto di Politica.
C’è Scienza nella Poesia di Tina.
Così come c’è grande generosità nel suo non voler custodire solo per sé le sue scoperte da ricercatrice ma nel volerle condividere per fare del suo viaggio una esplorazione sempre in comunità, mai solitaria, sempre condivisa, mai elitaria.
C’è Bellezza. Fervida certezza della complessità dell’esistere, intriso di dolore tanto quanto di riscatto, questo volume è, allora, anche un percorso di autoconoscenza, autoeducazione alla ricerca della propria Bellezza, nel tumulto di tutto ciò che intorno cospira a convincerci che la Poesia sia roba per pochi, quelli che non portano pesi oppure che vogliono eluderli.
No: la Poesia di Tina è per chi il mondo lo abita, non lo fugge.
Lo soffre, certo, con passione estesa e moltiplicata. Ma non per questo rinuncia alla Ragione né al coraggio di abitarlo, abitarlo con coscienza e responsabilità.
Questo è un libro viatico: a volte gli esercizi spirituali si travestono da esercizi materiali!
Ed eccola l’impresa di Tina: educarci a cercare la “poesia nascosta” come attitudine mentale ed etica, impegno calviniano alla ricerca ed all’annuncio, laddove il Disincanto in agguato ci spinge invece nella direzione contraria, ci schiaccia verso la convinzione che l’arte debba essere solo rifugio e nido e non, invero, trampolino e scuola di Consapevolezza… ove questa parola coincida con l’assunzione in prima persona dell’avere a cuore il Bene di tutti e di ciascuno.
Dove porre, dunque, questo libro negli scaffali in libreria?
C’è una scienza nuova che Gregory Bateson ha definito “scienza delle connessioni”: scienza delle ibridazioni tra arte e scienza, piccolo e grande, silenzioso e manifesto, che si identifica con la Teoria Sistemica e che abbraccia gli studi e le teorie sulla Complessità. Questa scienza, che egli ha definito Estetica, oltrepassa i significati che storicamente la filosofia ha attribuito a tale denominazione (studio del Bello e del giudizio su di esso) e sta ad indicare quel tipo particolare di conoscenza che connette visibile ed invisibile, questioni di fisica e questioni di cinema, equazioni matematiche ed opere d’arte, ingegneria e musica, biologia e danza, psichiatria e poesia.
Ed ecco: nella scienza del crocevia tra arte e scienza, è proprio che qui si posiziona il libro che avete tra le mani.
Scrivetemi, vi prego, se mai doveste trovarlo in una libreria depositato nel solo scaffale di tecniche creative! Scriverò io personalmente al libraio per pazientemente spiegargli che ingenuamente ha sbagliato collocazione. Tanto materiale quanto disciplinare. No, no, signor precipitoso libraio! Qui la tecnica è Filosofia. Tina è una artista ed una straordinaria ricercatrice.
Lo ponga –– se non tra i libri di Filosofia o di Estetica o di Scienza o di Educazione Civica e Politica – in quello scaffale, sempre più nutrito, dove espone orgoglioso quei libri annoverati come quelli per la “Cura di sé”.
Perché sì, questo libro funziona così: c’è un prima e c’è un dopo, si è diversi dopo averlo attraversato. Questo libro è un’esperienza. Ci fa ben più che meri lettori.
La mia è stata questa: costantemente, per ogni pagina, fortissima saliva alla mia mente una poesia di Gianni Rodari che poi è un Manifesto filosofico che intreccia Poesia e Impegno, tanto estetico quanto politico, per la Bellezza:
E’ difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.
Ed ecco, questo di Tina è proprio così: un libro per imparare, col suo tocco di grazia, a fare tutte queste Cose Difficili.
Un esercizio decisamente spirituale, passando attraverso la meraviglia del nostro impegno materiale.